
FLASH – È ALTAMENTE PROBABILE CHE MATTEO RICCI, CANDIDATO DEL CAMPO LARGO ALLA REGIONE MARCHE, SIA…
IL VENETO AI POST-MISSINI? COL CAZZO! - I FEDELISSIMI DI LUCA ZAIA, CHE PRETENDONO “CONTINUITÀ”, INSISTONO PER UNA CORSA SOLITARIA DEL “DOGE”: LUI NON PUO’ RICANDIDARSI MA POTREBBE PRESENTARE UNA LISTA A SUO NOME IN CONTRAPPOSIZIONE A LEGA, FRATELLI D’ITALIA E FORZA ITALIA – PER UN ACCORDO CON SALVINI E MELONI, NON BASTA CHE IL CANDIDATO ALLA SUCCESSIONE SIA UN LEGHISTA (IN POLE C’È IL VICESEGRETARIO FEDERALE ALBERTO STEFANI) - SENZA IL SOSTEGNO DI ZAIA, LA LEGA USCIREBBE RIDIMENSIONATA - CON IL RISULTATO DI AVERE SÌ UN PRESIDENTE LEGHISTA MA SOVERCHIATO NEI NUMERI DAGLI ALLEATI (IN CONSIGLIO E IN GIUNTA) E PERCIÒ IMPOSSIBILITATO A GARANTIRE LA CONTINUITÀ CON L’ESPERIENZA PRECEDENTE…
Estratto dell’articolo di Cesare Zapperi per il “Corriere della Sera”
MATTEO SALVINI - LUCA ZAIA - FOTO LAPRESSE
Una corsa solitaria della Lega in Veneto? Difficile ma non impossibile. Il precedente c’è. Lontano, certo, e calato in un’altra stagione politica. Ma chi ha una conoscenza del territorio che va al di là delle dispute contingenti rilancia una situazione che potrebbe clamorosamente ripetersi nei prossimi mesi.
[…] Correva l’anno 2002 quando Luca Zaia, allora il più giovane presidente di Provincia d’Italia (eletto a meno di 30 anni), si ricandidò nella sua Treviso in solitaria con la Lega contro gli altri partiti del centrodestra (Forza Italia, Alleanza nazionale e Udc, il cui candidato non arrivò nemmeno al ballottaggio).
[…] Quel precedente è ora lo spauracchio che viene agitato nei confronti sia del segretario della Lega Matteo Salvini che degli altri partner della coalizione, a partire da Giorgia Meloni. Lo scenario e la posta in palio sono diversi (la Regione invece della Provincia di Treviso), ma identico è il principio che intendono far valere Zaia e i suoi sostenitori quando fanno capire, non solo a mezza bocca, che non sono disposti a sacrificare il patrimonio di un’esperienza di governo di 15 anni in Regione sull’altare degli equilibri partitici. E se il presidente uscente non si può ricandidare […] rimane sul tavolo la sua eredità e la «sua» squadra incarnata dalla «Lista Zaia».
[…] Il Doge continua a ripeterlo: «Con la mia lista abbiamo saputo conquistare molti consensi al di fuori del recinto del centrodestra. Un sacco di elettori non si riconoscono nei partiti ma sostengono il nostro modello di governo». Ecco perché non basta […] che il candidato alla successione sia un leghista (in pole c’è il vicesegretario federale Alberto Stefani). Senza il sostegno della «Lista Zaia» […] la Lega uscirebbe fortemente ridimensionata, come dimostrano i dati delle Politiche e delle Europee. Con il risultato di avere sì un presidente leghista ma soverchiato nei numeri (in Consiglio e, quindi, in giunta) dagli alleati e perciò stesso impossibilitato a garantire la continuità con l’esperienza precedente.
Meloni non ne vuol sapere e lo stesso Salvini ha detto più volte a Zaia, non in termini ultimativi perché il rapporto tra i due non lo consentirebbe, che non c’è spazio per una lista autonoma. Le posizioni sono cristallizzate, il braccio di ferro in corso e l’epilogo tutt’altro che scontato a favore dei leader nazionali. La Liga veneta, con il sostegno dei mondi di riferimento, non si rassegna a cedere il passo a chi, sul piano elettorale, ora ha il triplo dei voti. «Noi abbiamo cultura di governo — sottolinea un fedelissimo del presidente — FdI non ha ancora una classe dirigente con esperienza». Tra Treviso e Padova c’è la convinzione che anche stavolta una corsa in solitaria, pur senza Zaia come candidato, sarebbe vincente. […]
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