DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Guido Ruotolo per "la Stampa"
Sei anni di carcere per i sei manifestanti che il 15 ottobre del 2011 misero la capitale a ferro e a fuoco. Sei anni per gli autori dell'assalto al blindato dei carabinieri in piazza San Giovanni in Laterano, che fu distrutto, e incendiato. Il suo autista riuscì a mettersi in salvo miracolosamente.
Massimiliano Zossolo, Davide Rosci, Marco Moscardelli, Mauro Gentile, Mirco Tomassetti, Cristian Quatraccioni avevano chiesto il rito abbreviato. Il gruppo di «indignados», ultrà del calcio, soprattutto, era partito da Teramo. Si sono ritrovati tutti imputati di devastazione, saccheggio, resistenza e lesioni pluriaggravate a pubblico ufficiale.
Un pomeriggio da dimenticare, quello del 15 ottobre del 2011. Giornata internazionale di protesta contro le politiche economiche dei governi per i giovani. Erano i giorni degli «indignados» di Madrid, delle proteste a Wall Street. E anche in Italia si rispose all'appello. Contro la crisi e il governo (stava ormai per capitolare Berlusconi) ma anche contro i costi della politica.
Quel giorno fu terribile. Ore di violenza gratuita, di accanimento contro le forze dell'ordine. Ecco come gli investigatori del Ros dei carabinieri e della Digos della Questura di Roma ricostruirono quel pomeriggio, tra le 18 e le 18,30, in piazza San Giovanni in Laterano. Scrive il gip nella misura cautelare: «Fu uno scenario tipico da guerriglia urbana, dove centinaia di soggetti incappucciati, che risulta difficile pure qualificare come manifestanti, hanno assalito i blindati delle forze dell'ordine nel tentativo di bloccarne il transito, con il lancio di sassi, bombe carta, bastoni, spranghe, segnali stradali, formando anche delle barricate con cassonetti rivoltati e dati alle fiamme».
In particolare, l'assalto al furgone guidato dal carabiniere Fabio Tartaglione, fu di inaudita violenza tale da mettere in pericolo la stessa incolumità del carabiniere. Fu un miracolo, insomma, se non ci scappò il morto.
«Dopo essere riusciti a bloccare il transito del blindato - scrive il gip nella misura cautelare - i teppisti lo assalivano con il lancio di "sanpietrini" per poi riuscire a forzare e ad aprire il portellone laterale, continuando l'aggressione rivolta non più contro il furgone ma contro l'autista che veniva colpito da un palo che gli procurava un dolore lancinante nonostante il casco protettivo».
Il blindato viene dato alle fiamme, il carabiniere riesce a fuggire raggiungendo il resto del suo contingente, «sotto una fitta sassaiola». Le indagini dei carabinieri riescono a individuare i colpevoli. «Sono stati individuati tra i partecipanti a tale episodio un gruppo di soggetti provenienti da Teramo».
Nei fatti tutti gli imputati condannati ieri con rito abbreviato a sei anni di carcere (oggi si trovano ai domiciliari), «sono risultati inseriti nel contesto delle tifoserie violente organizzate, già resesi protagoniste in passato di scontri feroci con le forze dell'ordine, e che hanno utilizzato evidentemente la manifestazione non per partecipare a una civile forma di protesta sociale, ma soltanto come pretesto ed occasione per dare sfogo ai propri sentimenti di ostilità e di avversione verso le forze di polizia».
Ecco, la manifestazione del 15 ottobre (anche se altre avvisaglie si erano avute in precedenza) sicuramente rappresenta una cesura storica, una svolta nelle manifestazioni di piazza. A Roma soprattutto si è cementata una convergenza di interessi tale da trasformare qualsiasi appuntamento di piazza in occasione per atti di violenza contro le forze di polizia e non solo. Ultrà - tifoserie violente - anarcoinsurrezionalisti, centri sociali costituiscono i pilastri di questa alleanza.
Quel terribile 15 ottobre furono aggredite non soltanto le forze di polizia, ma furono danneggiate vetrine di banche e supermercati. Come quello di via Cavour. Commento del sindaco di Roma Gianni Alemanno alla condanna: «Giusto monito contro la violenza contro le forze dell'ordine».
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