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1 - PER IL PREMIER L’INCOGNITA DELLE REAZIONI EUROPEE
Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
La frase-chiave è quella in cui Matteo Renzi rivendica: «Noi non siamo uguali agli altri: sia stampato in testa a chiunque abbia dubbi». Dicendolo alla direzione del Pd, ieri pomeriggio, il premier ha evocato il tarlo che rischia di corrodere la credibilità dell’esecutivo. Il fatto che abbia sentito il bisogno di sottolinearlo è la conferma di una difficoltà. Fino a qualche settimana fa, la novità della fase apertasi nel febbraio del 2014 era scontata. Oggi non più: al punto che è lo stesso presidente del Consiglio a doverla ricordare.
FEDERICA GUIDI MARIA ELENA BOSCHI MATTEO RENZI
Con il pasticcio, e con l’inchiesta giudiziaria, del petrolio in Lucania e le dimissioni del ministro Federica Guidi, evidentemente a qualcuno sono venuti dei «dubbi». Ed è chiaro che la vicenda travalica la magagna scoperta dalle intercettazioni. Con la difesa a oltranza di quanto è stato deciso, Renzi accredita una scelta utile al Paese, sbloccando lavori fermi da anni. «Se questo è un reato, ho commesso un reato», ha detto ieri al Pd con un’iperbole mentre i magistrati di Potenza finivano di interrogare come «persona informata dei fatti» il ministro Maria Elena Boschi.
La sfida parallela agli inquirenti, che invita ad arrivare presto alle sentenze, e agli oppositori sottolinea un’irritazione e, secondo i critici, una sindrome da accerchiamento. La minaccia di trascinare in tribunale chi accusa il Pd di essere pagato dai petrolieri segnala un’esasperazione. Mostra un partito che si sente messo ingiustamente nell’angolo. L’operazione è rischiosa, non tanto per le mozioni di sfiducia del M5S e del centrodestra, o per la fronda incattivita della minoranza del Pd. Il tema sono le Amministrative di giugno e il referendum istituzionale in autunno.
Quello di metà aprile sulle trivellazioni, per quanto forse rianimato dal caso Guidi, continua a essere liquidato da Renzi ribadendo la giustezza dell’astensione. Le bordate delle opposizioni contro Palazzo Chigi e la Boschi, strumentali ma certo logoranti, puntano a indebolire l’esecutivo in vista delle prime due scadenze. Martellano sull’aumento delle tasse che, dicono citando l’Istat, dipende anche dai contributi alle quattro banche locali «salvate», già causa di tensioni. Per questo Renzi avverte: non siamo come gli altri. Se viene omologato, la sua stagione «rivoluzionaria» è chiusa.
RENZI TOCCA LA SCHIENA DELLA BOSCHI
Sarebbe un dramma per l’Italia e la sua credibilità internazionale. L’immagine del Paese è già sgualcita dalla vicenda della Basilicata: nelle cancellerie europee e tra gli investitori ci si chiede dove approderà. Finché i «dubbi» a cui ha accennato Renzi riguardano pezzi della sinistra o dell’elettorato, rimangono una questione interna. Se però sfiorano quanti all’estero hanno scommesso sulla cesura col passato, sarebbe un guaio. L’ombra dell’affarismo oscurerebbe il confine tra vecchia e nuova classe dirigente. E restituirebbe l’idea nefasta di un’Italia incapace di rinnovarsi.
MICHELE EMILIANO E MATTEO RENZI
2 - RENZI CADE NEL POZZO
Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano”
Matteo Renzi dice che il via libera ai petrolieri in Basilicata era un atto dovuto, sostenendo che il suo governo vuole liberare dal ricatto ambientalista le opere pubbliche. Gli risponde il governatore Michele Emiliano, presidente della Puglia ed ex magistrato, uomo di punta del Pd nel Mezzogiorno: il presidente del Consiglio non sa che quella che lui difende non è un' opera pubblica, ma privata, e questo prova che è informato male.
Le faide interne al Partito democratico ci hanno tenuto compagnia per anni, in particolare negli ultimi, con Renzi a Palazzo Chigi. Tuttavia quella in corso è qualche cosa di più del ritornello che la sinistra del Pd ripete senza sosta, innanzitutto perché Emiliano non è Roberto Speranza e in secondo luogo perché siamo alla vigilia di un referendum che ha come obiettivo lo stop alle trivellazioni petrolifere e di una scadenza elettorale per il rinnovo dei sindaci in alcune importanti città italiane.
renzi con il padre suo e di boschi e rosi di banca etruria stile amici miei
Il premier in questa lunga campagna, che parte con il plebiscito e arriva alle Comunali per poi passare alla sfida sulla Costituzione, sperava di entrare sull'onda dei successi in economia e con il vento in poppa di buoni accordi europei sia sul fronte dell' immigrazione che su quello del debito.
Invece, purtroppo, è costretto a fare il suo ingresso dalla porta di servizio e la rappresentazione plastica è data proprio dal suo arrivo ieri a largo del Nazareno per la direzione del Pd. Un appuntamento blindato, reso ancor più cupo, oltre che dalle manifestazioni di contestazione, anche dalle notizie circa l' interrogatorio del ministro Maria Elena Boschi da parte dei magistrati di Potenza. Renzi sognava di bissare il successo delle elezioni europee, quando bastò distribuire 80 euro per conquistare una percentuale che il suo partito non aveva mai visto.
il servizio di francesca biagiotti a ballaro su pier luigi boschi 5
Purtroppo la situazione economica non consente regalie, ma anzi imporrebbe di nuovo di tirare la cinghia. La disoccupazione, privata del doping della decontribuzione, è tornata a salire; il debito pubblico anche, ma soprattutto ciò che continua a crescere senza sosta sono la pressione fiscale e la spesa in conto capitale.
il servizio di francesca biagiotti a ballaro su pier luigi boschi 4
E a certificarlo, nonostante l'allontanamento di qualche dirigente poco funzionale al nuovo corso di appoggio al governo, è l'Istat. L' ente ieri ha diffuso dati per niente promettenti sul peso delle tasse e si scopre che a contribuire a farle aumentare è stato anche il decreto salva banche: i 2,5 miliardi necessari per Etruria & Company, nonostante le rassicurazioni, pesano sulle tasche del contribuente.
Insomma, il mix di crisi economica e di indagini giudiziarie, più che una primavera per il presidente del Consiglio si sta trasformando in un autunno. Qui non cadono le foglie, ma qualche certezza comincia a venire meno. Fino a qualche tempo fa avremmo scommesso che Renzi avrebbe tranquillamente attraversato l'intera legislatura, candidandosi a guidare quella successiva. Ma per come si stanno mettendo le cose, la situazione appare molto più incerta di come la immaginavamo solo poche settimane fa. Se il governo infatti appare indebolito perché sta deludendo molte delle aspettative in fatto di crescita, ancora più fiacco risulta per via delle inchieste giudiziarie.
Alcune riguardanti l' entourage familiare, altre - come quella di Potenza - che vertono proprio attorno al cuore del renzismo, ovvero la capacità decisionale, di sbloccare passaggi difficilmente sbloccabili, ad esempio quelli in cui ci sono di mezzo i formidabili interessi petroliferi.
In due anni di governo il premier mai si era trovato in una situazione tanto complessa, sia sul fronte esterno che su quello interno. È probabilmente questa la ragione del nervosismo mostrato ieri durante la direzione del Pd. Già vi erano state le avvisaglie con l'intervista a Lucia Annunziata, quando non solo si era attribuito la responsabilità del famoso emendamento salva Total, ma aveva sfidato i magistrati. I quali, dopo il passaggio in tv, hanno reagito interrogando Maria Elena Boschi.
La risposta di Palazzo Chigi ieri non si è fatta attendere e dall' assunzione di responsabilità si è passati all' attacco a testa bassa, con l' accusa alla Procura di Potenza di non aver mai chiuso un' indagine (peccato che sia cascata nel giorno in cui i manager Total sono stati condannati a pesanti pene detentive per un' altra storia riguardante però sempre gli stessi impianti petroliferi). E come se non bastasse, il presidente del Consiglio ha insistito sulla bontà dell' emendamento, autodenunciandosi per il reato di sveltimento di opere pubbliche.
A qualcuno tutto ciò potrà sembrare una dimostrazione di forza e di carattere. In realtà, se si va oltre le apparenze, si capisce che è la reazione di un leader politico nel pantano, che per la prima volta vede davanti a sé più ostacoli di quelli immaginati e non sa se riuscirà a superarli. Più che un uomo tutto d' un pezzo sembra uno caduto nel pozzo.
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