GLI INFINITI DANNI DELLA FORNERO - IL GOVERNO MODIFICA UN CODICILLO CHE PERMETTEVA AGLI ALTI DIRIGENTI CHE RESTAVANO IN SERVIZIO OLTRE I 70 ANNI DI OTTENERE UN ASSEGNO PENSIONISTICO MAGGIORE - ORA CI TOCCA LA SOLITA VALANGA DI RICORSI?

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Antonio Castro per "Libero Quotidiano"

 

MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN

Madame Fornero regala sempre qualche sorpresina nella riforma che ha donato al Paese. Ieri la pezza (dopo quella da oltre 12 miliardi per le sei salvaguardie esodati), è stata messa anche dal governo Renzi. Dopo Monti, e Letta, anche il governo retto dal presidente del Consiglio toscano è andato a sbattere contro un codicillo della riforma che consentiva di sommare i vantaggi del sistema contributivo a quelli del retributivo.

 

Con il risultato bizzarro di moltiplicare l’assegno pensioniostico di chi ha deciso di restare al lavoro oltre il 70 anni e 40 anni di contributi. Un comma che incoraggiava e favoriva alti dirigenti (pubblici e privati), manager, magistrati, primari e professori universitari a restare in servizio anche oltre i 70 anni. Optando per il contributivo (invece del retributivo), ottenevano una maggiorazione perché la riforma Fornero permette ad alcune categorie di restare al lavoro oltre il limite della pensione di anzianità maturando i requisiti per incassare un assegno superiore all’ultimo stipendio.

FORNERO si tappa le orecchieFORNERO si tappa le orecchie

 

Dal 1 gennaio del prossimo anno (se la legge di Stabilità non subirà ulteriori aggiustamenti o nuove sottrazioni notturne dai commi scritti) non sarà più possibile. Perché, è scritto nell’emendamento (anzi nel subemendamento), «l’importo complessivo del trattamento pensionistico non può eccedere quello che sarebbe stato liquidato con l’applicazione delle regole di calcolo vigenti» computando «l’anzianità contributiva necessaria al conseguimento del diritto alla prestazione, integrata da quella eventualmente maturata fra la data di conseguimento del diritto e la data di decorrenza del primo periodo utile per la corresponsione della pensione».

 

Inoltre, le economie che deriveranno dalla norma, «da accertare a consuntivo» affluiranno in un apposito Fondo, istituito presso l’Inps, "finalizzato a garantire l’adeguatezza delle prestazioni pensionistiche in favore di particolari categorie di soggetti» individuate con decreto del presidente del Consiglio, su proposta del ministro del Lavoro, di concerto con il ministro dell’Economia. Capito tutto? No? In sostanza: gli alti dirigenti che dal 2012 restavano in servizio ottenevano un assegno maggiore.

 

PENSIONATI RITIRANO ALLA POSTA PENSIONATI RITIRANO ALLA POSTA

Dal 1 gennaio non sarà più possibile. Renzi e Padoan decideranno (a conti fatti) a chi destinare gli eventuali risparmi (lavori usuranti). E non si tratta di pochi spiccioli. Manca ancora una quantificazione della Ragioneria, ma stime fanno ipotizzare un costo annuo di oltre 250 milioni l’anno. Il problema adesso, come in tutte le correzioni sono i diritti acquisiti (quelli che già ci sono andati in pensione), e l’eventuale ricorso alla magistratura di chi ha scelto di andare più tardi a riposo e che ora si vedrà decurtato un pochino l’assegno. Spiega Giuliano Cazzola, ex sindacalista e grande esperto previdenziale: «E' facile prendersela con le pensioni d'oro sperando di far passare soluzioni di dubbia legittimità costituzionale.

 

mario monti enrico letta mario monti enrico letta

La clausola di salvaguardia andava messa a suo tempo», ribatte Cazzola, «quando con la riforma Fornero si introdusse il contributivo pro rata. Intervenire oggi quando molte persone possono aver deciso di rimanere in servizio proprio per usufruire dei vantaggi del metodo contributivo (versando la contribuzione dovuta) potrebbe dare adito ad un contenzioso di esito molto dubbio». Il rischio ora è che la si apra l’ennesima stagione dei ricorsi alla Consulta.

 

Ma quello sulle pensioni d’oro non è l’unico intervento fatto alla Fornero. Sempre ieri sono state eliminate le penalizzazioni introdotte per chi andava in pensione prima dei 62 anni pur avendo 42 anni e un mese di contributi (per gli uomini, 41 e un 1 mese per le donne). La commissione Bilancio ha tolto la penalizazione per le pensioni a decorrere dal 1 gennaio 2015 (e fino al 31 dicembre 2017).