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Carmelo Lopapa per "La Repubblica"
Fuga verso Est. La grande tentazione di Silvio Berlusconi. Ungheria, Estonia, Bulgaria. «Presidente, torniamo a pensare a una tua candidatura alle Europee fuori dall'Italia» gli propongono di nuovo i più solerti amici. Attorno al tavolo da pranzo di Villa San Martino, domenica sera, ci sono Sandro Bondi, Manuela Repetti, Daniela Santanché. Il Cavaliere nicchia ma a differenza di altre occasioni non esclude a priori il colpo di scena: «Mah, bisognerebbe trovare un Paese che accetti di candidarmi, non è facile». E gli altri: «Sai che non sarebbe un problema».
Ma la carta jolly per aggirare condanna definitiva, decadenza e perdita dell'immunità è alla portata solo sulla carta. Il leader di Forza Italia è condannato in via definitiva, il regolamento comunitario rimanda alla disciplina nazionale per i criteri relativi alla incompatibilità . La Severino in Italia la prevede anche per le Europee, ma solo per la candidatura nel nostro Paese, non in altri.
Ed è qui che si apre lo spiraglio che Berlusconi potrebbe sfruttare. La direttiva Ue 109 del â93 che disciplina la materia pretende un attestato delle autorità dello Stato d'origine che «certifichi che non è decaduto dal diritto di eleggibilità » (art. 10), ma all'articolo successivo ammette ricorsi nel Paese di candidatura. Insomma, caos (utile alla bisogna).
L'entourage del Cavaliere fiuta il colpaccio. C'è il precedente di Giulietto Chiesa in Lettonia nel 2009. Spiega un dirigente forzista vicino al leader: «Un possibile approdo potrebbe essere l'Ungheria dell'amico Victor Orban», l'ultranazionalista di destra che vanta un ottimo rapporto con Berlusconi (oltre al tifo milanista).
In Bulgaria poi si può diventare cittadino «se si investe 511 mila euro nell'economia nazionale» ma soprattutto, l'ex premier ed ex sindaco di Sofia è Boyko Borisov, altro amico di vecchia frequentazione.
Sulla mappa virtuale che hanno disteso sulla scrivania dello studio di Arcore è stata cerchiata anche l'Estonia. Ma qui il nesso si fa più sfumato: a Tallin lavora e investe con gran profitto e radicamento locale Ernesto Preatoni, a capo del gruppo Domina, anche lui legato al Cavaliere. Sebbene, interpellato settimane fa, abbia smentito: «Non ne so nulla, è una notizia degna di un Paese di matti».
Per studiare la «via di fuga» ci sarà tempo, intanto oggi il Cavaliere dovrebbe rientrare a Roma per presiedere l'assemblea dei gruppi parlamentari forzisti nella sede di San Lorenzo in Lucina, dopo il lungo ritiro ad Arcore e la giornata di ieri trascorsa tra pranzo coi figli e solito vertice con i dirigenti Mediaset. Non che lui avesse una gran voglia di rientrare a Roma, dopo la decadenza e il comizio di giovedì.
Berlusconi resta di pessimo umore, raccontano, i timori per quel che può accadergli prevalgono sul resto. I dirigenti lo hanno tirato per la giacca, c'è da lanciare il partito. Oggi il leader dovrebbe comunicare i nuovi assetti. Un ufficio di presidenza di 36 componenti, un comitato ristretto, con capi delegazione di vari settori scelti tra i dirigenti. Resterà centrale anche in Forza Italia Denis Verdini.
Mentre per Daniela Santanché si profila un ruolo da responsabile del fund raising, ai vertici anche Fitto, Gelmini, Carfagna e Capezzone. Non è previsto per il momento un incarico da vicepresidente (era stato promesso ad Alfano prima della scissione), né di coordinatore unico.
Mercoledì il leadar di Forza Italia potrebbe accettare l'invito di Bruno Vespa per la consueta presentazione del suo libro, ma Berlusconi è già proiettato sull'appuntamento "antiprimarie- pd" di domenica a Roma, il lancio dei mille club "Forza Silvio". Una riunione operativa è già in programma per giovedì con il responsabile dei club, Marcello Fiori. «Voglio facce nuove, giovani, sveglie» va ripetendo il capo. Parla di domenica ma pensa già al restyling di quasi tutta la truppa parlamentare di Forza Italia.
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