RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Estratto dell’articolo di Stefano Cappellini per “la Repubblica”
Mancavano pochi giorni alle Europee quando Marine Le Pen […] lanciava un appello a Giorgia Meloni: «È il momento di unirci, non possiamo lasciarci scappare un’occasione simile ». Roba grossa. Roba nuova.
Mai andate troppo d’accordo Meloni e Le Pen, così uguali nel percorso politico, così diverse nel carattere e nei tentativi spesso vani di uscire dal ghetto postfascista, da cui la tentazione continua di restarci e riarredarlo, ciascuna il proprio.
Ma aveva ragione Le Pen: dalle urne europee entrambe sono uscite vincitrici, l’occasione c’è. O forse bisogna già dire che c’era, tempo imperfetto, come molti calcoli delle due leader dell’ultradestra.
stefano cappellini foto di bacco
L’occasione, è evidente, rischia di scappare sia alla presidente del Consiglio che alla leader del Rassemblement National. Di sicuro a Meloni, che ieri con un discorso alla Camera si è lamentata dell’esclusione dagli accordi per i ruoli di vertici nell’Unione europea e ne ha fatto un problema di lesa maestà nazionale, come se l’intesa tra Popolari, Socialisti e Liberali in vista del Consiglio europeo fosse stata presa contro l’Italia anziché contro di lei e il suo partito, […] in quanto presidente dei Conservatori, una delle litigiosissime famiglie dell’Europa nera e sovranista, ovviamente nemica di quella dove sta Le Pen insieme a Matteo Salvini.
Meloni sta ora impalata davanti al bivio che molti le avevano prospettato da mesi, quando lei fingeva fosse possibile stare un po’ di qua e un po’ di là, la mattina sovranista e la sera europeista, a pranzo con Urso e a cena con Ursula, aspirante statista a Bruxelles e irriducibile autarchica a Roma dove concionava di mettere in saccoccia francesi e tedeschi e aprire la Ue come una scatoletta di tonno. Invece no: o Meloni vota un accordo preso sulla sua testa e si autocertifica la marginalità o rifiuta e finisce ancora più nell’angolo. Ma anche Le Pen rischia.
matteo salvini e marine le pen a bruxelles dopo le europee 2024
In Europa, non è una notizia, è già fuori dai giochi. […] È in patria che Le Pen potrebbe finire nella trappola del nemico Macron, che di voti alle Europee ne ha presi pochini, ma ha letto l’arte della guerra di Sun Tzu — ritirarsi per attaccare meglio dopo — più che Robert Brasillach, lo scrittore collaborazionista tuttora caro ai nostalgici del Rassemblement (e a molti Fratelli d’Italia).
L’esito delle imminenti legislative è tutt’altro che scontato: si vota con il doppio turno e gli anti lepenisti sono ancora, fino a prova contraria, i due terzi dell’elettorato francese. Le ultime proiezioni sui seggi all’Assembleanazionale non sono confortanti per Le Pen: 220-260 seggi per il Rn e i suoi alleati. La maggioranza assoluta è a quota 289. Lontanuccia, se i sondaggi non sono sballati.
Leader assolute di partiti costruiti a loro immagine, forze storiche ma familiste — una ha ricevuto la leadership in eredità dal padre, l’altra ha messo la sorella a coordinare Fratelli d’Italia e il cognato in Consiglio dei ministri — les madames dell’Europa nera cercano da anni di barcamenarsi tra la volontà di mostrarsi emancipate dal passato e la protervia di rivendicarlo come segno di diversità e alterità al sistema, salvo atteggiarsi a vittime se il sistema si difende dalle loro scorribande.
Meloni fa la faccia dura in casa e si mostra più conciliante in Europa, poi si ritrova nella non semplice posizione di dover spiegare perché sia così disdicevole e antidemocratico rieleggere una presidente di Commissione con cui ha condiviso missioni, sorrisi e foto.
Le Pen il contrario: postura domestica più moderata, postura continentale più truce. In Francia la sua ripulitura è nota con il termine di dédiabolisation, la de-demonizzazione: ha cambiato nome e simbolo al partito, la fiamma del fu Front National è ora stilizzata, si adonta se la definiscono di estrema destra. L’italiana si è reinventata atlantista doc, la francese sta ancora cercando di nascondere il putinismo smaccato degli ultimi anni, che la leader di FdI ha dismesso del tutto dopo averlo a sua volta celebrato nella autobiografia Io sono Giorgia.
Tutto un inseguirsi e scavalcarsi ora a destra e ora sinistra, per poi correre il serio rischi di trovarsi ognuna dov’era, unite sì, […] ma solo in un unico irrilevante scenario, quello in cui per puntiglio e disperazione Meloni dice no agli accordi europei e raggiunge Marine in un angolo comune del ghetto, nemmeno troppo arredato.
MELONI LE PEN 2VIDEO DI MARINE LE PEN CONTRO GIORGIA MELONI
MILITANTI DEL RASSEMBLEMENT NATIONALmarine le pen jordan bardella
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