DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
1- "TORNARE ALLA CITTÃ-STATO: NÃ LA GRECIA NÃ L'ITALIA HANNO MAI FUNZIONATO COME STATI CENTRALIZZATI"
Marcia Christoff Kurapovna per il "Wall Street Journal" - http://on.wsj.com/NBrbgf
2- EUROPA: VERSO UNA TELA PIÃ PICCOLA. IL CONTINENTE GRAVITA VERSO UN NUCLEO CENTRALE COMPOSTO DA FRANCIA, GERMANIA, BENELUX E ITALIA DEL NORD
Tony Barber per il "Financial Times" - http://on.ft.com/NBrrM7
3- «FINANCIAL TIMES» E «WALL STREET JOURNAL» RAGIONANO DI POSSIBILE DIVISIONE DELL'ITALIA, RICALCANDO LE TESI AUTONOMISTE
Gilberto Oneto per "Libero"
L'unità d'Italia era stata inventata, voluta, finanziata e organizzata a Londra. à perciò piuttosto inquietante che 150 anni dopo partano proprio dallo stesso mondo anglosassone le più pesanti e autorevoli bordate contro la sopravvivenza della stessa unità . Aveva cominciato un po' grevemente due anni fa The Economist a parlare di inevitabile divisione (chiamando il Meridione poco elegantemente «bordello»), un mese fa l'idea è stata riproposta da Tony Barber sul Financial Times all'interno di una divisione fra Europa carolingia, comprendente la Padania e la Toscana, e il resto.
L'altro giorno Marcia Christoff Kurapovna sul Wall Street Journal ha parlato chiaramente di ineluttabilità della separazione fra il Nord e il Sud. Al citato articolo e all'intervista alla signora Kurapovna il Corriere della Sera ha dedicato un'intera pagina. Il mondo finanziario inglese e poi americano sono diventati leghisti? O più semplicemente stanno prendendo atto di una situazione che da noi non è politicamente corretto descrivere e che corrugherebbe la fronte pensosa di Giorgio Napolitano?
Qualcuno potrebbe pensare a una stravaganza britannica, all'antica malevolenza della "perfida Albione", se non fosse che segnali altrettanto espliciti appaiano sempre più frequentemente anche da noi. Già al primo comparire della Lega, taluni sondaggisti avevano affrontato il problema delle pulsioni separatiste nella penisola. Ilvo Diamanti su Limes nel 1996 aveva scoperto che per un quarto dei padani l'indipendenza era «una prospettiva vantaggiosa ed auspicabile».
Un'indagine Swg-Affaritaliani.it, del 2010, ha rivelato che il 47% dei cittadini settentrionali si dichiara «molto favorevole» alla secessione e il 15% solo «favorevole ». Nel 2011 un sondaggio GPG ha confermato il favore del 44% dei padani alla secessione. L'altro giorno compare un sondaggio ancora più significativo su www.scenaripolitici.com. che conferma che il 46% degli elettori settentrionali è favorevole alla secessione: un'indagine particolarmente interessante perché suddivisa per preferenze partitiche. à favorevole il 100% di chi dichiara di voler votare per un partitino autonomista e il 95% dei leghisti (il 5% sono gli amici del Cerchio e di Belsito).
Seguono il Pdl (65%), la Destra (55%), i grillini (35%) e a scendere tutti gli altri, dal 15% del Sel e dell'Idv fino al commovente 5% del Pd e della Federazione della sinistra. La prima significativa constatazione è che l'elettorato di sinistra sia assai più unitarista, nazionalista e - verrebbe da dire - fascista di quello di destra, neo e post-fascisti compresi. Suona anomalo (ma neppure troppo) che l'Alleanza per l'Italia - Verso Nord stia sul 25%, allo stesso livello dei Verdi.
Il sondaggio ipotizza un'affluenza del 72%: considerando il livello di "inquietudine" degli astenuti, è piuttosto probabile che fra di loro la percentuale di favorevoli sia ancora più alta. Certo, dipende da come il quesito è posto e da quali potrebbero davvero essere i termini della scelta da effettuare: è in ogni caso piuttosto chiaro che una bella metà dei cittadini padani sta arrivando al punto di non ritorno. Se ne sono accorti a Londra e a New York. Dalle nostre parti si fa ancora finta di niente.
SECESSIONE secessione ILLUSTRAZIONE - SECESSIONE BOSSI E MARONIitalia divisa
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