
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
Giusy Franzese per "Il Messaggero"
«Un nuovo tonfo dei mercati, lo spread Btp-bund sempre più in alto: quali altri segnali dobbiamo avere? Senza una presa di coscienza seria della situazione, possiamo veramente farci molto male tutti». E' un atto di accusa bipartisan quello del senatore Nicola Rossi, ex Pd ora gruppo misto: verso il governo «in balia dei veti incrociati della sua maggioranza» e verso l'opposizione che, anziché capire la gravità della crisi «propone vecchie ricette fatte di più tasse» e non trova nulla di meglio che aderire alle manifestazioni di piazza.
Oggi lo sciopero generale della Cgil contro la manovra. Una manifestazione inevitabile?
«Non entro nell'autonomia della Cgil: se ha ritenuto che ci fossero i motivi per fare uno sciopero generale, è nel suo diritto farlo. Trovo però inopportuna l'adesione da parte di alcuni partiti politici. Perché il luogo della politica è il Parlamento e, soprattutto ora, il compito di tutti è quello di portare a termine la manovra nei tempi più rapidi possibili. Purtroppo questo sciopero generale mi ricorda un film già visto».
Quale?
«Quello greco».
Uno scenario angosciante.
«Uno scenario decisamente preoccupante, non c'è dubbio. E d'altronde basta guardare quello sta accadendo in queste ore sui listini e sui titoli di Stato italiani».
Non crede che le ultime modifiche alla manovra abbiano fornito dei motivi in più alla Cgil per scendere in piazza? Prendiamo la possibilità di derogare anche l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, un terreno da sempre a rischio di conflitto sociale.
«Così come credo che il sindacato avrebbe dovuto riflettere più attentamente prima di dichiarare questo sciopero generale, così anche il governo avrebbe dovuto valutare bene se questo era il momento giusto per intervenire sul mercato del lavoro. Purtroppo la coesione nazionale spesso si rompe da più parti».
E per quanto riguarda i contenuti? Il mercato del lavoro italiano secondo lei ha bisogno di una maggiore flessibilità ?
«Ritengo che uno spostamento di attenzione verso il contratto aziendale sia nell'ordine delle cose. Detto ciò rilevo che le norme introdotte con l'articolo 8 della manovra non risolvono il nostro problema di fondo, ovvero la distinzione tra i lavoratori più anziani garantiti e tutelati, e la massa di giovani non garantiti. Una distinzione che resta nell'articolo 8. Quindi siamo di fronte ad una norma inopportuna e anche incompleta».
E il resto della manovra?
«Se possibile, gli ultimi cambiamenti la rendono ancora meno strutturale. E' troppo basata sulle entrate e poco sui tagli. E una buona parte delle entrate non sono nemmeno quantificabili. La lotta all'evasione fiscale è bene farla, ma sarebbe saggio non cifrarne il gettito. Non capisco poi perché ci meravigliamo se i mercati non ci considerano credibili».
Ma davvero l'Italia è a rischio default? E se la Bce dovesse smettere di acquistare i nostri bond sul mercato secondario?
«La tensione dei mercati ci dice che rischiamo veramente di farci molto male. Sembra che lo abbiano capito tutti, escluso maggioranza e opposizione. E' davvero straordinario che un ministro abbia dato per scontato l'intervento senza limiti della Bce. Come ci ha ricordato il governatore Draghi, va da sè che così non è. La Spagna lo ha compreso e in due settimane ha approvato una riforma costituzionale per il pareggio di bilancio. Noi siamo ancora alle parole dell'11 agosto. E non capiamo che il tempo sta scadendo».
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