DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
GIOVANNA VITALE per repubblica.it
Finora nessuno, dentro il Pd, s'era spinto al punto da mettere in discussione la leadership di Nicola Zingaretti. Se n'era parlato nei retroscena giornalistici e in qualche capannello di parlamentari, ma prima di Giorgio Gori nessuno aveva osato dare apertamente voce al malcontento che serpeggia ormai da settimane nei confronti del segretario dem.
Ritenuto da tanti, specie nel gruppo di Base riformista, la corrente che fa capo a Lorenzo Guerini e Luca Lotti, troppo esitante per affrontare le sfide che attendono il governo e il paese nella fase cruciale del post-pandemia.
nicola zingaretti dario franceschini
E perciò da sostituire al più presto, magari con Stefano Bonaccini, il governatore emiliano che a gennaio è riuscito a fermare l'avanzata della Lega al Nord. Manovra però subito stoppata da un pezzo da 90 come Dario Franceschini: il vero azionista di riferimento sia del Pd sia dell'esecutivo giallorosso.
"Credo ai grandi partiti e credo che i cambiamenti di cui questo Paese ha bisogno non li producano le piccole formazioni politiche con carattere personalistico, ma che servano i grandi partiti popolari" ha esordito in mattinata il sindaco di Bergamo nel corso di un evento pubblico trasmesso in streaming.
"Il Pd ancora lo è, ma vedo molti limiti nella conduzione dell'attuale Pd e per questo mi piacerebbe più concreto, più coinvolto a promuovere le riforme che servirebbero al Paese - ha aggiunto Gori - E questa cosa deve anche trovare una nuova leadership e lo dico avendo molta simpatia e lealtà nei confronti dell'attuale segretario".
Parole che non sono piaciute affatto al Nazareno. Già da quale mese impegnato a tenere a bada fibrillazioni e i malumori interni. Prova ne è la relazione tenuta da Zingaretti all'ultima direzione, conclusa con l'anatema lanciato contro "quei gruppi che si riuniscono non perché condividano una leadership, ma perché non riescono a produrne una migliore". Chiaro il messaggio, concordato con i big che l'avevano sostenuto nella sua corsa alle primarie.
E confermato oggi, a stretto giro, nella replica al sindaco di Bergamo firmata da Franceschini in persona. "Ho letto questa interessante proposta di Gori che dice che al Pd serve un leader che sia un amministratore" riflette a voce alta il ministro della Cultura. "Magari un presidente di Regione? Magari di una grande Regione? Magari che non venga nominato ma vinca le primarie con il 70%?", chiede in modo retorico, tracciando non a caso l'identikit del leader attuale.
E infatti: "Informo volentieri Gori che il segretario con queste caratteristiche l'abbiamo già - taglia corto Franceschini - e che il mandato di Zingaretti scadrà tra tre anni. Quindi porti pazienza e non apra inutili tensioni in un momento come questo di unità nel partito". Della serie: meglio sotterrare l'ascia di guerra, scatenare adesso un conflitto dentro il partito che oggi, secondo i sondaggi, è il primo della coalizione di governo, non conviene a nessuno.
franceschini giachetti lotti guerini boschi
dario franceschini e nicola zingaretti – ritiro del pd all'abbazia di contigliano 17
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