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STA MANOVRA POTEVA ESSE FERO, E INVECE È PIUMA – I SOLDI NON CI SONO E L’EUROPA HA GLI OCCHI PUNTATI SULL’ITALIA: IL RISULTATO? LA LEGGE DI BILANCIO DOVRÀ ESSERE PRUDENTE. ANZI, PRUDENTISSIMA – SALVINI DOVRÀ ABBOZZARE: L’INTERO EXTRA-DEFICIT DA 21 MILIARDI SARÀ IMPEGNATO CONTRO IL CARO-ENERGIA. E CI SONO ANCORA DA SCIOGLIERE ALCUNI NODI, COME LA RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI, QUELLO DELLE ACCISE SULLA BENZINA E L’INTERVENTO SIMBOLICO DI AZZERAMENTO DELL’IVA PER LATTE E PANE. L’UNICA COSA CERTA SONO LE FRIZIONI NELLA MAGGIORANZA…

F. Sav. per il “Corriere della Sera”

 

giorgia meloni giancarlo giorgetti

Il nodo della rivalutazione delle pensioni. La riduzione delle accise sulla benzina dal 1 gennaio. E poi la riduzione progressiva del reddito di cittadinanza dopo i 18 mesi di assegno. Infine l'azzeramento dell'Iva sui beni alimentari di prima necessità. Questioni aperte. Sensibilità diverse tra le forze di maggioranza.

 

Una quadra fatta di simulazioni di gettito ancora ballerine, «centrata» sulle coperture finanziarie che oscillano in base all'entità degli interventi. Una coperta che diventa improvvisamente corta se la si tira su una misura specifica, che dunque finisce per sacrificarne un'altra scontentando qualcuno. Ore, queste, di confronto al ministero del Tesoro.

 

MATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI

Non mancano le frizioni, tanto che a tarda serata di ieri non risultava ancora convocato il pre-consiglio previsto per questa mattina. Un passaggio chiave perché blinderebbe il testo della manovra atteso nel tardo pomeriggio di oggi in Consiglio dei ministri. Fonti di governo assicurano che non ci sarà alcun slittamento. Non sono escluse sorprese però. Il vicepremier Matteo Salvini prova a gettare acqua sul fuoco: «C'è l'accordo su tutto».

 

GIORGIA MELONI

Ma confessa che le ambizioni della vigilia erano più alte ma «più di così è difficile fare, partendo da almeno 20 miliardi delle bollette di luce e gas», mentre «sulle cartelle esattoriali si può fare molto di più bloccando anche quelle da 5 e 10 mila euro». L'extra-deficit da 21 miliardi viene totalmente impegnato contro il caro-energia, ma i tecnici del Tesoro stanno valutando su come costruire una riduzione nel tempo per lo sconto da 30 centesimi sulle accise della benzina.

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Perché finora è stato stabilito proroga su proroga, ma ora andrebbe decurtato progressivamente in considerazione del gettito Iva che è sceso con i prezzi calmierati.

Questioni che sembrano puramente contabili e invece sono sostanza perché incidono sulla carne viva della finanza pubblica.

 

Per questo si ragiona su una «norma di chiusura», cui eventualmente ricorrere se servissero altre risorse, decurtando maggiormente l'indicizzazione all'inflazione delle pensioni oltre 4 volte il minimo, cioè 2.100 euro al mese, salvaguardando invece il 100% della rivalutazione per chi è al di sotto di questa soglia. Perché, con questo vertiginoso aumento dei prezzi, ad ottobre dell'11,8%, l'adeguamento degli assegni al costo del vita rischia di far saltare la spesa.

 

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Analogo ragionamento sul Reddito di cittadinanza. I risparmi di spesa potrebbero non superare il miliardo di euro se dovesse passare la linea più morbida del sottosegretario leghista al ministero del Lavoro, Claudio Durigon, che immagina anche qui una discesa graduale dell'importo dell'assegno e della durata dello stesso dopo i primi 18 mesi nell'arco di un paio di anni.

 

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La premier Giorgia Meloni inizialmente avrebbe voluto una sforbiciata netta dopo un anno e mezzo di reddito per i 660 mila occupabili oltre ai 173 mila che già lavorano (ma hanno redditi così bassi da essere ricompresi dal sostegno) ma adesso si sarebbe convinta della necessità di una fase di transizione. Sull'Iva per latte e pane l'intervento simbolico di azzeramento costerebbe 470 milioni. Un aiuto di una decina di centesimi per prodotto che però proporzionalmente servirebbe al le famiglie più povere che hanno un'alimentazione meno varia.

 

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