DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Gianna Fregonara per www.corriere.it
ronald sullivan harvey weinstein
Era uno dei professori più rispettati e considerati ad Harvard: preside della Winthorp House e professore di diritto, primo uomo di colore ad arrivare così in alto nella più prestigiosa università americana. E’ stato anche consigliere giuridico della prima campagna elettorale di Barak Obama nel 2008, ha elaborato un riuscito piano contro la carcerazione arbitraria negli Stati Uniti e ha un curriculum come legale di tutto rispetto, che comprende anche la difesa della famiglia di Michael Brown (diciottenne americano ucciso dalla polizia) contro la città di Ferguson nel Missouri. Ma tant’è la carriera di Ronald S. Sullivan Jr. è a pezzi da quando ha accettato di far parte della squadra di legali che difenderanno il produttore holliwoodiano Harvey Weinstein, principale imputato delle molestie denunciate dal #MeToo.
Contro di lui si è scatenata una vera e propria rivolta nel tempio del diritto americano. Una petizione online chiede le sue dimissioni, drappelli di studenti stazionano davanti al rettorato per chiedere che il loro preside venga destituito, la porta del dormitorio che condivide con gli studenti di Winthorp House è stata imbrattata nottetempo con scritte contro di lui. Con i colleghi c’è freddezza, e solo negli ultimi giorni si sono levate alcune voci a difesa della scelta di Sullivan.
Il doppio incarico
Che cosa gli contestano gli studenti di Harvard? La scelta del preside di schierarsi a fianco di un imputato così ingombrante, che deve rispondere di accuse così infamanti, creerebbe una «incompatibilità ambientale» nella sua facoltà: come potrebbero gli studenti che vogliono denunciare eventuali abusi farlo rivolgendosi a lui? Insomma verrebbe meno uno dei ruoli che spettano ad un preside ed una garanzia per gli studenti, secondo gli attivisti di Harvard.
La replica
jennifer lawrence e harvey weinstein 8
Ma che ne è del diritto di un imputato, anche se colpevole, al giusto processo con la difesa migliore che possa trovare, rispondono i colleghi di Sullivan, che dubitano delle ragioni della protesta. Se il principio è acquisito in linea teorica quando si passa alla pratica anche negli Stati Uniti è dai tempi dell’indipendenza che il tema è controverso e risulta piuttosto complicato ricordare che l’avvocato è un «tecnico» non condivide le convinzioni dell’imputato che difende. E’ successo per quegli avvocati che hanno difeso i membri di Al Quaeda a Guantanamo, lo stesso Trump ha accusato in campagna elettorale Hillary di aver difeso in passato un uomo accusato di aver abusato di una 12enne.
luciano silighini garagnani t shir weinstein innocente 4
La presunzione di innocenza
Nel caso di Harvard non vale neppure ricordare agli studenti che Sullivan aveva difeso in aula l’attrice Rose McGowan - una delle prime accusatrici di Weinstein – contro le accuse di possesso di droga. Per ora l’unico commento che ha fatto l’avvocato in una mail al Boston Globe è che negli Stati Uniti, come del resto in tutti i sistemi occidentali, per tutti gli imputati vige il principio della presunzione di innocenza. Ma non gli è valso molte simpatie. Il rettore di Harvard non si è ancora espresso ma indiscrezioni vogliono che stia valutando se aprire una «procedura» su Sullivan.
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