abdel fattah al sisi e recep erdogan netanyahu

IL NEMICO DEL MIO NEMICO È MIO AMICO – LA GUERRA DI NETANYAHU A GAZA HA TRASFORMATO AL SISI ED ERDOGAN DA RIVALI AD ALLEATI. L’EX GENERALE EGIZIANO TEME DI DOVER ACCOGLIERE I DUE MILIONI DI GAZAWI IN CASO DI OCCUPAZIONE DELLA STRISCIA DA PARTE DI ISRAELE, E VEDE NEL PRESIDENTE TURCO UN ARGINE ALLO STATO EBRAICO – A DIVIDERE IL CAIRO E ANKARA SONO STATI SOPRATTUTTO I FRATELLI MUSULMANI: AL SISI È ANDATO AL POTERE CON UN GOLPE CONTRO UN PRESIDENTE ESPRESSIONE DEL MOVIMENTO ISLAMISTA, I CUI ESPONENTI SONO FUGGITI IN TURCHIA, PROTETTI DA ERDOGAN…

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Estratto dell’articolo di Andrea Nicastro per il “Corriere della Sera”

 

Recep Erdogan e Abdel Fattah al Sisi

A minare la tregua a Gaza non sarà una sparatoria o un cadavere perso o ritrovato. Perché abbia successo il piano Trump dovrà riuscire a incastrare molte tessere del mosaico mediorientale. Due di queste si sono per il momento allineate.

 

Sono l’Egitto e la Turchia che allo stato attuale delle trattative dovrebbero avere un ruolo militare fondamentale nella futura Forza di stabilizzazione della Striscia. Pochi se lo sarebbero aspettato perché i due erano avversari dichiarati fino a poco fa, ma i soldi del Qatar e la paura per un Israele trionfante hanno fatto il miracolo.

 

GIORGIA MELONI TRUMP MACRON AL SISI ERDOGAN ACCORDI DI PACE SHARM

Egitto e Turchia sono politicamente lontanissimi. A dividerli ci sono soprattutto i Fratelli Musulmani, il movimento islamista che a seconda dei momenti e dei luoghi può essere politico, democratico, terroristico o autoritario. Il generale egiziano Al Sisi è andato al potere con un golpe proprio contro un presidente espressione dei Fratelli Musulmani.

 

Gli islamisti fuggiti alla repressione di Al Sisi si sono rifugiati in Turchia ed Erdogan li ha sempre protetti. Da Istanbul hanno continuato indisturbati ad organizzare tanto il dissenso politico al regime egiziano quanto gli attentati.

 

erdogan abdel fattah al sisi donald trump cheikh tamim ben hamad al thani

Il momento più basso dei rapporti è stato 11 anni fa quando il presidente turco ha detto: «Non penso che Al Sisi sia democratico, non penso sia neanche un vero presidente, è solo un dittatore». Qualche anno dopo il conflitto tra i due colossi sunniti del Medio Oriente si è esteso alla Libia.

 

La Turchia con i soldi del Qatar ha impedito al generale Haftar sostenuto dall’Egitto di prendersi tutto il Paese. Oggi filo-turchi e filo-egiziani si dividono la Libia e continuano a spararsi. Eppure, una settimana fa Erdogan e Al Sisi sorridevano vicino nello show della pace di Sharm el-Sheikh. [...]

 

Fra qualche settimana, soldati turchi ed egiziani invece di scontrarsi potrebbero guardarsi le spalle a vicenda a Gaza. Perché? Dopo l’attentato del 7 ottobre, Israele ha attaccato in tutte le direzioni. A Gaza, ma anche in Siria, Libano, Iraq, Yemen, Iran. [...]

 

Abdel Fattah al Sisi e Recep Erdogan

Il bombardamento israeliano sul Qatar è stata la goccia che ha scatenato le proteste di tutti nei confronti di Washington, l’unico capace di frenare lo Stato ebraico. L’Egitto è tra i più preoccupati. Dall’inizio della crisi di Gaza è stato costantemente minacciato da Netanyahu di dover accogliere in Egitto i due milioni di gazawi. Per l’ex generale al Sisi la Turchia rappresenta un contrappeso indispensabile ad Israele.

 

Erdogan ha già dimostrato di saper tenere testa a Netanyahu. La Turchia è a diretto contatto con le truppe israeliane in Siria dove addestra e guida le milizie islamiste ora al potere. La smilitarizzazione che Israele spera di imporre alla nuova Siria non fa progressi perché è la Turchia a difendere Damasco. All’Egitto di al Sisi non piacciono i Fratelli Musulmani che la Turchia protegge, ma Israele piace ancora meno.

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