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1- FININVEST, GRILLO CONDANNATO PER DIFFAMAZIONE, SODDISFATTI...
(ANSA) - La Fininvest prende atto con soddisfazione della sentenza, depositata il 19 marzo, con cui la Corte d'Appello civile di Roma ha condannato Beppe Grillo per aver diffamato la società in un suo articolo di stampa. Lo rende noto la stessa società precisando che Grillo dovrà versare alla Fininvest un risarcimento di 50 mila euro. L'azione della società si riferisce a uno scritto di Grillo pubblicato nel gennaio 2004 sul settimanale 'Internazionale', dal titolo "il caso Parmalat e il crepuscolo dell'Italia".
Nel testo i modi di operare della Fininvest venivano accostati a quelli del gruppo alimentare, il cui gigantesco crack finanziario era in quelle settimane al centro delle cronache internazionali. La Corte d'Appello di Roma - conclude la Finivest - ha respinto in particolare la tesi difensiva di Grillo, che invocava la finalità satirica dell'articolo: non di satira si trattava, hanno stabilito i giudici, bensì di vera e propria diffamazione.
2- IL RASOIO DI MONTI
Dal blog di Beppe Grillo - www.beppegrillo.it
Era una giornata di primavera. Il sole caldo di Roma anticipava già l'estate. Il secondo Vday di Torino era alle spalle. Ero stato invitato dall'ambasciata americana a Roma per una colazione. Mai successo in vita mia. Accettai. Intorno alla tavola apparecchiata in una sala inondata dalla luce c'erano una decina di persone. Gentili, affabili ma soprattutto curiose sulle ragioni della nascita improvvisa di un movimento politico. Mi stupirono. Rivelarono di leggere sempre gli articoli del blog e di aver inserito il post giornaliero nella loro rassegna stampa. Nella conversazione menzionai soprappensiero "Topo Gigio..." e, quando cercai di spiegare chi fosse, un funzionario esclamò "We know who is Topo Gigio, is Walter Veltroni!". Belin, che soddisfazione.
Nel commentare la situazione economica italiana nessuno fece alcun riferimento all'articolo 18 in merito agli investimenti delle aziende statunitensi in Italia. Credo che neppure sapessero della sua esistenza. Erano invece molto delusi dalla burocrazia bizantina, incomprensibile per un americano (probabilmente per chiunque), dalla tassazione abnorme sulle imprese che scoraggiava qualunque investimento in Italia e dalle leggi che non le tutelavano.
Oggi, a distanza di qualche anno, vedendo Rigor Montis spiegare che togliendo i diritti ai lavoratori ritorneranno gli investimenti stranieri in Italia mi sento preso per il culo.
Crediamo davvero che un'azienda del Wisconsin o del Texas si precipiterà in Italia perché finalmente sarà libera di licenziare un bergamasco o un pugliese? E allora cerco una spiegazione, la più logica seguendo il principio del Rasoio di Occam: "A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire". La più logica è che l'abolizione dell'articolo 18 servirà al libero licenziamento nelle grandi imprese, con la benedizione di Minchionne, e nella Pubblica Amministrazione, a iniziare dai precari. Si scaricherà sui lavoratori il debito pubblico. "Rigor Montis..." "We know who is Rigor Montis. He is an employee of Goldman Sachs!".
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