RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Ilario Lombardo per “La Stampa”
Due mesi fa, esattamente il 16 marzo, nel pieno della ferocia delle bombe di Vladimir Putin, il Consiglio d'Europa decideva di espellere Mosca dai propri membri. E così, oggi, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov non siederà accanto ai colleghi, a Torino, nel giorno che concluderà il semestre di presidenza italiana dell'organizzazione nata per la difesa dei diritti umani quattro anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
Per il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è l'occasione perfetta per illustrare l'idea tutta italiana di un percorso che porti alla pace in Ucraina, contenuta in un documento consegnato a New York al segretario generale dell'Onu Antonio Guterres. Si tratta di un piano che, secondo la Farnesina, dovrà fare leva sulla collaborazione di un partner Nato strategico come la Turchia.
Mario Draghi sarà ad Ankara il 5 luglio per un bilaterale con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Per settimane le diplomazie hanno lavorato puntando a trovare il giorno più adatto. E nella scelta, il peso del calendario non è secondario: il vertice, infatti, si terrà cinque giorni dopo la conclusione del summit Nato di Madrid.
putin erdogan gustano un cornetto
È molto probabile che saremo ancora nel pieno del conflitto in Ucraina e che le speranze per una tregua o una pace più duratura saranno il cuore del confronto tra due membri dell'Alleanza atlantica, protagonisti nel Mediterraneo, con diversi interessi in comune e qualcuno in contrasto. È la terza volta che Draghi e Erdogan si vedranno di persona. La prima, tra imbarazzo e gelo, fu in Italia, al G20 di ottobre, esattamente sei mesi dopo che il premier definì il presidente turco un «dittatore» di cui «però si ha bisogno».
L INCONTRO TRA SANNA MARIN E MARIO DRAGHI VISTO DA OSHO
La guerra in Ucraina ha dimostrato all'ex presidente della Banca centrale europea quanto fondata fosse la seconda parte della sua dichiarazione. L'annuncio del vertice di luglio è stato dato ieri da Draghi durante l'informativa in Aula, in Senato: «È il primo da dieci anni a questa parte - ha spiegato il premier -. Discuteremo le prospettive diplomatiche e negoziali del conflitto, e del rafforzamento dei rapporti tra Italia e Turchia».
La guerra in Ucraina ha regalato a Erdogan un ruolo in prima fila: il turco è l'unico leader della Nato che tratta con Putin, che ha messo attorno allo stesso tavolo (per un negoziato fallito) russi e ucraini, che non ha aderito alle sanzioni contro il Cremlino, che minaccia il veto per l'ingresso di Finlandia e Svezia nell'Alleanza atlantica, e che non intende fare da semplice spettatore mentre altri si dividono la torta della grande partita energetica dopo il progressivo addio al gas di Mosca.
roman abramovich con erdogan ai negoziati tra russia e ucraina in turchia
In generale, il diritto di interdizione serve a Erdogan per regolare più di un conto aperto con i partner occidentali. Settimane di contatti, telefonate e colloqui di persona tra i ministri degli Esteri Di Maio e Mevlüt Çavuolu sono serviti a creare una fiducia reciproca tra i due Paesi. Per questo motivo, spiegano fonti diplomatiche, il governo italiano ha già ricevuto rassicurazioni che la Turchia alla fine non si metterà di traverso all'adesione di Helsinki e Stoccolma.
Erdogan vuole trattare, è quello che ha spiegato Di Maio a Draghi. E vuole trattare su due punti: chiede agli scandinavi di consegnare i curdi del Pkk che Ankara considera terroristi, e di ritirare l'embargo sulla vendita degli armamenti tuttora in vigore in Svezia e Finlandia. Tanto per far capire che fa sul serio, dopo aver detto di non avere niente in contrario sulla richiesta di ingresso nella Nato dei due nordici, ieri il presidente turco ha fatto filtrare il seguente sfogo: «È inaccettabile che vi entri chi sostiene organizzazioni terroristiche».
Erdogan potrebbe avere tutto l'interesse a rallentare i tempi di adesione e allungare il periodo di transizione in cui Svezia e Finlandia rimarrebbero esposti alla possibile rappresaglia di Putin, perché scoperti dall'ombrello previsto dall'articolo 5 del trattato, quello che impone il soccorso comune tra i Paesi membri.
A oggi le speranze che nutriva Erdogan di organizzare una conferenza di pace sono naufragate sotto il diluvio di missili della Russia contro i civili ucraini. I tempi non sono maturi e secondo il governo italiano non lo saranno fino a quando non parteciperanno in maniera attiva anche l'Europa e gli Stati Uniti.I diplomatici italiani che sono al lavoro per preparare il bilaterale hanno abbastanza chiaro cosa voglia in cambio la Turchia e cosa potrebbe ricavarne anche l'Italia.
Gli sherpa italiani, americani e turchi discutono di commesse militari (soprattutto caccia) e delle garanzie in materia di sicurezza strategica richieste da Erdogan. La mediazione di Draghi al tavolo di luglio potrebbe fruttare possibili nuove occasioni di approvvigionamento energetico per l'Italia. È molto probabile infatti che si parlerà del nuovo progetto di un gasdotto sottomarino tra Turchia e il più grande giacimento offshore israeliano, il Leviathan.
Tel Aviv, in collaborazione con Egitto e Unione europea, punta ad aumentare il flusso di gas verso l'Italia e l'Europa. I piani per moltiplicare le forniture si basano su più possibilità, complicate però dai difficili equilibri nel Mediterraneo. Il progetto con Israele è coccolato da Erdogan perché alternativo al corridoio EastMed, che taglia fuori la Turchia dalle triangolazioni nel Mediterraneo, perché porta i tubi da Cipro direttamente sulle coste greche e poi italiane, privando Ankara della sua capacità di influenza. Non è impensabile che, tra i tanti temi da trattare, Erdogan affronterà anche questo con il premier di un Paese alla disperata ricerca di gas.-
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