RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
1 - QUIRINALE: PARLAMENTARI PD IN SUBBUGLIO, 'MA CONTE A CHE GIOCO STA GIOCANDO?'
(Adnkronos) - Spaesamento, irritazione, dubbi. Non è dei migliori l'umore dei grandi elettori quando hanno saputo che ieri, sul tavolo dell'incontro tra Matteo Salvini e Giuseppe Conte, si è fatto il nome di Franco Frattini.
"Ma Conte a che gioco sta giocando? Vuole ripristinare l'asse gialloverde?", si chiede un deputato Pd in un capannello di grandi elettori dem. Stamattina le chat dei parlamentari M5S, a quanto apprende l'Adnkronos, sarebbero state invase da messaggi dei colleghi Pd che chiedevano chiarimenti dopo aver letto l'indiscrezione sulla possibile carta Frattini uscita nel colloquio Salvini-Conte.
Sospetti e timori attraversano la truppa Pd: quello maggiore è che l'alleato faccia sponda a Salvini su un nome di centrodestra. Sospetti rafforzati anche dalla frase di Conte nell'assemblea M5S di domenica sera che ieri rimbalzava in Transatlantico: "A differenza di Pd e Leu, non abbiamo remore a considerare una candidatura che venga dal centrodestra", ha detto l'ex-premier.
matteo salvini vota elezione presidente della repubblica
Posizione rilanciata anche oggi da Riccardo Ricciardi: "Nessun veto sui candidati di centrodestra, se ci propongono persone veramente di alto profilo istituzionale", dice il vicepresidente M5S. "Qualcuno faccia capire a Conte che se fa il gioco di Salvini, il governo salta, si va a votare e i 5 Stelle scompaiono", è lo sfogo di un parlamentare Pd. C'è chi invece cerca di gettare acqua sul fuoco, ricorda che l'avversario è e resta Salvini. "Non è Conte il nostro avversario, certo sta facendo mille giochi e ormai ci stiamo chiedendo tutti quanto controlli i gruppi...".
C'è chi compulsa i colleghi di area 'dimaiana' per capire quanto i gruppi M5S seguirebbero Conte su un nome di centrodestra. "La risposta è che i gruppi imploderebbero", si riferisce. I parlamentari dem sperano di avere rassicurazione del vertice già fissato alle 15 tra Letta, Conte e Speranza: "Ci aspettiamo che esca un chiarimento da quell'incontro".
2 - I DUBBI DI CONTE
Antonio Bravetti per "La Stampa"
È iniziata la rincorsa di Giuseppe Conte. Staccato dagli altri leader, rimasto indietro mentre intorno a lui iniziano a ragionare seriamente su come mandare Mario Draghi al Quirinale, il presidente del Movimento Cinquestelle prova ora a colmare la distanza. Non può e non vuole restare fuori dalla partita. Il veto su Mario Draghi è destinato a cadere. Lentamente, ma a cadere. Con gioia di tanti grillini che fanno il tifo per il capo del governo.
ENRICO LETTA VOTA PER IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Di Maio rimprovera all'ex premier di non toccare palla, mentre «si sta scivolando verso l'elezione di Draghi» al Colle. Conte, ieri, ha provato a rimettere il Movimento in pista. Una girandola di incontri iniziata la mattina con Enrico Letta e Roberto Speranza. Poi Tajani, Salvini, Toti, Brugnaro. Ma soprattutto la telefonata con Mario Draghi, l'inizio del disgelo. Non è un mistero che l'attuale inquilino di palazzo Chigi parli spesso con Di Maio ( «L'ho sentito più volte- dice il ministro degli Esteri- come potrei non farlo, con la crisi ucraina in corso? »).
MATTEO SALVINI E GIUSEPPE CONTE
E, a sentire alcuni parlamentari del Movimento, succede anche che ogni tanto Beppe Grillo e Draghi si telefonino. «Se Conte non si sbriga finisce che parla Grillo», confidava ieri un ex ministro. Ecco perché Conte si è messo a correre. Dopo il vertice con Letta e Speranza, l'ex premier spiega che «va scongiurata la paralisi istituzionale, che sarebbe la cosa peggiore in questo momento.
Non possiamo fermare l'azione di governo neanche di un giorno solo. Questo non significa un veto a Draghi, che è un profilo alto, super partes e ci renderebbe orgogliosi di essere rappresentati come italiani, ma adesso Draghi si è assunto una grande responsabilità di governo che va portata avanti».
Proprio mentre incontrava Letta e Speranza, il Transatlantico accoglieva i primi grandi elettori. Stefano Buffagni e Michele Gubitosa conversavano nervosi sul divanetto accanto alla buvette. «Draghi è un nome di alto profilo- diceva poco più tardi Buffagni- ma ci sono anche altre questioni per dare risposte ai cittadini».
Eccolo il nodo che resta: l'accordo sul governo che verrà. Negli incontri del pomeriggio con Tajani, Salvini, Toti e Brugnaro, Conte ha capito che la palla sta rotolando nella direzione di Mario Draghi. Come un tiro alla fune: un passo alla volta, ma inesorabilmente, Conte sta scivolando nel campo degli avversari.
Per non parlare del fronte interno. Dall'assemblea dei grandi elettori grillini sono arrivati molti inviti a correggere la rotta. Generoso Maraia, Danila Nesci, Gianfranco Di Sarno, Marialuisa Faro, Andrea Caso, Gianluca Vacca, Antonio Del Monaco, Davide Serritella. L'elenco è lungo: tutti rimproverano a Conte il veto su Draghi.
Lui prende tempo, prova a strattonare la fune. Tiene il punto sulla candidatura di Andrea Riccardi, non vuole essere il primo a fare il nome di Draghi. Aspetta che siano Pd e Lega a lanciare il banchiere. Dopo gli incontri pomeridiani, in serata riunisce la cabina di regia del movimento. Ai suoi spiega che «la linea del Movimento 5 Stelle non cambia: massima apertura al dialogo con le altre forze politiche per la ricerca di un profilo condiviso, senza fermare l'azione dell'attuale governo.
giuseppe conte e matteo salvini alla confesercenti
Dobbiamo accelerare per dare al Paese non solo un autorevole presidente della Repubblica, ma anche una soluzione che non faccia perdere neanche un giorno di lavoro al governo». La fune scivola via dalle mani in una sfumatura: il veto a Draghi non c'è più, l'imperativo diventa trovare «una soluzione» per far proseguire l'azione di governo. «L'eventuale nascita di un altro esecutivo- ragiona- avrebbe bisogno di un passaggio sulla rete degli attivisti».
Mentre Conte incontra Salvini, in Transatlantico Luigi Di Maio si fa protagonista. Saluta Giorgetti, l'amico ministro con cui si concede una pizza ogni tanto, conversa fitto fitto con Brunetta, chiacchiera con Paola De Micheli e Alessandro Zan. A cercarlo, mentre staziona in bella mostra davanti alla buvette, sono molti deputati di Forza Italia.
giuseppe conte e luigi di maio con la card del reddito di cittadinanza
Chi ha parlato con lui racconta che la soluzione preferita da Di Maio sarebbe congelare il presente: Sergio Mattarella al Quirinale e Mario Draghi a palazzo Chigi. Ma è quasi impossibile, e lo sa. Si sta scivolando verso l'elezione di Draghi al Colle, osserva, e i Cinquestelle non hanno giocato la partita. Per Di Maio è ora che il Movimento scenda in campo. Anche perché, a sentire gli umori dei palazzi, l'ascesa di Draghi al Colle potrebbe portare proprio lui a palazzo Chigi.
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