DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Ugo Magri per LaStampa.it
Nella giungla di Montecitorio, dove va in scena l'occupazione grillina, Bersani s'è trovato faccia a faccia con il Giaguaro. Però non l'ha smacchiato. Anzi, sono stati un'ora a ragionare insieme, e Berlusconi è rimasto piacevolmente colpito dalla giovialità emiliana del segretario Pd.
Toni distesi, conversazione cordiale dedicata alla scelta del prossimo Capo dello Stato. Nomi non ne sono stati fatti, solo ed esclusivamente discorsi sul metodo.
Quello proposto da Bersani non confligge con l'altro gradito a Berlusconi. In pratica, tanto il Pd quanto il Pdl rinunciano a pretendere che il successore di Napolitano venga scelto dalla propria parte politica.
Dovrà trattarsi di una decisione condivisa. Dunque il futuro Presidente non sarà un dito nell'occhio per l'elettorato di sinistra, e nemmeno per quello di destra. Dovesse andare così (ma ci saranno altri incontri nei prossimi giorni, tra le due delegazioni), il Cavaliere sarebbe al riparo da «sorprese» tipo Prodi o Zagrebelsky, che su di lui hanno l'effetto della criptonite per Superman.
Però, metodo a parte, Berlusconi non porta ad Arcore null'altro. La richiesta Pdl di partecipare al governo è rimasta sullo sfondo, inevasa. Anzi dopo l'incontro Bersani ha diffuso un «tweet» dove riassume così: «Noi siamo disponibili, ma non a governissimi». Ragion per cui alti erano, ieri sera, i lamenti dei «berluscones» più impazienti.
E freddina la dichiarazione finale di Alfano (anche lui partecipe del colloquio, insieme con il numero due del Pd Enrico Letta), da cui parrebbe che si siano ripetute un po' le solite cose («è stata l'occasione per confermare quello che abbiamo sempre detto...»), senza tante novità . Il Pdl pone come condizione che al Quirinale vada «una personalità di indiscusso prestigio e di riconosciuta competenza istituzionale», cioè uno (o una) che non spunti dalla cosiddetta società civile ma abbia una certa esperienza politica.
Sembra l'identikit di figure tipo Amato, Marini o forse addirittura la Bonino, casomai la consorteria maschile cedesse il volante a una donna. Minzolini, che raccoglie gli umori meglio di tanti altri, lancia un'ipotesi «fantasiosa ma non troppo»: Bersani al Quirinale. Il quale Bersani, dialogando col nemico, esce dall'angolo dove secondo Renzi si era rintanato, riprende l'iniziativa politica e, pur senza il cappello da esploratore, avvia nei fatti un nuovo più fruttuoso round di consultazioni che lo porteranno a incontrare nei prossimi giorni i Cinque Stelle e Maroni.
Già , perché la disponibilità a discutere sul Quirinale riguarda (si precisa al Largo del Nazareno) tutti i partiti di buona volontà , nessuno escluso. Berlusconi è stato il primo passo: «Un buon incontro» secondo l'attendibile Enrico Letta, «utile per chiarirci sui criteri, per individuare una rosa di personalità , e tra queste una che possa rappresentare l'unità del Paese. Ci sembra che il Pdl voglia muoversi su questa strada». Il vecchio Bossi, al posto dell'amico Silvio, non avrebbe dubbi: «Se fossi in lui, darei i voti a Bersani», senza troppo insistere nella pretesa di ottenere dei ministeri in cambio. Ma il Pd accetterebbe un sostegno aperto e contrattato del centrodestra?
à un rebus che rimanda al «Lodo Napolitano», a quel non casuale richiamo del presidente che rammenta come se la cavarono Dc e Pci nel '76, con un monocolore Andreotti sorretto dalle astensioni altrui. L'episcopato non chiederebbe di meglio: «Larghe intese buona medicina», titolava ieri l'«Avvenire». Con l'agenzia cattolica Sir che elogia l'ex-capogruppo del Pd Franceschini, favorevole al confronto col Pdl: da lui sono giunte «parole che sembrano aver chiuso una pagina sgualcita per aprirne una tutta nuova». A antica, chi lo sa...
BERLU E BERSANI ARRIVO BERSANI, BERLUSCONIROMANO PRODI VIGNETTA BENNY BERSANI E BERLUSCONI INSIEME A LETTO LIBERTA E GIUSTIZIA GUSTAVO ZAGREBELSKY jpegEMMA BONINO FOTO ANSA jpeg
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