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Francesco Alberti per il "Corriere della Sera"
Ma quale mistero dei sacchi neri! «Spazzatura, era solo spazzatura...». E a trascinare quell'ingombrante zavorra di inutili cartacce lungo le rampe del parcheggio del palazzone della Regione Emilia-Romagna, mentre calavano le prime ombre della sera e negli uffici non c'era anima viva (anche perché era giorno di festa a Bologna, San Petronio), non erano professionisti del depistaggio o esperti in occultamento di carte scottanti, bensì quattro ragazzi mandati dal consigliere regionale dell'Italia dei Valori, Sandro Mandini, 56 anni, vicepresidente dell'assemblea, a fare pulizia negli uffici dove erano stati fotocopiati centinaia di scontrini e ricevute da consegnare alla Finanza.
à stato lo stesso Mandini, perfettamente consapevole che la Procura avrebbe individuato in tempi brevi i misteriosi «facchini» (i magistrati avevano già sequestrato i filmati delle telecamere del parcheggio), a giocare d'anticipo, contattando i pm e fornendo la sua versione.
Addio spy story, anche se la dice lunga sul clima che si respira nei corridoi della Regione un tempo «rossa». A far scoppiare il caso è stato l'ex consigliere idv (poi passato al gruppo misto), Matteo Riva, che ha raccontato di aver notato giovedì scorso verso le 21 «quattro persone» uscire dal parcheggio della Regione trasportando «grossi sacchi pieni di carte».
Dopo una notte passata a meditare, Riva ha deciso di rendere pubblici i suoi sospetti, accendendo inevitabilmente più di una spia rossa tra i magistrati che stanno indagando a tutto campo sulle spese, e soprattutto gli sprechi, dei gruppi consiliari. A dare una pennellata in più al thriller ha contribuito anche il fatto che proprio il giorno successivo all'episodio dei sacchi era prevista una visita della Finanza negli uffici dei consiglieri dipietristi.
Occultamento di documenti? «Macché, solo un grande equivoco» spiega ora Mandini, che ieri si è presentato ai magistrati assieme ai suoi collaboratori, increduli di tanto rumore «per tre sacchetti dell'immondizia» e con il dente avvelenato nei confronti di Riva («Ci riserviamo di tutelare la nostra immagine» tuonano). Caso chiuso. Ma qualcuno avverta gli addetti alle pulizie: rischiano grosso.
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