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“DALLA TANGENTOPOLI DI CRAXI ALLA CROCIATA DI BERLUSCONI, I VELENI DELLA GUERRA DEI TRENT’ANNI TRA POLITICA E MAGISTRATI” – CECCARELLI: “CROSETTO DOVREBBE SAPERE CHE IL CONFLITTO FRA POLITICI E PM È QUESTIONE UN TANTINO PIÙ COMPLICATA DI COME L’HA MESSA GIÙ LUI PARLANDO DI “OPPOSIZIONE GIUDIZIARIA” A PARTIRE DA UN CONVEGNO CUI ERA PRESENTE IL SUO COLLEGA NORDIO. ALTRA FACCENDA È SE C’È QUALCHE SCANDALO AD ALTO IMPATTO CHE GIÀ BOLLE NEL PENTOLONE DELLE INDAGINI…”

Filippo Ceccarelli per “la Repubblica” - Estratti

 

meloni crosetto

I politici di questo tempo scordarello, anche quelli che si ritengono di scarpe grosse e cervello fino, adorano lanciare allarmi generici quasi quanto abbandonarsi a grossolane semplificazioni. In realtà la storia delle contorte vicende italiane non parte da Atreju e il ministro Crosetto, che pure non risulta appassionato di fantasy, dovrebbe sapere che il grave e annoso conflitto fra politica e magistratura è questione un tantino più complicata di come l’ha messa giù lui – «ne abbiamo viste di tutti i colori» – parlando di «opposizione giudiziaria» a partire da un convegno cui era presente il suo collega Nordio.

 

Perché a nessuno piace apparire superbi e ancora meno saputelli, ma già dai primi anni ’80 il presidente del Consiglio Bettino Craxi, disturbato da scandali e indagini a ripetizione, ebbe i suoi guai con i giudici, tanto da indire un referendum, perso; e poi li ebbero i governi a guida Dc, sul caso Cirillo, la camorra e dintorni; e quindi il presidente della Repubblica Cossiga, in fase picconatoria, che se la prese con i «giudici ragazzini », uno dei quali era Rosario Livatino, assassinato dalla Stidda a 38 anni, la cui camicia intrisa di sangue è stata esposta all’inizio dell’anno in varie sedi istituzionali anche per l’impegno benemerito dell’altro suo collega, il sottosegretario ed ex magistrato Alfredo Mantovano.

 

CRAXI RAPHAEL

(...)

E insomma (...) scontato l’indubbio protagonismo delle Procure, qualcosina avrà pure a che fare con la crisi di rappresentanza e il deficit di credibilità del ceto politico.

 

E qui di nuovo dispiace che suoni saccente, ma attribuire all’ordine giudiziario la caduta dei governi di centrodestra è approfittarsene troppo della mancanza di memoria, che è già una disgrazia per conto suo.

 

Per cui il primo Berlusconi ebbe sì una bella botta da Di Pietro (cui peraltro qualche mese prima aveva offerto il Viminale!), ma intervennero ulteriori fattori a mandarlo a picco.

Il secondo si dimise a causa di elezioni perse e impicci fra alleati, il terzo per la fine della legislatura, il quarto perché in Europa ci ridevano dietro e stavano per saltare i conti dello Stato.

berlusconi boccassini

 

Il Cavaliere, che certo non era un santo, dovette battagliare assai, ma aveva più fantasia e anche più coraggio. In vent’anni disse il peggio dei giudici, toghe rosse, giustizia a orologeria, colpo di stato, infiltrati, giacobini, brigatisti, dittatura, eversione, persecuzione; una volta sostenne che per scegliere quel lavoro dovevano essere «mentalmente disturbati », avere delle «turbe psichiche»; ma visto che ci siamo, è pur vero che incontrando gli alti gradi della Suprema Corte prima dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2010 non seppe resistere: «Ma come siete belli con quegli ermellini addosso!».

 

Ciò detto, se si deve pensare a un governo affossato dalla magistratura, il pensiero corre al Prodi bis e alle esplicite dimissioni, in questo senso, del Guardasigilli Mastella dopo l’arresto ai domiciliari della moglie. Così, sommariamente e con inevitabili lacune, si sarebbe provato a sintetizzare le vicende della «fazione antagonista», asettico preziosismo crosettiano. Altra faccenda è se c’è qualche scandalo ad alto impatto che già bolle nel pentolone delle indagini. Qualche altro ministro evasore, qualche ulteriore figliolo sconsiderato, qualche affaraccio, qualche storiaccia. Di solito il potere non fa diventare più buoni.

ilda boccassini berlusconiCRAXI RAPHAEL 2guido crosetto giorgia meloni parata del 2 giugno 2023