
FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO…
IN GERMANIA IL NAZISMO NON PASSA MAI DI MODA - A DRESDA, CITTA' DELL'EX DDR CHE DIEDE I NATALI AD ANGELA MERKEL, LE SVASTICHELLE DI AFD, AMICHE DI MUSK, HANNO SFIORATO IL 30% (OTTENENDO IL 40% TRA OPERAI E QUASI DAL 50% TRA GLI AGRICOLTORI) - IL MOTIVO? IN SASSONIA C’È STATO UNO SVILUPPO PIÙ LENTO DEL BENESSERE: I CITTADINI HANNO PIÙ PAURA DEL DECLINO E ACCUSANO I MIGRANTI DI OGNI MALE - SECONDO I CITTADINI "È SBAGLIATO CONSIDERARE NEONAZISTA IL 20% DEI TEDESCHI CHE HA VOTATO L’AFD. ESCLUDERLA HA CONTRIBUITO A RENDERLA PIÙ RADICALE..."
Estratto dell'articolo di Tonia Mastrobuoni per “La Repubblica”
https://www.repubblica.it/esteri/2025/03/08/news/germania_dresda_afd-424049427/
Bühlau è uno di quei quartieri in cui ci si dice ancora il buongiorno annuendo da un marciapiede all’altro. Le strade scendono morbide verso il fiume, incorniciate dai salici e dalle stupende ville jugendstil. Stiamo tagliando a piedi verso l’Elba la collina orientale di Dresda dove Uwe Tellkamp ha ambientato il suo magnifico La Torre (La Nave di Teseo).
Aspirava a diventare i Buddenbrook della Germania unificata, il grande epos sulla caduta del Muro. E il romanzo sugli ultimi anni della Ddr visti attraverso tre personaggi che si rifugiano nella letteratura per astrarsi dall’ottuso e pervasivo regime comunista, vinse molti premi prestigiosi e fu acclamato dalla critica. Finché Tellkamp non cominciò a dire cose strane.
LA GERMANIA EST IN MANO AI NAZISTI DI AFD - 2025
Negli anni di Angela Merkel, lo scrittore di Dresda scivolò su posizioni filo-Afd, iniziò a dire sciocchezze come una Alice Weidel qualsiasi. Il culmine arrivò nel 2018, quando dichiarò che «la maggior parte dei migranti non fugge da guerre e persecuzioni: vengono qui per insinuarsi nei nostri sistemi sociali; è così oltre il 95% delle volte». Una bugia dalla quale il suo editore Suhrkamp si affrettò a prendere le distanze. […]
Il fenomeno della deriva a destra degli intellettuali ed ex dissidenti della Ddr non è raro. Alcuni sono eroi che hanno combattuto il comunismo e ora lamentano seriamente di vivere in un regime antidemocratico. E la rottura è avvenuta, paradossalmente, durante il lungo cancellierato della “ragazza dell’Est”, di Angela Merkel.
È come se tutti avessero cominciato allora a gridare, per citare un celebre pamphlet di Petra Köpping, Integrate prima noi!. E a Dresda, la città barocca adorata dal Canaletto che ha sempre oscillato tra conservatorismo e reazione, il fenomeno è più evidente che altrove.
MANIFESTAZIONE CONTRO TRUMP, PUTIN E I NAZISTI DI AFD A BERLINO
Qui l’Afd ha sfiorato il 30% alle ultime elezioni e la grande spaccatura tra le due Germanie è più radicata che altrove. Durante la crisi dei profughi, è qui che nacquero le manifestazioni razziste e anti islamiche di “Pegida”. E gli slogan più violenti contro Merkel.
Sotto la Ddr, la “Firenze sull’Elba” era detta con disprezzo la “valle degli ignari”: la tv occidentale non arrivava, e rispetto ad altre città come Lipsia, i contatti con l’altra parte del Muro erano più diradati, il conservatorismo più radicato. Ogni anno, poi, i neonazisti sfilavano davanti alla Semperoper per ricordare il feroce bombardamento degli Alleati del 13 febbraio 1945. Lo ribattezzarono oscenamente «Olocausto delle bombe». […]
La grande ipocrisia ebbe fine con la “Rivoluzione pacifica” del 1989. Allora Frank Richter era un giovane prete della cattedrale cattolica di Dresda, la Hofkirche. A ottobre fondò il “Gruppo dei 20” che contribuì poche settimane dopo a buttare giù il Muro. «Ma eravamo pochi, il 5-10% della popolazione», ci racconta, sorseggiando un caffè. «Molti stettero a guardare».
Proprio a Dresda, in quei febbrili mesi del tramonto del “secolo breve”, il cancelliere Helmut Kohl tenne il suo discorso più memorabile. […]
«Soprattutto in una città antica e fiera come Dresda». Ma «la rottura vera, in Sassonia, avvenne negli anni di Merkel e dell’apertura delle frontiere. E’ lì che l’Afd è cresciuta fino a sostituire la Cdu». Adesso l’ultradestra reclama di essere la nuova Volkspartei, radicata in tutti gli strati della popolazione.
In Sassonia è prima, ha preso il 37,3% e ha vinto tutti i seggi con mandato diretto. Nel land, peraltro, le sporadiche collaborazioni locali con la Cdu non sono rare: a Bautzen, Meissen, Pirna, Riesa. Altro che cordone sanitario.
In una gelateria italiana di fronte alla Frauenkirche incontriamo uno dei dresdeniani più famosi: Claus Weselsky, l’ex capo dei ferrovieri che per anni ha paralizzato la Germania con i suoi scioperi, senza mai fare sconti ai manager della disastrosa Deutsche Bahn. Un sindacalista battagliero, all’antica. «E’ sbagliato considerare neonazista il 20% dei tedeschi che ha votato l’Afd», sostiene.
«Escluderla da tutto ha contribuito molto a renderla più radicale. E’ lo stesso errore che si è fatto a lungo con il Pds e la Linke (eredi del vecchio partito comunista Sed, ndr). Sembra che chi non voti Cdu, Spd, Fdp o Verdi sia automaticamente antidemocratico ».
Weselsky scuote la testa: «ecco perché il cordone sanitario è un problema». Per il sindacalista, il verdetto delle elezioni è limpido: «I tedeschi dell’Est stanno abolendo i partiti tradizionali perché si sentono depredate più poveri». In più, «temono l’enorme numero di profughi arrivato negli ultimi anni».
bombardamento di dresda 13-15 febbraio 1945
Il 23 febbraio, l’Afd è stata votata in Sassonia da oltre il 40% degli operai, e quasi dal 50% degli agricoltori. E anche tra i lavoratori artigiani, ammette Andreas Brzezinski, direttore generale della Camera degli artigiani di Dresda, «la percentuale è al di sopra della media». Uno dei motivi che spiega la popolarità dell’Afd tra i lavoratori, è che «qui c’è stato uno sviluppo più lento del benessere, e c’è più paura del declino».
E poi c’è l’immigrazione. «Perché i richiedenti asilo non possono lavorare più rapidamente e vengono finanziati dallo Stato? Da anni ci lamentiamo della mancanza di manodopera specializzata, e poi non lasciamo lavorare i tanti profughi che lo vorrebbero. Anche questo crea molta rabbia». La lezione del voto è chiara: «l’integrazione deve funzionare meglio». O l’Afd continuerà a esplodere.
angela merkel friedrich merz
angela merkel a che tempo che fa 7
germania dresda caldo
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