
DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI –…
Da "il Foglio"
Quante divisioni ha Matteo Salvini? La domanda, prima che bizzarra, può apparire incongrua di fronte alle recenti performance della Lega, ancorché affascinata da nuovi approdi lepenisti. Ugualmente, potrebbe essere incongruo pure domandarsi a quante divisioni corrisponda la carica antieuropea di Beppe Grillo, con il suo 25 per cento allo stato gassoso (volatile alle amministrative, potrebbe risolidificarsi alle europee) basato su un'anti economicismo grezzo, casaleggiano.
Eppure, l'Italia è un paese che a ogni sussulto antieuropeo salta per aria, grida al disastro xenofobo, all'inevitabile guerra civile che ci caccerà ai margini del Continente. Quante divisioni abbia invece Marine Le Pen, con il suo ripulito ma per nulla addomesticato Front national, è una domanda che in Francia si fanno seriamente, ma senza scandali né allarmismi.
Succede ad esempio che ieri un sondaggio realizzato per il Monde, e ripreso da tutti i media, abbia riportato che il 34 per cento dei francesi dichiara di "aderire alle idee del partito" di Le Pen, tre su cento in più dell'anno scorso e ben 12 in più rispetto al 2011. Un bel botto, per quanto il sondaggio segnali che aderire alle idee non corrisponda automaticamente al voto nell'urna, e sottolinei che un 35 per cento aderisce "soltanto" alle critiche che Marine Le Pen muove al sistema politico, sociale ed economico attuale, ma non alle sue soluzioni. E che un intervistato su due trovi al contrario le sue idee un "pericolo per la Francia".
Resta che le divisioni di Marine Le Pen sono tante e in crescita. Ma un giornale d'establishment e per nulla corrivo con il lepenismo come il Monde (così come tutto sommato gli altri) non grida alla guerra civile. In fondo, sembra dire pur con una certa preoccupazione, sono solamente il 34 per cento. Ne viene una considerazione.
Che un paese che ha un sistema votato alla stabilità e ha saputo finora (in futuro si vedrà ) tenere botta (cioè fuori dal governo) a una forza ritenuta non utile alla causa nazionale può affrontare con razionalità la nuova situazione, che comunque vede fenomeni che denunciano un grave distacco tra establishment e popolazione. Da noi, invece, il minimo frullare d'ali di posizioni estreme fa gridare all'apocalisse, tranne poi spalancare le porte a tutti, o almeno provarci. Non era Bersani che voleva Grillo al governo?
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