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“IL PD E’ TROPPO SBILANCIATO A SINISTRA” - I RIFORMISTI DEM METTONO SOTTO ACCUSA LA LINEA DI SCHLEIN - LIA QUARTAPELLE INCALZA ELLY (“IL POPULISMO NON FUNZIONA”) E ANCHE I SINISTRELLI DI AVS ALZANO LA VOCE PER LA COALIZIONE TROPPO INGESSATA SUL DUOPOLIO SCHLEIN-CONTE – IL VOTO CONFERMA I TIMORI DEL NAZARENO SUI 5STELLE: GLI ELETTORI PENTASTELLATI NON VOTANO SE ALLEATI CON I DEM - LA PROFEZIA DI DE LUCA SUI DEM: “ATTENTI, PERCHÉ A NORD NON PRENDETE NIENTE E AL SUD STATE REGALANDO TUTTO AL MOVIMENTO”
1 - PATTO CONTE-SCHLEIN SOTTO ACCUSA I RIFORMISTI: “PD TROPPO A SINISTRA”
Niccolò Carratelli per “la Stampa” - Estratti
fratoianni schlein conte bonelli al monk
La seconda sconfitta consecutiva, per quanto ampiamente attesa, alza il livello di nervosismo dentro il centrosinistra e, nemmeno a dirlo, dentro al Pd. C'è chi vede in questa doppia battuta d'arresto, che mette in discesa per Giorgia Meloni questa tornata di elezioni autunnali, la conferma delle proprie critiche alla struttura della coalizione. Troppo sbilanciata a sinistra, secondo i riformisti dem. Troppo ingessata sul duopolio Schlein-Conte, secondo gli alleati di Avs.
Bastano i primi exit poll, c'è chi non aspetta nemmeno la prima proiezione per cominciare ad agitarsi. Del resto, l'esito nefasto per Pasquale Tridico non coglie nessuno di sorpresa. Non tutti nel Pd vogliono esporsi, anche perché la campagna elettorale continua, tra cinque giorni si vota in Toscana e non bisogna alimentare polemiche divisive.
giorgio gori lorenzo guerini filippo sensi marianna madia pina picierno lia quartapelle
«Però spero sia ormai chiaro a tutti che c'è un problema con i 5 stelle, nel senso che una parte dei loro elettori, se sono alleati con noi, non va a votare», sostiene un parlamentare della minoranza dem. «Anche di questo bisognerà discutere, non pensino che basti vincere nelle nostre tre regioni per evitare il confronto tra noi». Elly Schlein tace, per tutto il pomeriggio ci si aspetta una sua nota, anche solo per ringraziare Tridico (come fa Giuseppe Conte), che però non arriva.
Ma a sentire Igor Taruffi, braccio destro della segretaria e gran tessitore delle alleanze, non c'è da preoccuparsi: «I conti vanno fatti alla fine. Se guardiamo agli ultimi due anni, solo due regioni sono passate di mano, la Sardegna e l'Umbria: in entrambi i casi, siamo stati noi a strapparle alla destra», spiega a La Stampa.
MEME SU GIUSEPPE CONTE E ELLY SCHLEIN - BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA
E ora la prospettiva è quella di vincere tre delle restanti quattro regioni al voto da qui a fine novembre, che «pesano di più dal punto di vista della popolazione – sottolinea Taruffi –. Marche e Calabria insieme hanno circa 3 milioni di abitanti, mentre solo la Toscana ne ha 4, come la Puglia, e in Campania sono 6 milioni». Dunque, avanti così, l'unità della coalizione resta una «condizione necessaria per essere competitivi». Il punto, però, è quale sia il giusto profilo della coalizione.
«Siamo arroccati su un'idea aritmetica del cosiddetto campo largo – avverte Lia Quartapelle – pensiamo di risolvere la questione aggiungendo un pezzetto al centro, ma è un'impostazione sbagliata: c'è un problema di baricentro della coalizione». Cioè di sbilanciamento a sinistra, sull'asse Pd-M5s-Avs, che si riflette anche sulla proposta politica. Come si è visto in Calabria, spiega la deputata riformista: «Abbiamo visto portare avanti soluzioni semplicistiche, come il taglio del bollo auto, che è sembrata una scorciatoia per prendere in giro i cittadini. Se c'è un problema di strade e infrastrutture, lo affronti con soluzioni concrete, questo dovrebbe fare un partito serio come il Pd».
Quartapelle si fa portavoce di un sentimento diffuso nella minoranza del partito, dove in molti sollevano un tema di «credibilità della proposta politica». C'è chi esorta a «non fermarsi agli slogan, alle battaglie emotive, per quanto giuste» e chi rinnova l'invito a discutere «di più e meglio tra noi».
Ai mal di pancia dei riformisti si saldano quelli degli alleati di Verdi e Sinistra, che masticano amaro per essere rimasti di poco sotto il 4%, quindi senza eletti al Consiglio regionale calabrese. E per aver subito il sorpasso della Casa Riformista messa in piedi da Matteo Renzi, che supera di un soffio la soglia di sbarramento ed elegge un consigliere.
Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli avrebbero voluto candidare, al posto di Tridico, il sindaco di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi, che «sarebbe andato meglio», assicurano fonti Avs.
(...)
2 - NEL PD TENSIONI SULL’ALLEANZA I RIFORMISTI: BASTA POPULISMO
Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera” - Estratti
«È il dato di una sconfitta e nelle sconfitte c’è bisogno di lavorare per venirne fuori», ammette senza trincerarsi dietro alibi o ragionamenti contorti il deputato calabrese Nico Stumpo, guardando scorrere sugli schermi i primi dati elettorali.
E adesso anche quella che sembrava una passeggiata diventa una sfida. L’attenzione del Pd, dopo la sconfitta della Calabria, va alla Campania.
Ora che Vincenzo De Luca, con il suo 70 per cento di consensi, non c’è più, tra i dem si insinua il timore che in quella regione, ceduta ai 5 Stelle con Roberto Fico, la partita possa complicarsi. Il «governatorissimo» aveva avvertito i compagni di partito: «Attenti, perché a Nord non prendete niente e al Sud state regalando tutto al Movimento».
(…) Ma Elly Schlein sa che ormai non può più tornare indietro.
La segretaria è conscia di cosa si mormora tra i parlamentari dem. Si rende conto che le diffidenze e le perplessità aumentano. «Il problema — mormora Lia Quartapelle — è che non abbiamo un baricentro in questa alleanza. E non possiamo pensare di rimontare con scorciatoie semplicistiche da quattro soldi come quella (ipotizzata da Tridico, ndr ) di abolire il bollo auto finché le strade della Calabria non miglioreranno. Dobbiamo ricalibrare il baricentro della coalizione, perché il populismo non funziona, puntiamo su proposte serie che riguardino i problemi concreti della gente e cerchiamo di attrarre chi non vota più».
(…)
carlo calenda lia quartapelle giorgio gori maria elena boschi benedetto della vedova
Al Nazareno, comunque, si guarda con apprensione all’andamento elettorale dei risultati dei 5 Stelle. Giuseppe Conte aveva detto ai dem che senza i loro candidati difficilmente gli elettori del M5S si sarebbero mobilitati, ma a quanto pare, e la Calabria lo dimostra, neanche in quel caso chi vota per il Movimento pare mosso dall’ansia di recarsi alle urne.
Le voci critiche, intanto, si susseguono. Dice Arturo Parisi: «La democrazia è democrazia solo se esiste una concreta alternativa che consenta al cittadino di scegliere. Marche e Calabria dicono che al momento non c’è. Guai se qualcuno tornasse a immaginare che l’alternativa sia tra il Palazzo e la piazza». Pur pensandola molto diversamente da Parisi anche Fratoianni e Bonelli nutrono dei dubbi sullo stato dell’alleanza: «Questa sconfitta deve portare a una riflessione. Serve un cambio di passo e non va rinviato», affermano.
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