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Maurizio Molinari per “la Stampa”
L’aviazione russa intensifica i raid sulla Siria e i ribelli anti-Assad aumentano l’uso di armi americane: il conflitto per Damasco rischia di trasformarsi in una guerra per procura fra Mosca e Washington, aggiungendo un ulteriore tassello al già pericoloso mosaico della guerra iniziata nel 2011.
Il weekend appena trascorso ha visto il Cremlino raddoppiare i raid. Il ritmo oramai è di 60 al giorno, si concentrano sulle province di Hama, Latakia, Idlib e Homs martellando spesso le stesse posizioni dell’Esercito della Conquista, sostenuto da Riad ed Ankara, e di Al Nusra, emanazione di Al Qaeda, per spingerli ad arrendersi. Su Iblib e Latakia i Sukhoi russi hanno gettato migliaia di volantini in arabo, destinati ai ribelli.
«Ci sono 40 tipi di munizioni che vi aspettano - recita uno di questi - e sono capaci di distruggere rifugi, bunker sotterranei e aree fortificate». «O combattente! È il momento della verità - si legge in un altro - il mondo cambia veloce, l’esercito sta arrivando, pensa a te, getta le armi e pensa al futuro».
Fonti ribelli affermano che Mosca adopera bombe a frammentazione e l’impatto sui civili è immediato se, come afferma l’inviato Onu Staffan De Mistura, «l’entrata in guerra della Russia ha innescato nuove dinamiche e causato lo spostamento di circa 40 mila civili». Ad avvantaggiarsene è l’esercito di Assad che avanza nella provincia di Hama e conquista terreno attorno ad Aleppo. E anche lo Stato Islamico (Isis) trae guadagni tattici, riuscendo ad avanzare a Hama, rubando terreno ai ribelli islamici rivali.
INCONTRO TRA PUTIN E OBAMA DURANTE IL G
RIFORNIMENTI USA DAL CIELO
Ma nel Nord-Est sono gli Stati Uniti che accelerano, seppur limitandosi a forniture di armamenti. I C-17 del Pentagono hanno paracadutato nella provincia di Hassakeh oltre 45 tonnellate di munizioni destinate, secondo fonti militari alle Bbc, alle Forze democratiche siriane ovvero la coalizione di ribelli, formatasi lunedì, che vede alleati il Fronte rivoluzionario di Raqqa arabo e le unità curde del Ypg.
Gli oltre cento grandi contenitori di armi «sono arrivati tutti a destinazione», aggiungono le fonti militari, e ciò significa che i ribelli arabo-curdi hanno a disposizione sistemi offensivi come i missili anti-tank Tow già forniti da Riad e Ankara all’Esercito della Conquista. Se dunque l’offensiva di Putin tende a schiacciare i ribelli filo turchi e filo-sauditi nel Nord-Ovest, il Pentagono accelera nel Nord-Est il potenziamento di unità arabo-curde armate in maniera analoga. Per far dimenticare in fretta il passo falso dei gruppi addestrati dalla Cia.
LA MISSIONE DI DE MISTURA
È una dinamica che suggerisce il possibile scenario di un conflitto indiretto in Siria fra Russia e Stati Uniti - sovrapponendosi a quello già esistente fra Iran ed Arabia Saudita - e spiega la preoccupazione di De Mistura: «Le differenze fra Mosca e Washington sembrano aumentare e ciò rischia di complicare la creazione di un Gruppo di Contatto per i colloqui di pace». De Mistura oggi sarà a Mosca e domani a Washington con un obiettivo che da Ginevra descrive così: «Evitare a tutti i costi una spartizione di fatto della Siria» dando vita a un «gruppo di lavoro che includa Usa, Russia, Arabia Saudita, Iran, Turchia e altri attori regionali». Ma il tempo sembra giocargli contro.
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