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1. ALTRO
Jena per “la Stampa”
Mattarella firmerà l’Italicum perché non ha nient’altro da fare.
2. NESSUN DUBBIO AL COLLE, MATTARELLA FIRMERA’ GIA’ OGGI
Ugo Magri per “la Stampa”
Mattarella non si presta a fare da testimonial per conto delle opposizioni. Deluderà berlusconiani e grillini che gli ingiungono di bocciare l’«Italicum». E non appena la legge approderà sulla sua scrivania (a sera non era ancora arrivata), il Capo dello Stato provvederà a promulgarla, magari oggi stesso. In questo caso avrà impiegato un solo giorno dei 30 che la Costituzione gli concede per esaminare la riforma appena timbrata dal Parlamento. Tanta tempestività o fretta, a seconda dei punti di vista, ha una spiegazione.
Appelli irricevibili
La tesi più in voga chiama in causa il ruolo del Presidente: di garanzia per tutti, di arbitro imparziale che non tifa né per gli uni né per gli altri, tantomeno si fa tirare per la giacca. Se anziché mettere la controfirma Mattarella tenesse l’«Italicum» a bagnomaria, subito si scatenerebbe la propaganda degli anti-renziani. Direbbero: «Visto? Anche l’inquilino del Colle nutre dei dubbi, altrimenti avrebbe subito promulgato...». Ogni ora di ritardo finirebbe per ingigantire le attese, alimentando incertezze e fibrillazioni. Salvo accertare alla fine che problemi non ve ne sono: il Quirinale non ha nulla da obiettare sul piano della costituzionalità, unico terreno su cui Mattarella sarebbe legittimato a nutrire riserve.
Niente dubbi
Il Presidente conosce a fondo la materia, se non altro per aver scritto nel ’94 la legge che porta il suo nome. E poi per essere stato tra i giudici costituzionali che un anno e mezzo fa cassarono il «Porcellum». Quella decisione contestava due aspetti essenziali del vecchio sistema. Mancava una soglia per il premio di maggioranza, e le liste bloccate erano talmente lunghe da impedire un voto consapevole. Tanto il primo quanto il secondo profilo di incostituzionalità sembrano superati dalla nuova legge, e dunque sul Colle non si vede a cosa un rinvio alle Camere potrebbe appigliarsi.
Suonerebbe pretestuoso, questo almeno si percepisce da quelle parti. Poi, certo, eventualmente un domani valuterà la Consulta. Però Mattarella non vuole rubarle il mestiere. Sotto questo aspetto, una promulgazione rapida dell’«Italicum» eviterà che nascano polveroni inutili sui poteri del Presidente. Non spetta a lui contestare il merito della legge, tantomeno interferire con l’attività legislativa. La sensazione è che l’attuale inquilino del Quirinale si terrà alla larga dal ruolo di co-legislatore svolto invece (secondo la raccolta di studi che il giurista Gianfranco Pasquino ha appena pubblicato su «Paradoxa») da Giorgio Napolitano quando al governo c’era il Cavaliere. Una forma costante di interventismo, a fin di bene si capisce.
Sguardo avanti
I problemi del Paese non aspettano, è bene voltare pagina: anche questo si dice tra gli amici del Presidente, che in Parlamento non sono pochi. Semmai lo sguardo andrà rivolto alle altre riforme in gestazione, incominciando da quella del bicameralismo. Lo stesso Renzi ha riconosciuto che qualche correzione potrebbe essere introdotta. E forse non è fuori strada chi scorge, in queste aperture, l’effetto di una «moral suasion» del Quirinale, che tanto più risulta efficace sul premier quanto meno se ne viene a sapere.
napolitano mattarella gasparri
marina sereni napolitano mattarella gasparri
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