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DAGOANALISI
I conti non tornano, a Palazzo Chigi. Archiviata la sbornia dello psico-weekend tra il Palazzo dei Congressi e casa Dudù, i malpancisti dei partiti infrociati nelle Larghe intese hanno preso in mano il pallottoliere delle poltrone e hanno scoperto che la composizione del governo, semplicemente, non tiene più. Urge rimpasto. Vediamo perché.
A distanza di sei mesi, la distribuzione dei ministeri che contano nel governo intestato ad Aspenio Letta da Re Giorgio è parecchio sproporzionata, sia rispetto alle forze parlamentari sia con riguardo ai pesi elettorali. Il caso più eclatante riguarda Sciolta Civica, dove gli scissionisti hanno un dicastero di grande peso e potere come la Difesa (Mario Mauro) e in quota Monti resta, in teoria, solo Enzo Moavero Milanesi agli Affari europei.
Ma è teoria, appunto, perché l'ex super-funzionario di Bruxelles risponde sostanzialmente a Lettanipote, a Re Giorgio e a se stesso. Il Nuovo Centrodestra, che avrebbe circa un terzo del totale dei deputati dell'ex Pdl, al governo si ritrova con un vicepremier e ministro degli Interni (Alfanayev), e tre ministroni di spesa come Sanità (Beatroce Lorenzin), Infrastrutture e trasporti (Cita Lupi) e Agricoltura (Nunzia De Girolamo in Boccia). I replicanti di Farsa Italia, invece, possono al massimo intestarsi, finché dura, quella Nonna Pina che stanno strenuamente difendendo.
Poi c'è il caso umano del Piddì di Epifanio Epifani, che con oltre 300 tra onorevoli e senatori si deve accontentare di un solo ministero pesante, quello dello Sviluppo economico affidato al bersaniano Flavio Zanonato, e di altre tre poltroncine dal misero bilancio come Ambiente (Andrea Orlando), Istruzione (Carozza) e Beni culturali (Bray). Tutto per il "privilegio" di poter esprimere il premier Aspenio Letta. Si può immaginare la soddisfazione del partito che si sta consegnando al Rottam'attore gigliato.
Per questo Piddimenoelle che sta dando il sangue alla Patria torna alla mente il tragicomico precedente del governo guidato da Ciriaco De Mita (1988-1989), dove la Dc, pur di guidare ancora il pentapartito, lasciò che il Psi di Bettino Craxi ottenesse vicepremier (Gianni De Michelis), Giustizia (Giuliano Vassalli), Tesoro (Giuliano Amato) e Lavoro (Rino Formica). La Balena bianca, già malaticcia, conservò soltanto Farnesina (Giulio Andreotti) e Interni (Antonio Gava), più che altro per legittima difesa. E partitini da zero virgola come Pri, Psdi e Pli strapparono Industria, Difesa, Poste e Lavori pubblici, oltre a stuoli di sottosegretari.
Il governo di "Girìago" De Mita, pur appoggiato dalla â'Repubblica'' di Scalfari, durò appena 13 mesi. Chissà questo di Lettanipote quanto dura, senza rimpasto.
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