
DAGOREPORT – COSA SI SONO DETTI GIORGIA MELONI E LUCA ZAIA NELL'INCONTRO A PALAZZO CHIGI, TRE…
CROSETTO LASCIA 'OMNIBUS' http://www.ilgiornale.it/video/interni/corsetto-lascia-omnibus-862647.html
1 - FRATTINI GUIDA LA FUGA DA FORZA BERLUSCONI...
Salvatore Dama per "Libero"
Sono cinque i deputati che non accettano di dare il benservito al governo. E sono Carla Castellani, Giuliano Cazzola, Franco Frattini, Gennaro Malgieri e Alfredo Mantovano. A cui va aggiunto Beppe Pisanu al Senato, che ha detto sì all'esecutivo contravvenendo all'ordine di scuderia. Mediamente assortiti tra ex Forza Italia ed ex Alleanza nazionale. Alcuni di loro ne hanno fatto un problema di coerenza: dire no a un decreto, quello sui costi della politica, dopo aver votato sì in tutti i precedenti passaggi preliminari non ha senso. Altri si sono ribellati all'ordine giunto da Palazzo Grazioli per ragioni squisitamente politiche.
Il governo dei professori non è un'esperienza fallimentare come la descrive Silvio Berlusconi. à il caso di Franco Frattini. Il più montiano dei pidiellini. Che ieri ha per la prima volta preso la parola in Aula in dissenso dal suo gruppo di appartenenza: «Ho doverosamente e preventivamente informato Berlusconi che non avrei potuto condividere l'indicazione di non partecipare oggi al voto di fiducia al governo Monti», spiega l'ex ministro degli Esteri.
«Le critiche legittime alla politica economica generale del governo Monti hanno sinora condotto e potranno condurre ancora ad integrazioni e correzioni delle linee di politica economica confermando però lealtà a un'azione di governo che sia pure in circostanze eccezionali sta cercando di condurre in porto riforme di indubbio valore».
L'Europa guarda l'Italia, riflette Frattini, e il Pdl non può assumere l'immagine del partito inaffidabile. Specie agli occhi dei partner del Ppe: «Continuo a ritenere che il campo dei moderati, sulle linee del popolarismo europeo, debba ancora sostenere riforme e progetti di governo che ci permettano di proporre un'offerta politica seria, europeista ed ispirata al bene comune. Così come in molte occasioni il Pdl ha cercato di fare all'interno di una maggioranza davvero strana». Gennaro Malgieri e Alfredo Mantovano non ci stanno a passare per incoerenti. E non si spiegano questa repentina inversione a U.
«à alquanto bizzarro che ci sia richiesto di non votare oggi un provvedimento che in precedenza abbiamo già votato», dichiara Malgieri precisando di non aver avuto alcuna motivazione dal capogruppo. Dello stesso avviso l'ex sottosegretario all'Interno Mantovano: «à un voto che non riguarda la politica economica nel suo insieme, ma uno specifico provvedimento che taglia i costi, fissa limiti di spese e che è stato migliorato nei passaggi parlamentari anche da noi stessi. L'ho votato venti giorni fa, non vedo perché non dovrei votarlo adesso».
2 - ONORE AL «GIGANTE» CROSETTO CHE LASCIA IN DIRETTA TV...
Filippo Facci per "Libero"
I giganti, quando se ne vanno, fanno più rumore. Guido Crosetto ieri mattina pareva abbacchiato sin dall'inizio, quando con lui a Omnibus (su La7) sedeva uno schieramento che sulla carta non gli era particolarmente ostile. C'erano l'onorevole Andrea Orlando e Federica Fantozzi (Pd, Unità ) che solfeggiavano ancora inebriati dall'aura delle primarie, disponibilissimi a rendere l'onore delle armi a un nemico - il Pdl - che semplicemente non c'era, e però Crosetto doveva rappresentarlo; poi c'erano tre giornalisti di cosiddetta area (Franco Puca di Panorama, Adalberto Signore del Giornale e il sottoscritto) che tanto ellittici non lo sono mai stati.
Ma non sono le opinioni ad aver piegato Crosetto: è stata una serafica elencazione di fatti enunciati en passant, senza cattiveria, dati giustamente per acquisiti. Le primarie? S'è visto. La riforma elettorale? S'è visto. Berlusconi invocato dalle folle? Non s'è visto. E le riforme mai fatte? E il cedimento a Monti? E il caso Sallusti? Fatti.
Poi qualcuno ha detto che forse Berlusconi è semplicemente il problema del centrodestra italiano, punto e basta, altri hanno ricordato che mercoledì era previsto un vertice del Partito ma Berlusconi avrebbe preferito fare annunci da Bruno Vespa; poi c'è stato effettivamente il vertice del Partito (quelle delle bocche tappate alla fine) e però in tarda serata Berlusconi se n'è fottuto e ha fatto sparate concordate con nessuno: il Paese mi vuole, Monti è uno strozzino, fate largo. Accadeva questo, mercoledì sera: intanto Crosetto stava guardando la Juventus alla tv e aveva già accettato l'invito a Omnibus.
A dire che? A nome di chi? Per giustificare che cosa? In che modo? No, davvero, basta: «Non ce la faccio. A dire niente, non ce la faccio». Ha lasciato la trasmissione, sinceramente avvilito, la voce tremante. Non perché fosse fragile, il contrario: perché lo era stato per troppo tempo. Aveva deciso: che cosa? Qualsiasi cosa fosse, non era da annunciare a Omnibus, come non lo sarebbe stata da Vespa. Perché è proprio in televisione che tanti politici hanno perduto ogni dignità . E in televisione, ieri mattina, qualcuno l'ha ritrovata.
3 - TENTAZIONE MELONI: SOGNA ANCORA LO STRAPPO...
F.Spe. per "Libero"
Se c'è una cosa che si deve riconoscere a Giorgia Meloni è la tenacia (nel volere il rinnovamento) nel mezzo della tempesta (dell'annunciata restaurazione del Pdl ancora e sempre berlusconiano). Sostiene Giorgia, Pdl, con un tweet appassionato, di pancia diretto alla pancia giovane del suo ex partito An: «Considero la ricandidatura di Berlusconi un errore. In ogni caso, decisioni come questa vanno discusse e prese negli organi competenti».
Questo ha vergato Meloni, in merito all'eventuale ricandidatura a premier di Silvio Berlusconi. Fosse per lei, Meloni insisterebbe per le Primarie; e non è detto che il precipitare degli eventi possa portala ad uno strappo col partito, e alla creazione di una lista propria in chiave "Matteo Renzi" al femminile e di destra. Magari in ticket con Flavio Tosi, tanto per respirare gioventù. Ma Meloni è voce clamante quasi unica nel deserto della politica di centrodestra.
A parte il gigante buono Guido Crosetto -che coraggiosamente s'è autoesiliato in diretta da Omnibus a La7 per evitare di mordersi la lingua- tutti appaiono storditi dal ritorno di Silvio. Specie gli ex An, contro cui l'ex premier ha, di fatto, lanciato i propri strali. Gianni Alemanno difende i Comuni, ma su Silvio tace. Altero Matteoli idem: mai stato così altero. Maurizio Gasparri si tiene in equilibrio sulle parole: «credo che essere uniti sia la cosa principale, ieri abbiamo espresso tutti le varie opinioni, lo stesso Berlusconi il 24 ottobre ne aveva espresse diverse, indicando nelle primarie e nella candidatura di esponenti di nuova generazione come Alfano, una ipotesi».
Ignazio La Russa usa metafore calcistiche («scelto il capitano, ora bisogna fare la squadra») e ha una colluttazione verbale sulla legge anticorruzione con l'altro Ignazio, Marino, dalla Gruber su La7. Tutti, insomma, parlano della candidatura di Berlusconi come «un'ipotesi da valutare», pure se che la cosa è fatta.
Anche perchè i soldi per due separate e pompose campagne elettorali non ce ne sono. Infatti, per gli ex An, a questo punto il tema è un altro: a chi finirà il patrimonio della ex Alleanza nazionale; quei 65 milioni di euro in contanti provenienti dai rimborsi elettorali depositati sui conti di An più le decine di immobili provenienti dai lasciti dei militanti del vecchio Msi?...
4 - L'ULTIMO DEI MONTIANI...
Da "Libero" - I colleghi del Pdl sono usciti in massa dall'aula del Senato. Lui no. Beppe Pisanu ha votato in solitudine la fiducia a Monti, nel giorno della grande astensione azzurra. Ai gesti di rottura è abituato. Come quando (dopo 40 anni di cadreghe) annunciò di la sua ricandidatura: «Voglio il record». Eccolo: è l'ultimo dei montiani.
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