
DAGOREPORT – SCAZZO DOPO SCAZZO, IL BIG BANG PER IL CENTRODESTRA SARÀ IN AUTUNNO, CON LE REGIONALI…
1. IL BIVIO DI BERSANI SUBITO IN CAMPO O LARGO A UN ESPLORATORE
Federico Geremicca per "la Stampa"
Non è un ripensamento. E nemmeno un passo indietro. Per ora è solo una riflessione sulla via migliore per raggiungere l'obiettivo, che resta lo stesso: un governo-Bersani che coniughi la responsabilità reclamata dalla difficile situazione del Paese con il cambiamento chiesto dagli elettori.
Pier Luigi Bersani ne ha parlato ieri a lungo con Bruno Tabacci, l'amico-alleato leader del Centro democratico. «Ma questa ipotesi - racconta Rosy Bindi - l'aveva ventilata anche alcuni giorni fa»: e l'ipotesi tutta da discutere e valutare con Giorgio Napolitano - consisterebbe nel rinviare l'incarico e la «discesa in campo» del leader Pd a dopo l'esplorazione di un presidente incaricato di registrare (e magari ammorbidire) le posizioni dei diversi partiti in campo.
Non si tratta di una decisione. O, almeno, non ancora. «Io registrerei questa ipotesi, questa possibilità - consiglia Stefano Di Traglia, portavoce del segretario - circondandola di condizionali e formule dubitative». Ma nemmeno Di Traglia smentisce il fatto che la riflessione sia in corso. Bruno Tabacci, invece, annota: «Parliamoci chiaro: ora come ora, il tentativo di Pier Luigi sembra non poter avere altro epilogo che il fallimento. E perchè dovremmo bruciare così una ipotesi di soluzione che, con approfondimenti e tempi più distesi, potrebbe invece andare in porto?».
Ad approfondire e distendere i tempi - ad esplorare, insomma, le possibilità di dar vita ad un nuovo governo - potrebbe essere Pietro Grasso, neo presidente del Senato. Un paio di giorni per sondare umori e progetti dei diversi partiti, quindi il ritorno al Quirinale per il resoconto di quanto registrato. E a quel punto... A quel punto la storia sarebbe tutta da scrivere, e un copione preciso ancora non c'è.
A seconda di quel che il presidente Grasso avrà udito dalle forze politiche e riferito a Napolitano, gli scenari - infatti potrebbero moltiplicarsi. E di fronte ad una situazione che si confermasse di stallo assoluto, non sarebbe nemmeno da escludere l'ipotesi che il Capo dello Stato decidesse di favorire un leggero anticipo nell'elezione del suo successore: permettendo dunque al nuovo presidente di indirizzare, se possibile, la crisi verso una soluzione.
Ma questo è quel che potrebbe maturare - se mai maturerà tra oggi e domani alle 18, quando la delegazione Pd sarà ricevuta da Giorgio Napolitano al Quirinale: quel che si vedeva e si ascoltava ieri, invece, era il film i cui fotogrammi continuano a scorrere, sempre uguali, fin dal martedì del dopo-voto.
«Il Pd non cambia linea: andrà alle consultazioni - ha ripetuto ieri Bersani - con la proposta votata dalla Direzione» (incarico al segretario del Pd per un governo con il Movimento Cinque Stelle e mai con Berlusconi). à l'ipotesi che va per la maggiore, tanto che i bookmakers (in Italia e all'estero) quotano a 1,80 un esecutivo a guida Bersani, a 10 una riedizione del governo di Mario Monti e addirittura a 22 un ritorno di Silvio Berlusconi a palazzo Chigi.
Tra oggi e domani, però, i primi nodi saranno sciolti. La situazione - va detto - resta confusa e bloccata, soprattutto dalle parti del Movimento Cinque Stelle, sui cui voti Pier Luigi Bersani non fa mistero di puntare per riuscire nella sua impresa. Ma i Cinque Stelle non paiono schiodarsi dal loro no. E ieri Claudio Messora - inviato a Roma da Grillo per curare la comunicazione dei senatori «grillini» - lo ha ripetuto, usando un'immagine che forse non sarebbe dispiaciuta allo stesso leader Pd: «Il Movimento non darà mai la fiducia ad un governo guidato da lui, Bersani: nemmeno se adotta il nostro programma - ha ammonito Messora - e nemmeno se cammina di notte sui ceci».
Camminare di notte sui ceci... Immagine che non ha lo stesso fascino criptico del «c'è chi preferisce un passerotto in mano piuttosto che il tacchino sul tetto», ma certo si inserisce nello stesso genere: parlar per metafora quando il parlar chiaro rischia di esser troppo duro. Ma nonostante i ceci e i tacchini, l'ora della chiarezza sta per scoccare. O, almeno, è quel che finalmente si spera...
2. MESSORA: "POTREMMO VOTARE UN ESTERNO" - IL PORTAVOCE DEL M5S ESCLUDE IL "SÃ" A BERSANI PREMIER. MA APRE UNA PORTA AL CENTROSINISTRA
Andrea Malaguti per "la Stampa"
Come si prepara il destino dell'Uomo Nuovo? Come si arriva alla Gaia società immaginata dal santone a Cinque Stelle Roberto Casaleggio? Apparentemente seguendo due strade parallele, che si sfiorano e si attraggono senza toccarsi mai. Conta di più il cervello (milano-genovese) o il cuore (popolare) di questa strano mostro a due teste che sembra essere diventato il MoVimento?
Mentre a Montecitorio e a Palazzo Madama gli spersonalizzati cittadini-parlamentari si affannano in riunioni senza fine per discutere di qualunque singolo respiro dei senatori traditori, ingenui o infiltrati? - e degli incarichi per le Camere, i nuovi sacerdoti del pensiero, Claudio Messora e Daniele Martinelli, declinano la linea di un gruppo con cui devono ancora prendere contatto. Scelti da meno di 24 ore come responsabili della comunicazione, e apparentemente destinati a un ruolo di cuscinetto tra il papa ligure e i suoi fedeli, si comportano come se fossero titolari di una bolla pontificia che li autorizza a scavalcare il confronto orizzontale. Con la rete e con gli eletti.
Non solo discutono apertamente di scelte politiche, ma lo fanno nelle arene classiche dell'informazioni. Intervenendo a «La Zanzara», su Radio24, Claudio Messora - un uomo il cui battito cardiaco sembra sincronizzato con quello di Casaleggio - dichiara che i Cinque Stelle non daranno mai la fiducia a Pier Luigi Bersani. «Nemmeno se cammina sui ceci. Ma su un esecutivo con persone esterne ragioneremo».
Indica la strada. E per giunta la spiega. «Una volta che dai la fiducia è un casino. Perché poi toglierla è complicato». Questo diranno Grillo e i capogruppo Crimi e Lombardi al Presidente Napolitano domani alle 9.30. «Con loro potrebbe esserci anche Casaleggio», dichiara a sorpresa Crimi. Sarebbe la prima volta nella storia della Repubblica che due extraparlamentari partecipano alle consultazioni.
Parla a ruota libera, Messora, senza sapere che alla Camera i cittadini-parlamentari sono ancora assorti in un delizioso dibattito che lo riguarda: è un estroverso ma equilibrato visionario o un nevrotico solitario?
Lui li interpreta a loro insaputa. Loro lo studiano e vanno avanti con i lavori. In una conferenza stampa che non prevede domande - e dunque è solo un comunicato bulgaro - la capogruppo Roberta Lombardi annuncia che il MoVimento ha indicato alla Camera Luigi Di Majo per il ruolo di vicepresidente, Laura Castelli per quello di questore e Riccardo Fraccaro per quello di segretario. Spiega che il 25% ottenuto dagli elettori non solo giustifica la richiesta, ma la legittima. Si appella alla mediazione della presidente Laura Boldrini che, uscendo da Montecitorio, dice: «L'M5S non chieda niente di strano».
à il suo via libera. Che sarà replicato da Luigi Zanda, capogruppo del Pd al Senato. Esistono ancora piccoli spazi di comprensione reciproca, anche se salta il faccia a faccia previsto per oggi. Colpa della diretta streaming, che i democratici non vogliono.
In questo incrocio di mondi paralleli Daniele Martinelli si concede a SkyTg24 per sostenere che: «l'euro è stata una mossa massonica di un gruppo di banchieri che ha deciso tutto per tutti. Grillo e il MoVimento si propongono di promuovere un referendum per consultare gli italiani». Affermazione non secondaria. Massoni e referendum. Tutto assume un tono altamente drammatico. à un po' il registro della testa del MoVimento. Il corpo, ancora una volta, si muove in un modo diverso.
A Montecitorio, davanti all'aula della Regina, l'infermiere in aspettativa Andrea Cecconi, un'anima lunga di assoluto buonsenso, racconta che con gli esponenti del Pd sarà giusto e utile avere un confronto prima o poi. «Non gli daremo mai la fiducia. Ma parlare è necessario. Il modo di esprimersi di Grillo? à il suo». à anche il tuo? Allarga le braccia. «Diciamo che lo capisco». Ma in realtà intende dire: beh, lasciamo perdere.
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