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Alberto Custodero per âLa Stampa'
«à un autogol mediatico. Ci diranno che siamo antidemocratici perché nel nostro movimento, che è democratico per eccellenza, chiunque piscia un centimetro fuori da vaso è bollato come dissidente ed espulso». Tancredi Turco è l'unico deputato grillino che strappa un applauso da parte dell'assemblea dei parlamentari 5Stelle riunitasi ieri fino a tarda notte per decidere l'espulsione dei senatori, Luis Alberto Orellana, Francesco Campanella, Lorenzo Battista e Fabrizio Bocchino.
Nel giorno in cui la deputata M5S Roberta Lombardi ha denunciato Laura Boldrini per diffamazione «per averci definito eversivi e potenziali stupratori», l'"accusa" ai 4 dissidenti, come ha spiegato con chiarezza Vincenzo Santangelo, capogruppo M5S al Senato, è «aver assunto un responsabile della comunicazione, ex leghista, per gestire una propria comunicazione, in contrasto con quella di Grillo e di Casaleggio». I 4 senatori - ha aggiunto Santangelo - hanno poi dissentito «sull'incontro fra Grillo e Renzi, e sulla richiesta di impeachment avanzata contro Napolitano».
Durante la riunione trasmessa in streaming, l'assemblea grillina s'è divisa. Più che un processo ai dissidenti, è emerso un dissenso interno che da tempo covava nei due gruppi per la gestione della comunicazione, monopolio (stabilito dal codice etico) del duo Grillo-Casaleggio. E per la gestione dei fondi, dei soldi, dei rimborsi.
Non sono mancati i colpi di scena, come l'attacco dello stesso Turco a Grillo. «Vorrei sapere - ha detto - chi ha il potere dall'alto di decidere le espulsioni alla faccia di "uno che vale uno"? Ero contrario anche all'espulsione della Gambaro, che fu espulsa per aver criticato Grillo: ma Grillo non vale uno?».
L'altro fuori programma è stata la sfida di Alessio Tacconi, che all'assemblea ha detto: «Volevo firmare anche io i comunicati stampa dei 4 senatori, giudicate se espellere anche me». Ma nel movimento che doveva essere senza regole il dibattito s'è avvitato su un guazzabuglio di regole, codici e statuti. C'è un codice etico dove sono elencate le violazioni che portano all'espulsione, come il votare in modo diverso da quello stabilito dal gruppo o non partecipare ai lavori.
Ma in molti hanno osservato che fare comunicati stampa autonomi non è una delle fattispecie previste per l'allontanamento coatto. Il senatore Robeto Cotti, poi, ha gelato tutti quando ha detto che se non ci sarà il voto di 26 senatori su 50, a norma dello statuto grillino di Palazzo Madama, qualsiasi espulsione decisa dall'assemblea congiunta o dalla rete non sarà valida.
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