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Fabio Martini per “la Stampa”
Denis Verdini in versione chansonnier non è garbato al presidente del Consiglio. Se l’intento del capo dei transfughi berlusconiani, l’altro giorno a Sky, era quello di apparire spiritoso e sdrammatizzante, almeno a palazzo Chigi, l’effetto è stato opposto: un eccesso di protagonismo da parte di Verdini viene vissuto con disagio e considerato «poco gradito».
Certo, nessun anatema pubblico, perché gli undici senatori portati in dote alla maggioranza sono troppo preziosi per la navigazione del governo. Certo, tra Matteo Renzi e Denis Verdini c’è una consuetudine che dura da anni. Eppure il diretto interessato è stato garbatamente informato che da lui si gradirebbe una maggiore misura.
E il motivo, non esternabile in modo esplicito, sta nella immagine di Verdini, che - come sanno bene a palazzo Chigi - viene vissuto da parte di una certa opinione pubblica di sinistra, come un «impresentabile». E dunque, come confessa un senatore renziano, «un eccesso di contiguità con Verdini e con personaggi a lui simili paradossalmente rischia di costarci in termini di consenso elettorale assai più di una ipotetica scissione a sinistra capeggiata da Bersani e compagni».
biliardino renzi lotti orfini nobili
E infatti, proprio Bersani, che non pensa ad una scissione ma ha capito che la questione-Verdini può far consenso, si è messo a cavalcare la vicenda con un piglio molto energico: «Sembra, e non da oggi, che ci sia una circolazione extracorporea rispetto al Pd e alla maggioranza di governo», «tanta nostra gente pensa che sia ora di rendere più chiaro dove si stia andando e anch’io la penso così»,
E ancora: «Non mi preoccupo di Verdini e compagnia ma del Pd e delle politiche di governo. Sembra che valori, ideali e programmi di centrosinistra si sviliscano in trasformismi, giochi di potere e canzoncine».
ORFINI E RENZI GIOCANO ALLA PLAYSTATION
Naturalmente ai “contabili” più attenti non è sfuggito il fatto che i senatori di Verdini siano stati politicamente “decisivi” nelle poche votazioni a scrutinio segreto sul ddl costituzionale in discussione al Senato: senza il loro apporto, il governo sarebbe rimasto sotto o poco sopra la soglia critica della maggioranza assoluta (161 senatori) e dunque in questi giorni è stato rilanciato, in particolare dal neo-leader Cinque Stelle Luigi Di Maio, il tema degli ipotetici “traffici” politici tra Renzi e Verdini: «Il premier, chissà cosa ha dato in cambio...».
Beppe Grillo con Alice Salvatore, candidata alle regionali del M5S, e Luigi Di Maio
Ma anche da questo punto di vista finora nessuno ha trovato le “prove” di una concreta intesa, di uno «do ut des» tra i due. E la recente rivendicazione del premier di un «Pd a vocazione maggioritaria» significa che in una eventualissima “Lista Renzi” alle prossime Politiche potrebbero trovare posto personalità non di sinistra ma molto difficilmente parlamentari di vecchia data o considerati come invotabili da parte di una fascia di elettorato di centro-sinistra.
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