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ANCHE I GRILLINI VENETI E LOMBARDI HANNO VOTATO AL REFERENDUM. MA NON SE N’E’ ACCORTO NESSUNO – MOTIVO? DI MAIO E’ DI POMIGLIANO D’ARCO E SE N’E’ FREGATO. ED ORA I DELEGATI M5S USANO GLI STESSI SLOGAN DELLA LEGA

 

Ilario Lombardo per la Stampa

 

Leone di San Marco

Grillini, certo, ma prima di tutto veneti e lombardi. Tra le sottostorie del referendum c' è da raccontare anche quella del M5S che cavalca l' orgoglio autonomista in questa sorta di Catalogna virtuale, del ricco Nord che è stufo di pagare per il resto d' Italia, ma alla fine lascia gli applausi solo alla Lega.

 

Secondo un' analisi del voto, effettuata dall' Istituto Cattaneo su tre città - Padova, Treviso e Venezia - in comparazione con le politiche del 2013, anche gli elettori del M5S hanno votato in massa per il sì. «A ogni votazione - secondo il Cattaneo - "il partito di Grillo" identifica un chiaro obiettivo politico. La promozione dell' autonomia del Veneto è stata, evidentemente, percepita come uno strumento da utilizzare contro il "sistema"».

 

ZAIA

All' interno del Movimento, però, la battaglia referendaria ha avuto un andamento schizofrenico. Nel senso che non è mai diventato un vessillo dei rappresentanti nazionali, quasi tutti deputati del Sud, a partire dal candidato premier Luigi Di Maio di Pomigliano d' Arco. I volti di questa campagna non sono stati lui o Alessandro Di Battista, ma il quasi sconosciuto deputato Federico d' Incà in Veneto e il consigliere regionale Stefano Buffagni in Lombardia.

 

Al grido di «non lasciamo il Nord alla Lega» hanno sudato di banchetto in banchetto per non consegnare al Carroccio la paternità della vittoria. L' effetto finale, però, è stato spiazzante. A campeggiare ovunque sono solo le foto dei governatori leghisti Zaia e Maroni. Di fatto i 5 Stelle hanno promosso e battagliato per un referendum che politicamente sembra abbia vinto la Lega in solitudine.

DINCA M5S VENETO

 

Finito il clamore, i 5 Stelle se ne sono accorti: «Questo è il referendum dei veneti, non di Zaia o dei singoli partiti» si sfoga D' Incà che parla la lingua del federalismo meglio di un leghista: «Adesso andiamo a Roma. Roma deve ascoltare la voce di oltre 2 milioni di cittadini veneti e quella di più di 100 mila bellunesi». Ci pensa il blog di Grillo, che pure cerca di scippare alla Lega un po' di vittoria e di mitologia autonomista, a correggere la foga grillin-indipendentista del deputato, chiarendo che le specificità territoriali vanno valorizzate «nel quadro di una unità nazionale che non è in discussione».