DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Angelo Paura per il Messaggero - Estratti
Per Nikki Haley non c'è stato l'effetto New Hampshire che nel 2008 aveva fatto vincere a sorpresa John McCain tra i repubblicani e fatto arrivare secondo Barack Obama contro Hillary Clinton. Gli elettori del piccolo Stato, bianchi, indipendenti e più ricchi e istruiti rispetto alla media degli Stati Uniti, hanno preferito Donald Trump e la sua retorica Maga. Di quanto? I punti che dividono i due candidati sono 11, non poco, ma certo non abbastanza per conquistare il partito e in discesa rispetto alle performance ormai mitologiche del Trump del 2016.
Haley rappresenta una serie di valori che negli ultimi anni sono spariti, fagocitati dalla retorica populista di Trump: si batte infatti con una piattaforma conservatrice molto tradizionale che spinge per una riduzione delle spese federali, l'impegno in politica estera al contrario di Trump e la revisione di programmi di assistenza sociale, come il Social Security e il Medicare. E questo piace sia a un numero di elettori che guardano al centro e sono stanchi di Trump che a pezzi dell'establishment, cosa che fa capire alla sua campagna elettorale che val la pena continuare.
SI VA AVANTI Ci sono diversi segnali: per esempio è confermata la raccolta fondi del 30 gennaio a New York, guidata dall'investitore miliardario Stanley Druckenmiller, che mostra come i conservatori a Wall Street continuino a voler dare spazio ad Haley.
Lei stessa, parlando dopo la sconfitta di martedì sera, ha ribadito che continuerà a correre e che si prepara allo scontro del 24 febbraio in South Carolina, dove è stata governatrice, ma i sondaggi danno l'ex presidente sopra il 50%, provando che lo Stato è diventato una delle roccaforti del trumpismo. Anche in questo caso in molti guardano agli indipendenti. «Dipenderà da quanti di quegli indipendenti parteciperanno alle elezioni primarie della South Carolina. G
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C'è infine un ultimo dato: la presenza di Haley porta Trump a combatterla con attacchi feroci, come quelli di martedì sera quando l'ha definita «birdbrain», cervello di gallina, e l'ha attaccata per il suo vestito, definendolo di poca classe.
Ci sono comunque diverse teorie sul futuro di Haley e sulla sua strategia in queste primarie che prima di partire avevano già incoronato Trump. L'ex ambasciatrice alle Nazioni Unite potrebbe aspettare e capire se la Corte Suprema deciderà se far rimettere il nome di Trump sulle schede degli Stati che hanno deciso di toglierlo a causa dei suoi processi. A quel punto potrebbe decidere se ritirarsi o vincere su questa debolezza del tycoon.
Oppure potrebbe fare come Ted Cruz nel 2016 quando si trascinò fino alla Convention per usare i suoi delegati e chiedere una contropartita a Trump. Se riuscisse ad arrivare fino all'incontro di Milwaukee di fine luglio sarebbe l'unica candidata in gara nel caso in cui Trump venisse estromesso per motivi giudiziari dall'elezione. Di certo questa scelta renderebbe difficili i suoi rapporti con il partito che è ormai schiacciato sulle posizioni di Trump e non ha la forza per ribellarsi. E cosa dovrebbe fare in caso di ritiro? Diversi analisti si chiedono se si metterà in fila insieme agli ex sfidanti - Ron DeSantis e Vivek Ramaswamy primi tra tutti - per sostenerlo nella speranza di avere un ruolo in un Trump bis. Parlando con Dana Bash di Cnn è stata molto eloquente: «Se mi dovessi ritirare lo sosterrei semplicemente perché non voglio avere come presidente Kamala Harris».
TRUMP E NIKKI HALEY nikki haley come hillary clinton - fotomontaggio pubblicato da donald trump su instagram
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