RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Valeria Pacelli per il “Fatto quotidiano”
Il fatto è lo stesso, ma l' accusa raddoppia. Oltre il favoreggiamento, l' ex ministro Luca Lotti e l' ex comandante dei carabinieri della Legione Toscana, Emanuele Saltalamacchia, rischiano il processo anche per concorso in rivelazione di segreto d' ufficio. Il punto è sempre quello di aver rivelato nel 2016 all' ex amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, l' esistenza di un' indagine sulla stazione appaltante.
Per questa vicenda, Lotti e Saltalamacchia sono già a processo per favoreggiamento. Ma adesso a questo reato contestato rischia di aggiungersene un altro: quello di rivelazione di segreto d' ufficio commesso in concorso con "ignoti pubblici ufficiali" che "in violazione dei doveri inerenti alle loro funzioni o comunque abusando delle loro qualità, rivelavano" quella stessa notizia "che doveva rimanere segreta".
È il nuovo capo d' imputazione formulato dai pm romani. Gli stessi che in realtà, nei mesi scorsi, proprio per questa accusa avevano chiesto l' archiviazione. Che però è stata rigettata dal gip Gaspare Sturzo.
Così la Procura, formulata la nuova accusa, ha chiuso le indagini, atto che di norma prelude a una richiesta di rinvio a giudizio. La circostanza è emersa ieri durante il processo in corso a Lotti e altri per favoreggiamento: tra gli imputati c' è anche l' ex comandante generale dell' Arma dei carabinieri Tullio Del Sette e l' ex manager Publiacqua, Filippo Vannoni. Ora in attesa che sul nuovo capo di imputazione per Lotti e Saltalamacchia arrivi la decisione di un gip (dopo una richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione dei pm), l' udienza è slittata al prossimo 30 giugno.
Tutto nasce dunque dall' ordinanza del 17 febbraio con la quale il gip Sturzo si è espresso su alcune richieste di archiviazione. Come quella per Tiziano Renzi. Il padre dell' ex premier era indagato in un filone dell' inchiesta Consip per traffico di influenze. Poi la Procura si è convinta che il suo amico Carlo Russo, quando faceva accordi con l' imprenditore campano Alfredo Romeo, offrendo in cambio influenze sui vertici Consip, millantava all' insaputa di Tiziano Renzi.
Russo così è finito a processo per millantato credito e per Tiziano Renzi è arrivata la richiesta di archiviazione, rigettata (tranne per due episodi) dal gip Sturzo, che ha chiesto un' integrazione di indagine.
Rigettata anche la richiesta di archiviazione sull' ipotesi di concorso in rivelazione di segreto per Lotti e Saltalamacchia. "Secondo l' assunto del pm - scrive il gip nella sua ordinanza - la richiesta di archiviazione sarebbe supportata non dalla carenza di elementi fattuali della rivelazione della notizia dell' esistenza di un' indagine giudiziaria che, per legge, doveva restare segreta, ma da una valutazione in diritto circa la qualifica operativa del potere detenuto o la qualità soggettiva del rivelante la notizia".
Secondo la ricostruzione dei pm, quindi, non vi era "alcuna prova che Lotti e Saltalamacchia abbiano appreso le informazioni sensibili in ragione della loro qualità". Ricostruzione per il gip "non condivisibile". Così è stata formulata la nuova imputazione, in base alla quale - in sostanza - Lotti e Saltalamacchia avrebbero rivelato all' ex manager Marroni la notizia dell' esistenza di un' indagine su Consip, dopo averla appresa da "ignoti pubblici ufficiali" "in luogo e tempo imprecisato, comunque anteriore al 3 agosto 2016".
Sarà un gip a decidere se questa impostazione sta in piedi e se quindi farla confluire nel processo già in corso.
Intanto ieri in udienza la difesa di Del Sette, rappresentata dall' avvocato Fabio Lattanzi, ha ottenuto la separazione della posizione dell' ex comandante generale da quella degli altri imputati, consentendo a utilizzare tutti gli atti del fascicolo del pm. Alla base di questa scelta - spiega Lattanzi -, c' è "l' interesse a una veloce definizione della sua posizione".
Del Sette è imputato sia per rivelazione di segreto che per favoreggiamento. L' accusa è quella di aver rivelato, stavolta all' ex presidente della Consip Luigi Ferrara, "l' esistenza di un' indagine penale avente a oggetto l' imprenditore Romeo e i suoi rapporti con gli organi apicali di tale società".
L' alto ufficiale sarà giudicato da un altro collegio.
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