giorgia meloni sergio mattarella matteo salvini

I NODI PRIMA O POI ARRIVANO AL PETTINE! DOPO IL "GAROFANI-GATE", SI CONSUMA UN ALTRO STRAPPO TRA GOVERNO E QUIRINALE: POCHE ORE DOPO CHE MATTARELLA HA AFFERMATO IL PIENO SOSTEGNO A ZELENSKY ("L'ITALIA SARÀ SEMPRE AL FIANCO DI KIEV"), IL GOVERNO FRENA SULL'USO DEGLI ASSET RUSSI PER FINANZIARE LA RICOSTRUZIONE DELL'UCRAINA - AL CONSIGLIO EUROPEO, L'ITALIA HA POSTO UNA CONDIZIONE AL SUO SÌ AL CONGELAMENTO PERMANENTE DEI BENI DI MOSCA (INSIEME A BELGIO, MALTA E BULGARIA): SOLO I LEADER DEI PAESI POTRANNO DECIDERE COSA FARE DEI 210 MILIARDI - COME SARÀ STATA ACCOLTA LA DECISIONE DA MATTARELLA, CHE HA DOVUTO ESPORSI PIÙ VOLTE PER TENTARE DI FAR CAPIRE ALLA MELONI E AL FILO-PUTINIANO SALVINI DA CHE PARTE STARE? IL SOSPETTO CON CUI IL COLLE GUARDA IL CANALE NEGOZIALE TRA PUTIN E TRUMP (E A QUELLA CHE DEFINISCE LA "PACE DEI VIOLENTI")

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

 

Estratto da www.ilgiornaleditalia.it

 

sergio mattarella giorgia meloni altare della patria 2 giugno 2025

Questa volta lo strappo è avvenuto alla luce del sole. Non dietro le quinte, non nei corridoi del Quirinale, non attraverso le consuete moral suasion informali. Sul dossier più sensibile della politica estera – Ucraina e uso degli asset russi congelati – Sergio Mattarella è rimasto politicamente isolato, mentre Giorgia Meloni ha imposto la linea del governo, senza arretrare di un millimetro.

 

I fatti sono chiari. Nel Consiglio Ue di ieri, l’Italia ha sostenuto formalmente la decisione di prorogare sine die l’immobilizzo dei circa 210 miliardi di euro di beni russi, ma ha contemporaneamente sottoscritto – insieme a Belgio, Malta e Bulgaria – una lettera di precisazioni che frena esplicitamente l’uso diretto di quegli asset per rifinanziare subito Kiev. Un atto politico inequivocabile, che conferma la linea prudente e negoziale dell’esecutivo italiano. In una parola pro Trump e con poca Europa.

giorgia meloni e sergio mattarella - consiglio supremo della difesa

 

Poche ore prima, però, il Presidente della Repubblica aveva preso la parola pubblicamente per ribadire che “l’Italia sta con l’Ucraina”, proprio mentre a Bruxelles il governo lavorava per evitare una forzatura giuridica e politica sull’uso dei beni russi congelati. Due messaggi divergenti, lanciati in simultanea. E questa volta non si è trattato di sfumature.

 

Non è complottismo registrare una tensione istituzionale evidente tra Quirinale e Palazzo Chigi. Mattarella ha scelto di intervenire nel momento più delicato del negoziato europeo, parlando sopra la voce del governo, mentre questo era impegnato in una trattativa a porte chiuse. Una scelta che solleva interrogativi non solo politici, ma anche costituzionali.

 

MATTEO SALVINOV - MEME

In una Repubblica parlamentare, la politica estera è prerogativa dell’esecutivo, sotto il controllo del Parlamento. Il Capo dello Stato rappresenta l’unità nazionale, non una linea alternativa. Eppure, ancora una volta, Mattarella ha dato l’impressione di voler “correggere” pubblicamente l’indirizzo del governo, collocandosi su una posizione più allineata con Francia e Germania che con l’esecutivo italiano.

 

Nel merito, la distanza è profonda. Per Mattarella, “stare con l’Ucraina” significa sostenere senza ambiguità la prosecuzione della resistenza militare, anche attraverso strumenti finanziari straordinari come l’uso degli asset russi congelati. Significa, soprattutto, guardare con sospetto al canale negoziale aperto tra Donald Trump e Vladimir Putin, evocato più volte dal Quirinale come una “pace dei violenti”.

GIORGIA MELONI - IGNAZIO LA RUSSA - SERGIO MATTARELLA

 

Per il governo Meloni, invece, la priorità è un’altra: reggere il gioco al presidente degli Stati Uniti Donald Trump, l'uomo che assieme al presidente della Russia Vladimir Putin regge le fila dell'"Internazionale sovranista". È una linea alla quale la premier lavora da mesi ma che ora ha trovato una formalizzazione scritta in sede Ue. Una linea che, di fatto, ha prevalso, lasciando il Capo dello Stato senza sponde operative.

 

È in questo scenario che va letta l’uscita pubblica del Presidente. Senza più una maggioranza politica o europea a cui appoggiarsi, Mattarella è costretto a esporsi direttamente, come già avvenuto un mese fa in Germania, con un discorso esplicitamente critico verso Trump, su invito del presidente Steinmeier.

SALVINI CON LA MAGLIA DI PUTIN

 

Due Capi di Stato formalmente “senza poteri”, ma politicamente impegnati a difendere una linea che oggi appare minoritaria. In Italia come in Europa. La realtà, al netto delle letture ideologiche, è semplice: sul dossier ucraino, il governo Meloni detta la linea e il Quirinale prende atto. Per la prima volta in modo così visibile. Una frattura che non produce una crisi immediata, ma che segna un precedente destinato a pesare.

CONTE E SALVINI FILO PUTIN - VIGNETTA BY ROLLI - IL GIORNALONE - LA STAMPASALVINI PUTINVOLODYMYR ZELENSKY - SERGIO MATTARELLAincontro tra mattarella e zelensky al quirinaleARMI ALL UCRAINA - VIGNETTA BY ANDREA BOZZO - IL GIORNALONE - LA STAMPA LA PREVALENZA DEL CREMLINO - VIGNETTA DI ELLEKAPPA volodymyr zelensky al quirinalevolodymyr zelensky sergio mattarella 1IL VIDEO CON CUI GIORGIA MELONI, NEL 2018, CHIEDEVA LA MESSA IN STATO D'ACCUSA DI SERGIO MATTARELLA