IMMUNO-DEFICIENZA - SULLO SCUDO AI SENATORI CI SI SCANNA TRA RENZIANI E CHITIANI, GRILLINI E MINZOLINI: “È ASSURDO CHE UN SINDACO POSSA RIFUGIARSI IN SENATO PER SFUGGIRE ALLA GIUSTIZIA”

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Giovanna Casadio e Francesco Bei per ‘La Repubblica’

 

RENZI, BOSCHI,RENZI, BOSCHI,

«Siamo solo al pre-partita. Anche sull’immunità». Renzi è il primo a non essere convinto che la soluzione trovata equiparando semplicemente i nuovi senatori ai deputati sia la migliore. Il tema dell’immunità gli sta a cuore; sa come nell’opinione pubblica la norma che i costituenti hanno voluto come salvaguardia dell’autonomia e della libertà della politica, picconata da malaffare e corruzione, si sia trasformata in tutela e privilegio della casta.

 

E il governo infatti l’immunità non l’aveva prevista nella prima versione del disegno di legge Boschi che trasforma il Senato. Lo ha fatto presente la stessa ministra delle Riforme nell’incontro a Palazzo Chigi con il premier, con Anna Finocchiaro e con il capogruppo dem, Luigi Zanda poco prima del voto in commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama.
 

Luigi Zanda Luigi Zanda

Consapevole dell’ostilità di gran parte dello stesso Pd, Zanda ha spiegato a Renzi le ragioni del suo dissenso. Nella riunione vengono vagliate le varie possibilità. Ci sono sul tavolo le obiezioni dei tecnici sulla creazione di un regime diverso di guarentigie tra deputati e senatori. Impensabile. Esporrebbe il testo a un vizio di costituzionalità.

 

Anna Finocchiaro Anna Finocchiaro

Zanda suggerisce, d’accordo con Finocchiaro — che l’aveva proposto per prima — di trasferire il giudizio sull’autorizzazione a procedere alla Corte costituzionale. Renzi e Boschi non sarebbero contrari. Ma secondo il ministro delle Riforme si tratta di una strada «impervia». Oltretutto gli stessi giudici della Consulta hanno fatto sapere informalmente che non sono disponibili ad assumersi il carico del giudizio sui parlamentari. Temono tra l’altro una politicizzazione della loro funzione.
 

MINZOLINI QUAGLIARIELLOMINZOLINI QUAGLIARIELLO

Però il premier è convinto e rassicura: «Torneremo sull’immunità. La partita vera e propria si gioca in aula tra pochi giorni a Palazzo Madama». Zanda è sicuro che la strada migliore sarebbe il compromesso sull’insindacabilità di cui i nuovi senatori potrebbero godere per
le loro opinioni. Un ombrello minimalista. Ma il Nuovo centrodestra, Forza Italia e la Lega preferiscono non cambiare nulla, lasciare che venga applicata anche alla futura Camera delle autonomie l’immunità così com’è in Costituzione, prevista dall’articolo 68, dal 1993.
 

Per il presidente del Consiglio invece è il momento di rimettervi mano. Ecco quindi l’offerta nella lettera ai 5Stelle: «Vogliamo trovare insieme una soluzione sul tema dell’immunità sia per Camera che per Senato che non diventi impunità? ». Il Pd ci proverà. La lettera di Renzi alza il velo sulla strategia del premier: passare a un ridisegno complessivo delle prerogative dei parlamentari, non solo dei senatori. L’apertura di un “secondo forno” con i grillini serve proprio a creare le condizioni perché in aula già al Senato l’immunità venga rimessa in discussione. Potrebbe essere presentato un emendamento da parte dei relatori o dello stesso governo.
 

Vannino Chiti Vannino Chiti

D’altra parte la minoranza dem non intende retrocedere sugli emendamenti per l’insindacabilità. Il gruppetto di 19 senatori capitanati da Vannino Chiti è deciso a dare battaglia. Giudica «grave» la scelta compiuta. «L’immunità al consigliere- senatore è inconcepibile. Quando qualcuno si vede messo male, allora che fa? Si fa eleggere nel nuovo Senato?», denuncia Felice Casson.

 

Il fronte democratico anti immunità si allarga. «I nuovi senatori potrebbero avere così copertura per reati di qualsiasi natura compiuti non nella loro attività di senatori — ribadiscono a una voce sia Casson che Walter Tocci — In questo momento di scandali dell’Expo, per il Mose e in cui è più forte la richiesta di lottare contro i privilegi della casta, è un cattivo segnale». Paradossalmente argomenti simili sono stati usati ieri dal forzista Augusto Minzolini: «Io mi sono astenuto in commissione non perché sia contrario all’immunità per i parlamentari, anzi. Ma è assurdo pensare che un sindaco o un consigliere regionale possano trovare rifugio in Senato per sfuggire alla giustizia ».
 

Lorenzo Guerini e Guglielmo Epifani Lorenzo Guerini e Guglielmo Epifani

Per una volta lo stesso Renzi però potrebbe trovarsi sulla stessa lunghezza d’onda dei “ribelli” dem, i quali chiedono inoltre il Senato elettivo. Del resto, il vice segretario democratico Lorenzo Guerini ammette che «sugli istituti di garanzia bisogna intervenire in Parlamento. Io sono tra quelli — dice — che pensa vada rivista l’immunità». Nella riunione di ieri mattina si è discusso anche della lettera da inviare ai 5Stelle.

 

Il focus è sulla legge elettorale. Il ministro Boschi ha portato delle simulazioni per dimostrare che il Democratellum dei pentastellati è l’unico sistema tra i tanti in discussione a non garantire alcuna maggioranza, rendendo di fatto obbligatorie le larghe intese.

Il Democratellum perde il confronto persino con il Consultellum, cioè il modello proporzionale lasciato in piedi dalla Consulta dopo la bocciatura della legge Calderoli.

renzi grillinirenzi grillini

 

Il Consultellum ad esempio, vedrebbe il centrodestra a 165 seggi, il centrosinistra a 340 e il M5S a112, Nella stessa simulazione l’Italicum darebbe come risultato 155 seggi al centrodestra, 340 al centrosinistra e 123 ai 5Stelle. Infine il Democratellum grillino consentirebbe al centrodestra di arrivare a 154, il centrosinistra a 315 e i 5Stelle a 149. La prova provata per Renzi che «l’Italicum consente anche alle minoranze di essere rappresentate ma alla maggioranza di governare senza inciuci».