DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1. KHAMENEI, PUNIREMO ISRAELE PER L'ATTACCO A DAMASCO
(ANSA) - Il malevolo regime di Israele sarà punito per mano dei nostri coraggiosi uomini. Lo ha affermato la Guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei, promettendo una reazione di Teheran per il raid contro l'edificio consolare dell'ambasciata iraniana a Damasco, attribuito a Israele. Li faremo pentire per questo crimine, ha aggiunto Khamenei, come riporta la tv di Stato iraniana.
2. CREMLINO, 'A DAMASCO ATTO DI AGGRESSIONE DI ISRAELE'
(ANSA) - "Un atto di aggressione" e una "violazione della legge internazionale: così il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dalla Tass, ha definito il bombardamento israeliano di ieri sul consolati iraniano a Damasco.
3. IDF, 'DRONE HA COLPITO A NORD DI EILAT, FUORI DA ISRAELE'
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(ANSA) - TEL AVIV, 02 APR - Un drone, di origine sconosciuta, ha colpito un'area aperta - probabilmente in Giordania - al di fuori del territorio israeliano a nord di Eilat. Lo ha fatto sapere il portavoce militare. Una fonte ufficiale del comune di Eilat ha spiegato che il drone ha colpito un'area a circa 200 metri dal confine. L'Autorità israeliana aeroportuale ha precisato che l'aeroporto di Ramon non è stato colpito.
4. L'ULTIMA TRAPPOLA DI BIBI APRIRE UN NUOVO FRONTE PER NON PERDERE IL POTERE
Estratto dell’articolo di Giordano Stabile per “la Stampa”
Vladimir Putin Ali Khamenei Ebrahim Raisi
Il ministro della Difesa Yoav Gallant è tornato dalla sua ultima missione a Washington con il massimo dei risultati. Un nuovo pacchetto di aiuti da 2,5 miliardi di dollari che fornirà a Israele nuovi cacciabombardieri F-35 e soprattutto munizioni e bombe per proseguire l'offensiva. Anzi le offensive. Su Gaza, con l'incombente assalto a Rafah, e a Nord, contro le milizie sciite in Libano e Siria, e contro gli ufficiali iraniani che le coordinano.
Alla fine dei colloqui alla Casa Bianca Gallant aveva sottolineato come avrebbe «ampliato» le operazioni proprio su questo fronte. Ne è seguito il più pesante raid sull'aeroporto di Aleppo da anni, con una cinquantina di militari siriani e combattenti di Hezbollah uccisi e poi, ieri, il colpo al consolato di Teheran a Damasco, con l'eliminazione del generale Mohamad Reza Zahedi, che certo non è il comandante Qassem Suleimani ma resta un bersaglio di altissimo livello in un luogo simbolico. Come dire, non ci sono più linee rosse.
Il premier Benjamin Netanyahu ha incassato quello che voleva sul fronte internazionale, che per lui significa soltanto una cosa. Continuare a godere dell'appoggio incondizionato degli Stati Uniti. Dopo il mancato veto alla risoluzione dell'Onu […], il presidente Joe Biden si è quasi voluto scusare.
L'inquilino della Casa Bianca è un convinto sostenitore dello Stato ebraico, ha ripetuto più volte che uno degli incontri che più lo hanno segnato è stato quello con Golda Meir. È pressato sul fronte interno dalla fronda propalestinese nel partito democratico e nell'elettorato più giovane, ma non cede sui suoi principi.
A Israele non mancheranno mai le munizioni, come invece accade all'Ucraina. Washington ha solo dilazionato l'operazione su Rafah, sostituita dalla «bonifica» definitiva dell'ospedale di Al-Shifa.
Il fronte Nord non può invece ancora essere aperto, per quanto riguarda le operazioni di terra. Un numero troppo elevato di militari di qualità è tuttora impegnato nella Striscia. […]
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Per adesso un segnale forte a Teheran comunque va dato. E i raid si alzano di livello un gradino alla volta.
L'Iran, hanno spiegato più volte i dirigenti della Repubblica islamica, reagirà soltanto con lanci di missili e droni da parte delle milizie alleate, come quello iracheno che l'altro ieri ha colpito una base di Eilat, sul Mar Rosso. È questo il fronte che dà più grattacapi a Israele. Il porto di Eilat è desertificato, gli attacchi alle navi mercantili da parte degli Houthi yemeniti hanno azzerato i traffici.
Bisogna circumnavigare l'Africa e arrivare fino ad Haifa, sul Mediterraneo, con un aumento dei costi terrificante e ulteriori danni all'economia, che nell'ultimo trimestre del 2023 ha visto una caduta del Pil, annualizzata, del 12 per cento.
Se per la distruzione della forza bellica di Hamas bisognerà attendere mesi, l'Iran rimane lì. Tutti i tentativi di farlo crollare dall'interno sono falliti. La guerra in Ucraina lo ha messo al centro di un'alleanza euroasiatica con Russia e Cina. Lo stop Onu all'acquisto di armi da parte degli ayatollah è scaduto e Vladimir Putin è pronto a cedere alcuni dei non moltissimi cacciabombardieri moderni che riesce a produrre.
L'eredità lasciata da Suleimani […] è molto ricca. La rete di milizie sciite nella regione è in grado di colpire Israele da quattro diversi Paesi, senza che Teheran venga coinvolta direttamente. La scelta di investire sulla "causa palestinese" ha attirato simpatie nel mondo sunnita e permesso di stoppare le normalizzazioni tra Stato ebraico e monarchie arabe. L'Iran ha riavviato nell'ultimo anno le relazioni diplomatiche e commerciali sia con l'Arabia Saudita che con gli Emirati, i due pesi massimi nel Golfo.
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Ed ecco che Netanyahu […] si trova in un passaggio difficile. Sul fronte interno deve gestire proteste sempre più aggressive, dall'alto potenziale simbolico. […] L'ala centrista del governo chiede di arruolare i figli degli Haredim, gli ultraortodossi, in quanto non si capisce perché debbano stare al caldo e al sicuro, mentre gli altri giovani rischiano la pelle nel dedalo di macerie e tunnel nella Striscia. I partiti della destra minacciano di uscire dalla maggioranza se cederà. I parenti degli ostaggi esigono che in un modo o nell'altro liberi i prigionieri. Ma se l'esercito assalta quel campo profughi di oltre un milione di disperati che è diventata Rafah, all'Aja le accuse sul presunto genocidio rischiano di diventare incalzanti.
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E allora può esserci la tentazione di alzare talmente il tiro a Nord da trascinare le milizie sciite e con esse l'intera Repubblica islamica nel conflitto. Non si può far fuori un primo ministro in un Paese che si difende su due fronti. Ma come ha spiegato uno degli spin doctor di Ali Khamenei in politica estera, Sayyed Marandi, questo è l'errore che Teheran "proprio si rifiuta di fare".
In lontananza, a novembre, c'è ancora la carta Donald Trump. Forse il suo sostegno andrà oltre quello di Biden, ma non di molto par di capire dalle ultime dichiarazioni del tycoon. Impegnata su un fronte che voleva evitare, l'Ucraina, impelagata contro voglia in un altro che voleva lasciare, il Medio Oriente, l'America che teme l'ascesa cinese lotta con tutte le sue forze contro l'allargamento del conflitto. Le munizioni a Israele non mancheranno mai. Ma per difendersi, non per incendiare l'intera regione.
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