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Giuseppe Alberto Falci per il “Corriere della Sera”
luigi di maio berlusconi salvini meloni
«Stiamo ancora aspettando che Salvini ci dica come e quando fare la legge sul conflitto di interessi. Non faccia scherzi e non provi ad aiutare Berlusconi sul tetto alla pubblicità. Le faccende di casa centrodestra non devono entrare nel governo del cambiamento». Quando poco prima di cena Matteo Salvini sta per varcare l' ingresso di Arcore per guardare il match Cagliari-Milan con Silvio Berlusconi e poi discutere assieme all' alleato di una vita sul «futuro del Paese», il gruppo parlamentare del M5S ribolle.
Deputati e senatori sono fortemente imbarazzati per il ritorno di fiamma fra il vicepremier leghista e il tycoon del Biscione. E anche se l'ordine di scuderia imposto dalla comunicazione del M5S è quello di non proferire parola per non alimentare polemiche definite «inesistenti», a taccuini chiusi più di un parlamentare si lascia andare a un susseguirsi di sfoghi nei quali l'imbarazzo si alterna alla preoccupazione.
Nella lunga lista di parlamentari infuriati per la visita di Salvini a Berlusconi si possono annoverare i parlamentari ortodossi e da sempre «antiberlusconiani» Nicola Morra, Paola Nugnes, Luigi Gallo, a cui poi si aggiunge un numero consistente di coloro che rispondono al leader «on the road» Alessandro Di Battista.
L'impressione di questa fetta di cinquestelle è che il leader del Carroccio sia in fondo il «garante» del Cavaliere all'interno dell' esecutivo e che tuteli gli interessi dell' ex premier, ovvero «le sue televisioni e le questioni legate alla giustizia».
Ecco perché il messaggio che i più ortodossi si propongono di far recapitare a Luigi Di Maio suona più o meno così: «Berlusconi e Salvini vanno da sempre d' accordo, non c' è mai stato un vero e proprio allontanamento. Lo vuoi capire, Luigi?». Parole che rimbombano in tutte le chat interne e che fanno il paio con l'affondo di un altro parlamentare: «Non possiamo continuare a governare con chi si siede a cena con il condannato Berlusconi. Così perderemo tutti i nostri voti».
E di certo Salvini e Berlusconi quando sarà finito il match del Milan inizieranno a parlare di Rai, di giornali, concessioni tv, dell' elezione del prossimo vice presidente del Csm, senza perdere di vista il fiore all' occhiello del programma del centrodestra: la flat tax. Misura quest' ultima che i leghisti intendono introdurre in una prima fase per le partite Iva, estendendo il regime forfettario del 15% fino a 65 mila euro.
Un assist alle imprese e all'elettorato del Nord che soddisfa il palato di Berlusconi ma non certamente quello dei pentastellati che puntano tutte le fiches sul reddito di cittadinanza. Non a caso il Blog delle stelle scrive un post il cui titolo recita così: «Dalla Francia a Chicago, l'importanza di introdurre il reddito di cittadinanza». E a ciò segue poi l'avvertimento di Francesco Silvestri, deputato e portavoce del M5S: «Lo ribadiamo con veemenza: il reddito di cittadinanza sarà uno dei capisaldi della prossima legge di Stabilità». Salvini è avvisato.
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