UCRAINA A CARO PREZZO: PER RIAPRIRE IL NEGOZIATO CON L’EUROPA CHIEDE 160 MILIARDI DI DOLLARI (SE LA TENESSE PUTIN!)

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Anna Zafesova per "La Stampa"

«Non è una rivoluzione, è un pogrom». Vladimir Putin dopo un lungo silenzio interviene sulla rivolta in Ucraina, che considera «preparata in anticipo» e animata da «gruppi di commandos preparati e addestrati». Uno scenario di protesta messo in cantiere dall'opposizione ucraina, secondo il presidente russo, per le elezioni del 2015, e applicato con una «falsa partenza» nelle proteste nate dopo la rinuncia di Kiev a firmare il trattato di associazione con l'Ue.

Un'interpretazione che non è suonata come una grande novità, dopo che per tutto il fine settimana la tv russa ha sostenuto che le manifestazioni a Kiev erano organizzate dall'opposizione con l'aiuto di europei e americani, e che i manifestanti erano scesi in piazza a pagamento.

Quello che invece è apparso un segnale importante è stata l'insistenza con la quale Putin - che ieri era a Erevan, dove è stato accolto da una manifestazione di protesta contro la «colonizzazione russa» dopo che l'Armenia ha accettato di aderire all'Unione doganale che Mosca vorrebbe imporre anche all'Ucraina in alternativa all'Europa - ha ribadito che «rispetterà qualunque scelta del popolo ucraino».

Una frase che potrebbe essere letta come una promessa di non intervenire, dopo che domenica per Kiev erano girate voci di un imminente arrivo delle truppe speciali russe in soccorso al presidente Viktor Yanukovich. Che ieri invece ha mandato segnali di distensione, telefonando al presidente della Commissione Ue Jose Manuel Barroso per chiedergli di riaprire il negoziato sull'accordo che Putin ieri ha definito «molto duro» per l'Ucraina.

Dopo il rinvio sine die sotto le pressioni della Russia una delegazione ucraina ripartirà per Bruxelles per avviare una «road-map» che si concluda con la firma. A Kiev si fanno diverse date tra cui la prossima primavera, ed è drasticamente scesa anche la stima degli aiuti che l'Ucraina chiederebbe come «compensazione» per l'adattamento agli standard europei: dai 160 miliardi di dollari calcolati da Yanukovich il vicepremier Serghei Arbuzov si è ridimensionato a «un massimo 10 miliardi» di prestito.

Una svolta dettata probabilmente anche una protesta «diventata ingovernabile», come dice il premier Mykola Azarov. Dopo che domenica erano scesi in piazza mezzo milione di ucraini, ieri sul Maidan Nezalezhnosti, la «euro-piazza», sono tornate migliaia di persone chiedendo ormai non tanto il ritorno al sogno europeo, quanto giustizia per il violento sgombero della piazza venerdì notte.

Le cariche della polizia ieri sono state condannate da Yanukovich: «Hanno esagerato, non c'è giustificazione, anche se qualcosa li avesse provocati alla violenza», ha detto alla tv, promettendo di punire i colpevoli e chiamando tutti, opposizione e organi dell'ordine, a restare pacifici. «Una cattiva pace è comunque meglio di una buona guerra», ha detto, invitando l'opposizione a cooperare nell'identificazione dei possibili «provocatori» durante gli scontri di domenica.

Gli studenti picchiati dalla polizia restano una ferita che non si chiude, e Azarov - indicato da molti come la vittima che Yanukovich sacrificherà oggi al parlamento - ha giurato ieri agli ambasciatori europei che né lui, né il presidente «sapevano nulla» e che il capo della polizia, che ha mandato la polizia sul Maidan Nezalezhnosti, è stato licenziato mentre gli agenti sono stati sottoposti a un «duro briefing».

Il premier ha però anche accusato l'opposizione di volere «un colpo di Stato» e di essere al corrente dei piani dei manifestanti di occupare oggi il parlamento. Dalla piazza denunciano invece i piani della polizia di sgomberare il comune, occupato da domenica dagli oppositori. Il braccio di ferro continua.

 

 

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