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“SI RISCHIA LA PARALISI DELLE INDAGINI” – I PROCURATORI DELLE PRINCIPALI PROCURE D’ITALIA, DA CANTONE A LO VOI, SENTITI IN COMMISSIONE GIUSTIZIA ALLA CAMERA, DEMOLISCONO IL DISEGNO DI LEGGE DELLA MAGGIORANZA CHE LIMITA A 45 GIORNI IL LIMITE MASSIMO PER LE INTERCETTAZIONI – NICOLA GRATTERI: “IL LIMITE DEI 45 GIORNI È INCOMPRENSIBILE. DIRE CHE SONO CONTRARIO È POCO. COSÌ È FACILE ACCORCIARE I PROCESSI: PERCHÉ TANTO NON CI SARANNO...”
Estratto dell’articolo di Conchita Sannino per “la Repubblica”
NICOLA GRATTERI E GIOVANNI MELILLO
Bocciati su tutta la linea. Contro maggioranza e governo, che spingono sulla stretta alle intercettazioni, si muove compatto, pur con accenti diversi, il fronte delle maggiori procure italiane. Da Lo Voi a Gratteri, da Cantone a Dolci.
Mentre l’esecutivo avanza sulla separazione delle carriere puntando entro l’anno al sì della Camera [...] e cerca di portare a casa l’astensione-bavaglio per le toghe [...], ieri alcuni dei procuratori tra i più impegnati ed esposti, auditi in commissione Giustizia alla Camera, hanno opposto il loro no, tecnico e argomentato, al limite dei 45 giorni per le intercettazioni, come voluto dal disegno di legge Zanettin, già approvato al Senato.
il procuratore capo di roma francesco lo voi
A dare il “la”, è il procuratore nazionale antimafia, Gianni Melillo, indicando «contraddizioni e rischi di paralisi delle indagini». Nello stesso solco, ecco il procuratore di Roma, Francesco Lo Voi: «Siamo di fronte a un sostanziale divieto di indagare. Le intercettazioni sono un mezzo investigativo temuto da tutti coloro che commettono reati. E non capisco perché dovremmo fare questo regalo a chi commette reati».
Poco prima, Raffaele Cantone, procuratore a Perugia, in mano inchieste scottanti come il dossieraggio contro politici: «Pensare che il termine di 45 giorni possa essere sufficiente per chiudere indagini come quelle sullo spaccio di droga è assolutamente inidoneo ». E la procuratrice aggiunta Alessandra Dolci, coordinatrice della distrettuale antimafia a Milano: «Rischiamo di perdere pezzi. Le intercettazioni ‘a tappe’ non possono mai dare esattamente il quadro di insieme».
Con rituale franchezza, esprime stupore e preoccupazione anche il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, da ben 34 anni sotto scorta. Raggiunto da Repubblica , non usa giri di parole: «Il limite dei 45 giorni? Incomprensibile. Dire che sono contrario è poco. Si pensa di risolverli così, i problemi della giustizia? Certo, così è facile accorciare i processi: perché tanto non ci saranno». [...]
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