
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
IN CANADA C’È TANTO CARNEY AL FUOCO – IL “DRAGHI” NORDAMERICANO MARK CARNEY (EX GOVERNATORE DELLA BANCA CENTRALE CANADESE E INGLESE) VINCE TITILLANDO L’ORGOGLIO DEL SUO PAESE CONTRO LE MINACCE TRUMPIANE. MA PER GOVERNARE GLI MANCANO TRE SEGGI, CHE DOVRÀ CERCARE TRA I PICCOLI PARTITI – LE POSSIBILI CONSEGUENZE INTERNAZIONALI: RAPPORTI COMMERCIALI SEMPRE PIÙ STRETTO DI OTTAWA CON L’UE E MURO ALL’ESPANSIONISMO DEL TYCOON…
1. CANADA LIBERALI IN TRIONFO GRAZIE AL «FATTORE TRUMP»: «E ORA SI TRATTA TRA PARI»
Estratto dell’articolo di Sara Gandolfi per il “Corriere della Sera”
mark carney dopo la vittoria 6
Il Partito liberale ha vinto le elezioni in Canada e Mark Carney è riconfermato primo ministro.
Doppia sconfitta per il suo diretto avversario, il leader del Partito Conservatore Pierre Poilievre che ha perso anche il seggio di deputato che deteneva da vent’anni. In calo il Bloc Québécois, crolla la sinistra del New Democratic Party, il cui leader si è dimesso.
Carney ieri ha parlato con Donald Trump, che si è congratulato con lui, e insieme «hanno concordato sull’importanza della collaborazione tra Canada e Stati Uniti, come nazioni indipendenti e sovrane, per il loro reciproco miglioramento», riferisce una nota dell’ufficio del premier. «A tal fine, i leader hanno concordato di incontrarsi di persona nel prossimo futuro».
mark carney con la moglie diana fox
Ai giornalisti che fuori dal palazzo del governo a Ottawa gli hanno chiesto quando sarebbe avvenuto il faccia a faccia, si è limitato a rispondere: «Vedremo, ma lo faremo come due nazioni sovrane». E in un’intervista alla Bbc ha aggiunto: «Tratteremo alle nostre condizioni»
Salvo sorprese dopo il riconteggio ufficiale, Carney non è riuscito per soli tre seggi a conquistare la maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni, ossia almeno 172 dei 343 seggi che gli avrebbero permesso di governare senza il sostegno dei partiti minori: il Partito Liberale si è fermato a 169 contro i 144 dei Conservatori. Più ridotto lo scarto in termini di voti: 43,7% contro 41,3%. Il Paese è spaccato e Carney dovrà ora cercare alleati. I 7 seggi del New Democratic Party, i 22 del Bloc Québécois e l’unico rimasto al Green Party saranno l’ago della bilancia del futuro governo.
mark carney dopo la vittoria 5
[…] È il quarto mandato consecutivo per i Liberali, che governano ininterrottamente dal 2015.
Determinante per la fulminea rimonta del Partito, a inizio anno sotto ai Conservatori di oltre 20 punti in tutti i sondaggi, è stato proprio «il fattore Trump»: anche nel giorno del voto, il tycoon è entrato a gamba tesa nella vita politica dei vicini, invitandoli a mettere il suo nome sulla scheda elettorale.
Fino all’ultimo Poilievre ha cercato di riportare la campagna sui binari della politica domestica: l’inflazione, la mancanza di case, il «cambiamento necessario» dopo un decennio di governo liberale. Pur essendo meno estremista di Trump, la sua retorica populista non ha convinto. Forse per la prima volta, i canadesi […] hanno scelto […]un leader per la nazione. […]
2. LA RIMONTA-MIRACOLO DEL BANCHIERE «GLI USA NON CI SPEZZERANNO MAI»
Estratto dell'articolo di Sara Gandolfi per il “Corriere della Sera”
Il successo di Mark Carney, il neofita della politica canadese, eletto per la prima volta alla Camera dei Comuni e confermato primo ministro dopo poco più di un mese di campagna forsennata, sta tutto in una manciata di frasi ripetute nel discorso della vittoria, lunedì notte.
DONALD TRUMP POSTA LA MAPPA DEL CANADA COME PARTE DEGLI STATI UNITI
«Chi è pronto a difendere il Canada insieme a me?», dice nella TD Place Arena, il palazzetto dell’hockey di Ottawa. La zona degli spalti è quasi vuota. Attorno a lui si stringono poche decine di fedelissimi con le bandierine rosse in mano.
L’atmosfera è gioiosa ma calma e un po’ noiosa, come il leader che scandisce: «Abbiamo superato lo choc del tradimento americano, ma non dovremmo mai dimenticare la lezione. L’America vuole la nostra terra, le nostre risorse, la nostra acqua, il nostro Paese. Non sono finte minacce. Il presidente Trump sta cercando di spezzarci per possederci. Questo non accadrà mai e poi mai. Ma dobbiamo anche riconoscere la realtà che il nostro mondo è cambiato radicalmente». […]
Carney non è un trascinatore di folle. […] Il suo punto di forza non sono le chiacchiere ma le cose che s’impegna a fare, lavorando «in modo costruttivo con tutti i partiti in Parlamento», conscio di aver bisogno di appoggio esterno per guidare un governo di minoranza.
mark carney dopo la vittoria 3
«Mettiamo fine alle divisioni e alla rabbia del passato. Siamo tutti canadesi e il mio governo lavorerà per e con tutti». La promessa, o speranza, è che sia capace di «rendere l’economia canadese meno dipendente dagli Stati Uniti». È il punto forte di questo banchiere, che alla politica per molti anni ha preferito bilanci e piani d’investimento.
Carney deve il suo successo a Trump e all’hockey, che giocava da bambino. Il presidente americano, con i suoi attacchi, gli ha messo su un piatto d’argento le frasi giuste per galvanizzare gli elettori — «Non saremo mai il 51° Stato Usa», la più citata nei comizi — mentre lo sport più amato dai canadesi gli ha fornito lo slogan per conquistare i cuori: «Elbows up», gomiti alzati, che nel gergo dell’hockey descrive un modo efficace per proteggersi dall’avversario.
[…] Carney non è certo un novellino del potere. Ha lavorato al ministero delle Finanze, è stato governatore della Banca del Canada e di quella d’Inghilterra.
[…] Conosce tutti nel Partito liberale che lo corteggiava da anni. Quando si è capito che la luce di Trudeau si era ormai spenta è stato quasi naturale rivolgersi a lui: l’unico che poteva salvare i Liberali e, forse, fermare i dazi di Trump.
Ieri, sconfitti i venti populisti in casa, Carney ha scritto su X quello che i suoi cittadini vogliono leggere: «Questo è il Canada e siamo noi a decidere quello che succede qui».
3. SE IL CANADA DI CARNEY È UNA SPONDA PER LA UE
Estratto dlel’articolo di Stefano Stefanini per “la Stampa”
[…] Le conseguenze internazionali della vittoria di Mark Carney vanno oltre il rapporto bilaterale con gli Usa. Quest'anno il Canada ha la presidenza del G7 e ne ospiterà il vertice a Kananaskis, in Alberta, dal 15 al 17 giugno, a ridosso del vertice Nato dell'Aja (24-25) cui segue a ruota il Consiglio europeo del 26-27 giugno. A Kananaskis, Donald Trump non troverà una presidenza canadese più compiacente di quanto lo sarebbe stata con Trudeau e si confronterà con un leader inossidabile che ha un orizzonte politico (2029) più lungo del suo (2028).
Da Carney ci si può aspettare un forte appoggio a Kiev – immediate e calorose le congratulazioni di Zelensky – e alla linea europea (o dei "volenterosi" franco-britannici…) sull'Ucraina, nonché la massima apertura a un rafforzamento delle relazioni commerciali ed energetiche con l'Ue. L'ha appena ribadito. Visto dalla Casa Bianca, il voto canadese non rallegra certo i 100 giorni della seconda presidenza Trump.
Ma rallegra quanti abbiano a cuore la democrazia e la correttezza istituzionale, fondamentale al suo funzionamento, grazie all'immediata concessione dello sconfitto Pierre Poilievre, a conteggi ancora in corso, col sorriso sulle labbra pur non sapendo che il suo stesso seggio era a rischio (l'ha perso). Reciprocata prontamente da Mark Carney. Come si usava fare negli Stati Uniti. Prima di Donald Trump.
donald trump canada
donald trump e il canada - vignetta by vukic
supporter di mark carney canada
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