DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Giovanni Cerruti per "la Stampa"
«Non sappiamo, non sappiamo cosa dire. Aspettiamo ancora...». Nel parco dell'Ambasciata italiana Massimiliano Latorre e Salvatore Girone si raccontano e commentano. «Noi eravamo su quella nave come soldati e come agenti di polizia giudiziaria, comandati dallo Stato».
Lunedì la Procura Generale potrebbe o dovrebbe chiedere il processo per terrorismo: «Questa è l'accusa che ci fa più male. Come uomini, come militari, come padri di famiglia», dice Latorre. «Noi siamo innocenti -dice Girone- Noi siamo uomini di mare, e la morte dei due pescatori indiani ci dispiace. Ma non ci sentiamo assolutamente responsabili».
Lo ripetono alle tv: «Ci dispiace, erano uomini di mare come noi. Siamo cresciuti con i pescatori, siamo opescatori anche noi». Lontano da casa dicono di non sentirsi soli. «Il sostegno c'è sempre, lo sentiamo». La telefonata di Giorgio Napolitano «è stata una grande gioia». Anche la «visita della delegazione parlamentare a fine gennaio». E in queste ore «la vicinanza del ministro della difesa Mauro che ribadisce sempre la nostra innocenza». Perchè Latorre e Girone, da due anni, si dicono innocenti e sono pronti a ripeterlo nel processo. «Non siamo assolutamente responsabili».
Si mostrano provati, disorientati, stanchi. Non vogliono o non possono parlare di quel che è successo a bordo della nave. Non vogliono parlare della loro vita privata, delle famiglie. Dopo mezz'ora se ne vanno con l'Addetto militare, al lavoro in ufficio. «Ci manca anche, e molto, la nostra vita di tutti i giorni, la vita militare, l'alza bandiera, gli addestramenti, il volo in elicottero». E «questa non è la nostra vita», dice Girone. «Noi siamo addestrati per proteggere, sappiamo come comportarsi, abbiamo le stellette, eravamo in missione antipirateria. E siamo innocenti, non terroristi...»
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone I DUE MARO LATORRE E GIRONE SALVATORE GIRONE E MASSIMO LATORRE
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