DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
1. IL NARCISO VAROUFAKIS FALLISCE MA LASCIA LA SCENA DA EROE
Tonia Mastrobuoni per “la Stampa”
Alcuni suoi predecessori rischiano la lapidazione ogni volta che provano a mettere il naso fuori casa. Lui lascia il suo incarico di ministro delle Finanze come un eroe. Getta la spugna dopo aver trascinato la Grecia in una convinta campagna per il «no», sconfessando la promessa di riprendere subito il negoziato con i creditori per raggiungere un’intesa a stretto giro.
I greci gli hanno sempre perdonato tutto; nei giorni scorsi lo hanno continuato ad applaudire per strada. Domenica notte Yanis Varoufakis se n’è andato in maglietta, a cavalcioni della sua Yamaha, lasciandosi alle spalle le banche al collasso e le finanze pubbliche alla deriva, dopo cinque mesi in cui documenti interni del ministero attestano che il 60% delle sue firme sono finite sotto a permessi per le missioni all’estero dei dipendenti.
varoufakis sulla dracmavaroufakis come lagarde
Ma a ben vedere, il ministro della paralisi è stato condannato al fallimento anzitutto da chi lo ha scelto, Alexis Tsipras. Nella sua breve esistenza di scamiciato sex symbol - in Italia i soprannomi spaziavano dai Varouficos delle groupie a Fuffakis degli invidiosi - ha regalato molti titoli scandalistici, altrettanti provocatori, ma pochi fatti. Un libro, quello sì, da brava rockstar dei giornali.
Anche ieri, nel breve intervento sul suo blog che di buon mattino annunciava le dimissioni, sono evidenti le tracce di un conflitto che era scoppiato sin dal primo istante. Stretto nella morsa di una parte di Syriza e di un’ampia fetta dell’Eurogruppo che lo detesta senza freni, Varoufakis ha ammesso che è stato il premier a chiedere il suo passo indietro, per favorire la ripresa del negoziato in Europa.
Calato a gennaio come un marziano in un partito lacerato da lotte di potere, scelto per il suo curriculum internazionale da «esterno», da tecnico, il primo sgambetto lo ha fatto a Yanis Dragasakis. Esponente dell’ala moderata di Syriza, studiava da anni per diventare ministro: come premio di consolazione, Tsipras gli ha dato il posto da vicepremier e, successivamente, da supervisore, quando Varoufakis è stato commissariato.
Il disagio di Bruxelles
La verità è che le umiliazioni e le occasioni per lasciare si sono sprecate, in questi mesi. Ma, da vero narciso, il ministro dal collo taurino che ama le camicie lucide e le moto non le ha mai capite o volute capire. I molteplici segnali di disagio provocati dall’economista cresciuto accademicamente tra il Regno Unito, l’Australia e il Texas, si ritrovano nella ricca aneddotica dei cinque mesi vissuti sul filo del rasoio.
IL TWEET CON CUI VAROUFAKIS SI E' DIMESSOv for varoufakis
Nel primo faccia a faccia con Wolfgang Schaeuble, a Berlino, l’austero ministro delle Finanze scoppiò in una (rara) risata dopo cinque minuti. «A chi devo dare retta?», chiese un po’ sorpreso, dopo che Varoufakis era stato interrotto per la terza volta da un funzionario di Syriza che tentava di riportarlo sulla linea ufficiale del partito.
tsipras, un cittadino e varoufakis 1391c805
Dopo la risata iniziale, il rapporto tra i due si è trasformato in un pianto. E man mano anche quello con gli altri omologhi. Il culmine si è raggiunto a maggio, all’Eurogruppo di Riga, quando le astratte prediche dell’economista, in risposta alla semplice domanda della Troika «avete due settimane di liquidità, cosa farete?», hanno fatto perdere le staffe a un dozzina di colleghi.
Il vero supplizio, la vera fatica di Sisifo, per il superministro, è stato proprio l’Eurogruppo, il consesso di tecnici che dovrebbe decidere il destino della Grecia attraverso gli aridi numeri.
Pochi ricordano che Varoufakis fu sconfessato quasi subito dal suo premier dopo un Eurogruppo degli inizi, a febbraio. Si era raggiunta una prima, miracolosa intesa, il ministro uscì soddisfatto, i ministri tornarono a casa cautamente sollevati, quando Tsipras gli disse al telefono di respingere quei tre paragrafi.
La leggenda narra che Schaeuble lo venne a sapere mentre una macchina lo stava accompagnando fuori dal garage. Una sconfessione, quella del premier greco, che avrebbe indotto qualcun altro a una riflessione sull’opportunità di restare - immaginate Merkel che chiama Schaeuble e gli dice di stracciare un accordo appena firmato - ma Varoufakis andò avanti sereno.
Anche quando la sconfessione, qualche settimana dopo, si trasformò in sfiducia esplicita e il ministro fu affiancato da Dragasakis e da quello che è diventato ieri il suo successore, Efklìdis Tsakalòtos. Neanche la bufera scatenata dall’imbarazzante servizio fotografico con moglie e panoramica terrazza con vista sul Partenone gli ha fatto perdere il sorriso da simpatico buttafuori. Ora tutti si chiedono cosa farà, se il conferenziere a peso d’oro o il professore. Ma la vera domanda cui soltanto gli storici potranno mai rispondere è: in cinque mesi, Varoufakis fu Sisifo o la pietra?
2. AL BAR CON L’EX MINISTRO E LA MOGLIE «UN’INTESA CI SARÀ. E NON LASCIO ATENE»
Lorenzo Salvia per il “Corriere della Sera”
La moglie Danae gli tiene la mano sulla spalla. Uno degli amici seduti al tavolo ha appena finito di raccontare una barzelletta. Risate, maniche di camicia, atmosfera decisamente cool.
Yanis Varoufakis si è dimesso da poche ore, il suo faccione è comparso anche stamattina sulle tv di mezzo mondo. Ed ora eccolo qui al «Twin Peaks all day bar», locale un po’ fighetto con comodo porticato all’ombra. Qui dietro c’è Piazza Syntagma, dove i greci hanno ballato tutta la notte per festeggiare un No con dedica speciale alla Germania. E la birra che Varoufakis ha in mano è proprio tedesca, una Warsteiner.
danae stratou e yanis varoufakis
La vendetta va servita fredda, anzi gelata. Ma le guardie del corpo non hanno per niente voglia di scherzare: «E’ un momento privato, cerca di capire. Lui non rilascia dichiarazioni, tanto meno alla stampa straniera». «Yannis, perché ci hai abbandonato?», gli dice ad alta voce un amico che parla bene il greco. Lui si volta, sorride, fa un gesto con la manona per dire «venite qua».
danae stratos e yanis varoufakis
E si becca la prima occhiataccia della moglie, bella come nel servizio di Paris Match , quello nell’attico con vista Acropoli, ma con lo sguardo ancora più cattivo.
«Ah, giornalista — fa lui — nessuno è perfetto. Però dai, oramai sei qui». Dicono che adesso andrà a insegnare negli Stati Uniti, che guadagnerà un sacco di soldi e magari scriverà pure un altro libro. E’ per questo che si è dimesso? «E chi l’ha detto che me ne vado dalla Grecia? Sono un parlamentare di questo Paese e continuerò a fare qui il mio dovere».
Gli amici hanno smesso di scherzare, lo ascoltano in silenzio. La moglie è già arrivata alla seconda occhiataccia. Lui adesso alterna greco e inglese: « I am here to stay . Questa è la mia patria e chi dice che non ho avuto il coraggio di continuare è soltanto invidioso».
Almeno un libro lo scriverà, però? «Ma no, io non sono uomo da libri».
Varoufakis aveva detto che si sarebbe dimesso in caso di vittoria del Sì. Perché ha lasciato se a stravincere è stato il No? «Non potevo fare diversamente. Mi dispiace, ma non c’erano più le condizioni per lavorare e credo che la mia sia una scelta responsabile».
danae stratou e yanis varoufakis
Ieri mattina sul blog ha scritto che a chiedere la sua testa è stato l’Eurogruppo. Lui il passo indietro lo ha accettato, con amarezza, per rendere meno difficile la strada verso un accordo. Un sorso di birra, la terza occhiataccia della moglie che adesso fa anche un cenno alle guardie del corpo.
varoufakis e moglie a cernobbio
Ma lui riprende, sta cominciando a carburare. «Spero comunque che il governo trovi un’intesa con l’Europa. E sono convinto che andrà così». Sorride, e si sistema la camiciona blu con puntini bianchi che in effetti fa un po’ Checco Zalone. La sera prima in tv aveva una maglietta grigia, da uomo del popolo, come se avesse già deciso di lasciare.«Lo sapete, mi vesto sempre come mi pare».
Ma aveva già deciso di lasciare oppure no? «Ho deciso stamattina presto. Mi sono svegliato e ho sentito che non era più possibile andare avanti». Prima di arrivare qui, davanti al plotone di telecamere che ogni giorno lo aspetta sotto il ministero, Varoufakis si era augurato che il suo successore fosse Euclid Tsakalotos, capo negoziatore di Atene a Bruxelles.
Nel frattempo è arrivata la conferma, il nuovo ministro sarà proprio lui: «E’ una persona molto preparata. Ma vi assicuro che non c’era alcun piano preordinato, come qualcuno sta facendo credere qui in Grecia. La scelta è stata mia».
Ormai le occhiatacce della moglie non si contano più. Adesso si avvicinano anche le guardie del corpo, ricordano che pochi mesi fa Varoufakis e signora hanno subito un’aggressione degli anarchici proprio mentre erano seduti all’aperto in un ristorante. Meglio non dare nell’occhio.
I body guard avevano consigliato di andare a casa di amici. Ma è stato lui a insistere per venire qui, per sedersi all’aperto. Sembra la sua prima ora d’aria. «Invece di perdere tempo con me andate a fare un giro all’Acropoli» dice per dare il segnale del game over : «Nonostante tutto questo è un Paese meraviglioso».
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