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"ELLY SI VENDICHERÀ, SORRIDE SEMPRE MA È COME RENZI..." - GLI EX FEDELISSIMI DI "MATTEONZO" SENTONO PUZZA DI BRUCIATO DOPO CHE ELLY HA INCASSATO LA FINTA UNITÀ DEL PD SULLA RISOLUZIONE PER IL RIARMO DELL'UE: "L'UNICA DIFFERENZA È CHE LUI LO FACEVA IN MANIERA AGGRESSIVA, LEI SEMPRE COL SORRISO” - I RIFORMISTI DEM AFFILANO LE ARMI IN VISTA DEL REGOLAMENTO DEI CONTI DOPO LE REGIONALI MA NON HANNO UN CANDIDATO PRONTO PER IL CONGRESSO. L'EUROPARLAMENTARE DECARO SI È CHIAMATO FUORI MENTRE PINA PICIERNO È AVVERTITA COME DIVISIVA...
Niccolò Carratelli per la Stampa - Estratti
elly schlein alla direzione del pd foto lapresse
Nessuno nel Pd voleva davvero un'altra plateale rottura, dopo quella della scorsa settimana a Strasburgo. Da una parte, quella di Elly Schlein, c'era solo la necessità di dimostrare di dettare la linea nel partito.
Dall'altra, quella della minoranza riformista, il timore di non dare l'impressione di piegare la testa su un tema così strategico. Alla fine tutti dicono di averla spuntata. E fanno a gara a rivendicare l'accordo trovato sulla risoluzione, che oggi alla Camera, salvo sorprese, verrà votata da tutti i deputati dem.
ARMOCROMIA - MEME BY EMILIANO CARLI
La segretaria e i suoi fedelissimi hanno preteso una versione critica sul piano di riarmo europeo, impegnando il governo a una «revisione radicale» della proposta von der Leyen. Ma si mostrano soddisfatti anche i riformisti, convinti di aver ottenuto il riconoscimento del piano come punto di partenza verso la difesa comune europea, in particolare nel passaggio in cui si definisce il Libro bianco sulla difesa come «l'avvio di un percorso di discussione». Insomma, c'è il giudizio negativo più volte espresso da Schlein, ma non c'è la bocciatura senza appello temuta da chi pensa che abbiano ragione Gentiloni e Prodi.
Dopo l'accordo, l'assemblea dei parlamentari dem si svolge in un clima più rilassato del previsto, al punto che l'ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini arriva tranquillo con un'ora di ritardo e c'è il tempo per fare gli auguri di compleanno al capogruppo al Senato Francesco Boccia. «Noi siamo gli unici che entrano nel merito delle questioni – sottolinea Schlein durante la riunione – A dire sì alla difesa comune e a dire come dobbiamo costruirla, a dire no a ciò che va a sostegno del riarmo dei singoli 27 Paesi».
Dal Nazareno sostengono che la risoluzione «rispecchi la posizione della segretaria». Ma Alessandro Alfieri, coordinatore di Energia popolare (la minoranza dem) e capogruppo in commissione Esteri al Senato, precisa: «Non è la vittoria dell'uno o dell'altro, ma la vittoria del Pd, che discutendo trova posizioni condivise. Per la prima volta diciamo che bisogna spendere di più per fare la difesa comune, in linea con il Libro bianco».
Più tardi a Palazzo Madama Alfieri subirà l'ironia di Carlo Calenda: «Questa modifica deve essere radicale o no? – domanda –. Vi siete fatti fregare, ora cadrà la Commissione europea». E giù risate.
(…)
SCHLEIN
Francesca Schianchi per la Stampa - Estratti
Che tirasse aria di tregua, nel Pd, lo si è capito fin dal mattino. Dopo una vigilia di trattative, il testo sottoposto ieri all'ora di pranzo a senatori e deputati accontenta tutti: la segretaria Elly Schlein, che imponendo nero su bianco la richiesta di «radicale revisione» del piano di riarmo di Ursula Von der Leyen è la vincitrice del braccio di ferro, ma anche la minoranza riottosa, che si descrive soddisfatta da qualche apertura alle sue richieste.
E così, la riunione si risolve in una serie di interventi persino tecnici sulla natura della difesa europea, il via libera collettivo al testo, saluti e pacche sulle spalle, anche un applauso corale al capogruppo al Senato Francesco Boccia che ieri compiva gli anni. Abbastanza per superare indenni questo passaggio: non certo per considerare sanata la frattura che si è aperta la settimana scorsa con quel voto a Strasburgo che ha spaccato in due il partito.
Un passo alla volta, predicano dall'entourage di Schlein.
(...)
ELLY SCHLEIN E MATTEO RENZI ALLA PARTITA DEL CUORE - MEME BY OSHO
Molto ha potuto, nell'atteggiamento collaborativo della minoranza del partito, la reazione inattesa della segretaria dei giorni scorsi: volete un chiarimento?
Eccoci qua: dal referendum tra gli iscritti al congresso tematico fino al vero e proprio showdown, con un congresso tradizionale, tutte le possibilità sono aperte. Ed è quest'ultima ipotesi che sembra aver spaventato quel pezzo di partito che non l'ha mai amata e che non ha mai smesso di rimproverarle, sottovoce, l'elezione vinta due anni fa grazie ai gazebo ma a dispetto del voto degli iscritti. Un congresso ha tempi lunghi, andrebbe indetto subito per non sovrapporsi alle Regionali d'autunno: e, al momento, la minoranza cosiddetta riformista non ha un candidato pronto.
ELLY SCHLEIN E STEFANO BONACCINI
Si è parlato dell'ex sindaco di Bari, l'europarlamentare Antonio Decaro, che però si è già sottratto dall'ipotesi puntando invece alla guida della Regione Puglia, mentre la combattiva Pina Picierno, eurodeputata che al Nazareno considerano capofila dell'opposizione a Schlein, è avvertita come divisiva anche nella minoranza.
Certo, l'ipotesi di un vero congresso è remota anche perché si incrocerebbe con le amministrative e i referendum di fine maggio, e imporrebbe a Schlein le dimissioni, con il traghettamento del partito verso la nuova contesa in mano al presidente: quello Stefano Bonaccini con cui lei si è particolarmente arrabbiata e offesa, dopo anni di armonia, per il voto di Strasburgo.
Ma che, in qualche modo, la segretaria cercherà di andare in fondo a quello che considera un atto di sabotaggio, quello lo danno tutti per certo. Non è un caso che, mercoledì scorso, dopo il voto europeo, la sua secca nota di commento ci abbia messo ore ad arrivare: prima ha dovuto capacitarsi, raccontano, di un voto in dissenso su un tema molto delicato. Fosse stato su altro, avessero litigato sul Jobs act, l'avrebbe presa meno sul personale: ma non la politica estera.
elly schlein alla direzione del pd foto lapresse 2
Per questo considera che affrontare il problema sia necessario: un po' spinta da una parte dei suoi fedelissimi, convinti che la miglior difesa sia l'attacco, un po' forse perché, è curioso che lo ripetano vari ex renziani, «pur apparendo diversissimi, Elly assomiglia molto a Matteo», inteso come Renzi. E come lui, insistono, non ha nessun timore di arrivare al corpo a corpo con chi l'ha tradita: «L'unica differenza è che lui lo faceva in maniera aggressiva, lei sempre col sorriso».
(…)
L'indicazione dei dem è voto contrario sul testo della maggioranza e astensione su quelli delle altre opposizioni. Non ci sarebbe niente di nuovo se qualcuno dei riformisti facesse diversamente, votando magari a favore della risoluzione di Azione – copiata pari pari da quella europeo – e contro quella "no armi" del Movimento cinque stelle. Se però anziché tre o quattro voti fosse un drappello più numeroso, allora potrebbe essere l'ennesima avvisaglia di un malessere diffuso.
pina picierno
pina picierno al parlamento europeo
stefano bonaccini al parlamento europeo.
elly schlein alla direzione del pd foto lapresse
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