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Franco Bechis per “Libero Quotidiano”
Le inchieste giornalistiche fatte presso la struttura californiana cui si è rivolto Nichi Vendola per fare nascere in un pancione in affitto il suo Tobia Antonio, hanno rivelato che il costo minimo di una maternità surrogata, comprensivo della struttura è di 135 mila euro.
Ma la nascita di quel bimbo per l' ex governatore della Regione Puglia è stata sicuramente più costosa. Perché Vendola, ben conoscendo il putiferio che ne sarebbe nato in Italia, si è fatto assistere prima ancora che il bambino vedesse la luce, da un pool di avvocati. Non solo per proteggere Nichi e il suo compagno Ed da eventuali guai giudiziari, visto che quel che stavano facendo in California, in Italia è reato. Ma anche per gestire al meglio tutta l' operazione.
A rivelare l' esistenza del pool è stato il portavoce stesso di Vendola, da cui eravamo andati a protestare perché avendo appreso la notizia della nascita del bimbo, avevamo provato a verificarla e ci era stata smentita quindici giorni prima della sua ufficializzazione.
Libero pubblicò lo stesso in anticipo su tutti gli altri la notizia, riportando anche la smentita di Vendola, proprio qui negli Spifferi settimanali.
«Non faremo più la fatica di verificare notizie su Vendola», abbiamo protestato con il portavoce, «perché se poi lui mente nella risposta...».
Replica dell' uomo comunicazione di Sel: «Bisogna capire, sulla vicenda c' era un pool di avvocati. E la risposta fornita a voi è stata esattamente quella che loro hanno consigliato di dare».
In effetti fu strana la risposta di Vendola alla domanda: «è vero che vi siete rivolti a una clinica in California per avere un figlio attraverso la maternità surrogata?», perchè l' ex presidente della Puglia non disse «Sì» o «No», ma usò una formula illogica che ora sappiamo essere stata partorita dal pool di avvocati: «Non mi risulta».
Una negazione che però lasciava grottescamente aperta la porta.
Fatto sta che il pool di avvocati è ancora in servizio, nel tentativo di sgravare Vendola un po' almeno di quelle parcelle, avviando cause civili di fronte a reazioni troppo sopra le righe. Avverte il portavoce: «ho invitato i colleghi giornalisti a non riprendere i commenti di Vittorio Sgarbi, perchè il pool di avvocati non aspetta altro...».
La Quartapelle sorprende tutti Elogio a Craxi
Lia Quartapelle Procopio, renziana doc e membro dell' ufficio di presidenza della commissione Esteri della Camera, ha sorpreso l' aula di Montecitorio prendendo la parola a fine della seduta del 1 marzo ufficialmente per un ricordo di Olaf Palme nella ricorrenza del suo assassinio.
Ma in pratica per recitare un peana ad memoriam di Bettino Craxi, che nessuno avrebbe immaginato così presente nel Pantheon dei renziani.
La Quartapelle l' ha presa da lontano: «Signor Presidente, la politica è desiderare qualcosa, in particolare la politica socialdemocratica è desiderare il cambiamento, perché solo il cambiamento promette il miglioramento delle condizioni di vita, alimenta la fantasia e consegna soluzioni possibili nell' immediato e stimoli ai sogni per il futuro, ma naturalmente questo desiderio deve andare in una direzione precisa e deve avere una meta. Sono queste le parole di Olof Palme, ucciso nella notte tra il 28 febbraio e il primo marzo di trent' anni fa, un omicidio ancora oggi avvolto nel mistero».
craxi le monetine all hotel raphael
Ed ecco arrivare l' elogio (in compagnia) del Craxi statista: «Olof Palme», ha continuato la Quartapelle, «è stato uno dei migliori esempi di una stagione irripetibile del socialismo e più in generale del sistema socialdemocratico europeo. Fece parte di una generazione di statisti, da Mitterrand a Brandt, da Schmitz Gonzalez fino a Craxi, uomini in grado di gettare lo sguardo venti o trent' anni in avanti. Orgogliosamente contrari al totalitarismo sovietico, critici verso il liberismo, intravidero le problematiche e le questioni irrisolte che oggi abbiamo di fronte: l' aumento delle disuguaglianze, il pericolo delle guerre e dei fondamentalismi, l' inquinamento, l' esigenza di costruire un' Europa forte, unita e capace di essere punto di riferimento del mondo».
In tribunale Buzzi spiega il bestiario di Mafia Capitale
Di tanto in tanto durante le infinite udienze del processo Mafia Capitale uno dei due principali imputati, Salvatore Buzzi, il fondatore della Coop 29 giugno, prende la parola per dichiarazioni spontanee. Lo ha fatto in videoconferenza dal carcere di Tolmezzo anche il 2 marzo scorso, per cercare di correggere le numerose interpretazioni errate della polizia giudiziaria o della procura di Roma sulle migliaia di intercettazioni telefoniche e ambientali effettuate. Più volte infatti nei colloqui veniva citato «il senatore» di Roma, e gli inquirenti lo avevano identificato nell' ex sindaco della capitale, Gianni Alemanno. Che però senatore non mai è stato nella sua vita.
salvatore buzzi con il quarto stato alle spalle
Buzzi ha provato a spiegarlo agli inquirenti, cercando di spiegare un pizzico di bestiario della destra romana: «il senatore era Andrea Augello, capo corrente della componente politica dell' assessore Sveva Belviso...». Ma niente, agli inquirenti sembrava impossibile. «Scusi», lo ha fermato il presidente del tribunale, Rosanna Ianniello, «ma il senatore allora chi è? Non ho proprio capito...». Buzzi: «il senatore è Andrea Augello, a quel tempo anche sottosegretario del governo di Mario Monti...». Il presidente: «Andrea chi?». Buzzi, spazientito: «signor Presidente, quando a Roma si parlava di senatore a destra, in automatico era Augello. Quando a destra si parla di Nasone, è automatico Fabio Rampelli...». Il resto del bestiario alle prossime udienze...
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