
FLASH! – NONOSTANTE SIA FINITO NEL MIRINO DI FAZZOLARI (TRAMITE IL BRACCIO ARMATO, MARCO OSNATO), IL…
1 - SIRIA: INCONTRO CLINTON-LAVROV-BRAHIMI A DUBLINO
(ANSA-REUTERS) - La segretaria di stato degli Stati Uniti Hillary Clinton, il ministro degli Affari esteri Sergej Lavrov, e il mediatore internazionale per la Siria Lakhdar Brahimi, si incontrano oggi pomeriggio a Dublino per parlare della questione siriana. La notizia si apprende da fonti diplomatiche.
2 - SIRIA: OK DA GOVERNO TEDESCO SU MISSILI PATRIOT IN TURCHIA
(ANSA-REUTERS-AFP) - Disco verde dal governo tedesco oggi per l'invio di missili Patriot e 400 militari alla frontiera turco-siriana per difendere la Turchia da possibili attacchi missilistici da parte della Siria, dopo l'ok della Nato di martedì alla richiesta di Ankara. "Il 4 dicembre la Nato ha deciso di rafforzare la difesa aerea integrata dell'Alleanza con la permanenza di batterie di missili Patriot in Turchia.
In questo quadro, 400 militari della Repubblica federale potranno essere dispiegati", ha annunciato il ministero della Difesa. Il consiglio dei ministri tedesco ha tenuto una riunione straordinaria per approvare questo progetto, che tuttavia ora resta sottoposto all'approvazione dei parlamentari della Camera bassa del Parlamento tedesco. In Germania le forze armate sono sotto il controllo del Parlamento che si deve pronunciare in merito a qualsiasi impegno all'estero.
3 - SIRIA: STAMPA, PATRIOT IN TURCHIA A INIZIO 2013
(ANSA) - I missili Patriot che la Nato ha deciso martedi di inviare in Turchia non saranno dislocati lungo il confine con la Siria prima dell'inizio del 2013, scrive oggi il quotidiano turco Hurriyet. I necessari passaggi politici e considerazioni tecniche non dovrebbero rendere possibile l'arrivo delle batterie di missili Nato prima di qualche settimana, rileva il giornale. Sarà necessario ottenere il via libera dei parlamenti di Germania e Olanda, i due paesi europei Nato che dispongono di batterie Patriot.
Inoltre il lavoro tecnico per determinare il numero di missili che saranno inviati e dove saranno dislocati non è ancora concluso. Una decisione esecutiva al riguardo non è ancora stata presa dal Saceur, il comandante supremo delle forze alleate in Europa. I missili dovrebbero poi essere trasferiti in Turchia per nave, come le centinaia di soldati tedeschi e olandesi responsabili del servizio dei missili. Fonti diplomatiche hanno detto a Hurriyet che prima dell'arrivo in Turchia dei Patriot "ci vorrà almeno un mese".
4 - SIRIA, LE ARMI CHIMICHE ULTIMA CHANCE DI ASSAD...
Maurizio Molinari per "la Stampa"
Le armi chimiche siriane sono nelle mani delle truppe di élite di Bashar Assad che le possono adoperare «con breve preavviso» lanciando proiettili d'artiglieria, bombe aeree o missili di tipo Scud. E fra le zone più a rischio di attacco con i gas c'è Aleppo. Ad affermarlo è Leonard Spector, il vicedirettore del Centro per la non proliferazione dell'Istituto di Monterey, considerato a Washington fra i più eruditi conoscitori delle armi proibite che Damasco ha accumulato dalla metà degli Anni Settanta, prima con il contributo dell'Urss e poi dell'Iran.
«Il regime di Assad dispone certamente di gas mostarda simile a quello usato durante la Prima guerra mondiale - spiega Spector - del più aggressivo sarin, che in piccole quantità può causare migliaia di vittime, e forse anche del VX». Sebbene la mappa dei depositi sia top secret ad averla descritta ai servizi di intelligence occidentali è Adnan Silou, il generale responsabile proprio dell'arsenale chimico, che durante l'estate ha disertato. à sulla base delle informazioni che Silou ha fornito che gli Stati Uniti, e altri Paesi Nato, sorvegliano costantemente siti e persone coinvolte nella gestione dei depositi.
«La struttura militare che gestisce questo arsenale è ben addestrata ad agire con precisione spiega Spector - e operare in fretta se Bashar Assad darà l'ordine». Sono due gli scenari di cui si discute: «Un attacco limitato contro i ribelli a fini dimostrativi, per spingere la popolazione sunnita a non sostenerli più» oppure «un bombardamento massiccio per evitare il crollo finale del regime a Damasco».
Parlando ieri ai colleghi della Nato a Bruxelles, il Segretario di Stato Hillary Clinton ha ammonito per la seconda volta in 72 ore Assad a non «superare la linea rossa» dell'uso delle armi chimiche, suggerendo l'ipotesi che «a causa della disperazione del regime» l'esercito siriano possa consegnarle ad «altre forze che operano nel Paese», milizie paramilitari, per non assumersene la responsabilità diretta.
«Dietro le parole del presidente Barack Obama e di Hillary Clinton c'è il fatto - spiega Spector - che l'Intelligence ha visto qualcosa di molto concreto e ritiene che la possibilità di un attacco chimico sia divenuta reale». Per Jeffrey White, ex analista dell'intelligence Usa sulla Siria adesso in forza al Washington Institute, «potrebbe avvenire un attacco chimico limitato da parte di forze fedeli al regime contro aree dei ribelli che l'esercito non riesce a espugnare» come Maarrat al-Numan nella provincia di Idlib, zone interne ed esterne alla città di Aleppo e Abu Kamal o Mayadin nella provincia di Deir al-Zour.
Affidare l'uso dei gas a forze irregolari, magari attraverso l'espediente di un furto o saccheggio, potrebbe servire ad Assad per smentire un coinvolgimento diretto capace di alienargli il sostegno di Russia e Cina come anche di mettere in imbarazzo gli alleati di ferro: Hezbollah e Iran. In un'intervista da Londra, Adnan Silou si dice convinto che «se Assad non riuscirà a riconquistare Aleppo userà i gas contro le forze ribelli locali» perché non può permettersi di perdere il controllo della seconda città del Paese.
Se ciò dovesse avvenire quali sarebbero le opzioni dell'amministrazione Obama? «Teoricamente un'area colpita dal sarin può essere decontaminata con un intervento ad hoc, sebbene serva molto tempo, ma non credo che gli Stati Uniti lasceranno mai avvenire un simile attacco - osserva Spector - e dunque se vedranno che sta per avvenire, interverranno prima con un'azione militare massiccia per immobilizzare il regime, colpendo forze aeree, batterie missilistiche, impianti radar e truppe speciali in maniera da impedire l'uso dei gas».
5 - IL GIORNALE HAARETZ: «ASSAD PRONTO A CHIEDERE ASILO ALL'AMICO CHAVEZ»...
Da "la Stampa"
Il Presidente siriano Bashar al Assad sta sondando le possibilità di ottenere asilo politico in America Latina, nel caso fosse costretto a fuggire da Damasco. Lo ha rivelato ieri il quotidiano israeliano Haaretz. Uno degli indizi sarebbe il viaggio della scorsa settimana a Cuba, in Venezuela e in Ecuador del viceministro degli Esteri Faisal al-Miqdad. Secondo Haaretz, il vice-ministro avrebbe consegnato lettere private di Assad ai leader locali. Il ministro degli Esteri venezuelano ha confermato al quotidiano El Universal la consegna di una lettera per il Presidente Hugo Chavez. Dall'inizio della crisi in Siria, nel marzo l 2011, Chavez non ha mai cessato il suo sostegno al regime di Assad, ricorda Haaretz, e ha garantito forniture di carburante e diesel per le forze armate.
6 - ASSAD IN CERCA DI UNA VIA DI FUGA. E GUARDA A CUBA
Hamza Boccolini per "Libero"
Ormai tutti gli osservatori arabi concordano sull'imminente caduta del regime di Bashar al Assad e lui cerca esilio in America Latina. Il presidente siriano starebbe valutando l'ipotesi di chiedere asilo politico in un paese del sud America per sé, i suoi familiari e la sua stretta cerchia di collaboratori. A darne notizia è stato il quotidiano israeliano Haaretz, secondo il quale il vice ministro siriano degli Esteri, Faisal al-Miqdad, ha avuto colloqui a Cuba, in Venezuela e in Ecuador nelle ultime settimane e ha consegnato ai leader locali alcune lettere di Assad.
Il ministero venezuelano degli Esteri ha confermato al quotidiano el Universal la consegna di una lettera di Assad al presidente Hugo Chavez, poco prima della sua partenza per Cuba, per un nuovo ciclo di cure. Ma fonti di Caracas, contattate da Haaretz, non hanno spiegato quale sia stata la risposta del presidente all'omologo siriano, limitandosi a precisare che il messaggio di Assad faceva leva «sui rapporti personali tra i due presidenti ». Solo due giorni fa il segretario generale della Lega Araba, Nabil al Arabi, aveva parlato di un'imminente caduta del regime.
Queste valutazioni si basano sul fatto che negli ultimi giorni la situazione della sicurezza in Siria è precipitata e i ribelli sono alle porte della capitale, tanto che questa mattina hanno conquistato il più importante aeroporto militare della provincia di Damasco. Le agenzie dell'Onu hanno già ordinato al loro personale «non essenziale » di lasciare il Paese mentre a livello internazionale è stata minacciata una reazione dura contro il regime se deciderà di fare ricorso alle sue armi chimiche, come ultima carta prima di crollare.
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