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Giampaolo Cadalanu per "la Repubblica"
«La polizia mi ha separato da mia figlia, per portarmi in un centro immigrazione. Ho detto che non mi sarei mossa senza di lei. Poi i delegati del Kazakhstan pretendevano di farmi salire sull'aereo per portarmi via, senza la bambina. Alla fine, hanno ceduto».
à una delle parti più drammatiche del racconto che Alma Shalabayeva ha fatto ad Adam Rybakowicz. Il parlamentare polacco, che con tre colleghi ha visitato la signora nella sua casa di Almaty, parla di una donna terrorizzata: «Era abbattuta, per il modo con cui è stata deportata dall'Italia in Kazakhstan. Dava l'impressione di vivere un brutto sogno. Ed era
molto delusa. Non si aspettava che in un mondo normale, civilizzato, potessero essere adoperati quei metodi, né si immaginava di dover subire il trattamento che ha subito».
Rybakowicz ha incontrato Alma e sua figlia Alua grazie alla mediazione di Open Dialog, una Fondazione basata a Varsavia che si batte per i diritti umani con attenzione particolare per le ex repubbliche sovietiche. Il colloquio, senza presenze estranee, si è svolto con la coscienza che qualcuno ascoltava.
«Ho avuto l'impressione che ci fossero telecamere, anche se non potrei dirlo con certezza. Ma Alma ha le prove che c'è una sorveglianza nascosta. Mi ha fatto vedere dei video che lo dimostrano», dice il deputato del Sejm. Il blitz a Casal Palocco è stato condotto duramente: «Gli intrusi erano armati ma vestiti in abiti civili, le hanno detto che era una criminale e una terrorista. E l'orrore è durato diverse ore, con gli assalitori che perquisivano la casa e mostravano fotografie, facendo strane domande sul terrorismo in Kazakhstan».
Nemmeno quando la Shalabayeva ha detto era in pericolo di vita, ha trovato pietà :
«Gli inquirenti hanno ignorato quel che diceva e continuato a trattarla come una criminale. Poi, alle 4 del mattino è stata portata in un centro per stranieri, mentre la figlia e i parenti restavano a casa. à stata tenuta lì senza mangiare e senza possibilità di dormire, fino alla sera dopo. Poi l'hanno portata all'aeroporto».
Per i parlamentari polacchi la denuncia è solo il primo passo. «Non possiamo permettere al mondo che ha adottato leggi importanti, come la Convenzione europea sui diritti umani, di violare diritti elementari, sanciti nei documenti più importanti della diplomazia internazionale». Prossima tappa, l'azione politica: «A Roma, ma anche nel Parlamento
europeo».
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