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Paolo Rodari per www.larepubblica.it
Albrecht Freiherr von Boeselager
L’Ordine di Malta non ci sta. E alla Santa Sede che aveva istituito una commissione d’inchiesta composta da cinque membri per fare luce sugli ultimi atti di governo del Gran Maestro risponde che non intende collaborare. La commissione, spiega un comunicato diramato dall’Ordine stesso, non ha rilevanza giuridica: “Il Gran Magistero del Sovrano Ordine di Malta, in relazione all’attività che sta svolgendo il Gruppo nominato dalla Segreteria di Stato vaticana, ritiene opportuno ribadire che la sostituzione del Gran Cancelliere è stato atto interno del governo dell’Ordine.
Pertanto, attesa l’irrilevanza giuridica del Gruppo e dei suoi atti nell’ambito dell’ordinamento giuridico melitense, l’Ordine ha ritenuto di non dover collaborare, anche al fine di tutelare la propria sfera di sovranità rispetto a iniziative che si atteggiano quali forme volte obiettivamente (e quindi al di là delle intenzioni, che sono giuridicamente irrilevanti) a porre in discussione o comunque a limitare detta sfera”.
Tutto era cominciato poco prima di Natale. L’Ordine aveva sostituito il Gran Cancelliere tedesco Albrecht Freiherr von Boeselager con il cavaliere maltese John Edward Critien, con la motivazione di avere dato mandato di distribuire dei profilattici in Africa per fermare il contagio dell’Aids. Ma la modalità della sostituzione, al di là dell’azione messa in campo in Africa, non era piaciuta Oltretevere: di qui la decisione di istituire una commissione per fare luce.
In sostanza, secondo indiscrezioni, la “colpa” di von Boeselager secondo l’Ordine di Malta sarebbe stata quella di non aver fermato la distribuzione di profilattici in alcune zone del mondo dove operano le strutture mediche e i volontari dell’Ordine stesso. Si tratta di zone del mondo particolari, percorse da guerre e da grandi sofferenze. Boeselager avrebbe favorito un’azione giudicata, dottrina cattolica alla mano, sbagliata.
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La sostituzione è stata decisa internamente all’Ordine non senza il placet del cardinale patrono, lo statunitense Raymond Burke, che recentemente ha scritto al Papa una lunga lettera insieme ad altri tre porporati nella quale chiede spiegazioni in merito alle aperture sui divorziati risposati messe in pagina dal testo post sinodale Amoris Laetitia.
La risposta dell’Ordine al Vaticano, seppure ribadisce un concetto legittimo – la sovranità dell’Ordine anche rispetto alla Santa Sede – apre un solco difficilmente colmabile. La linea dell’Ordine, sotto il patronato di Burke, infatti, dista anni luce con quanto la Chiesa tutta, al tempo di Francesco, sta cercando fare: il Vangelo incarnato nelle sfide del tempo, vicino all’uomo e alle sue sofferenze.
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