DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Giacomo Amadori per "la Verità"
Mentre Matteo Renzi rincula dai suoi affari russi, a Firenze cambia il procuratore. Tirerà il Nostro un sospiro di sollievo? Per ora no. Infatti se Giuseppe Creazzo lascia per tornare nella sua Calabria come sostituto procuratore del Tribunale per i minorenni, a sostituirlo temporaneamente sarà l'aggiunto più anziano, ovvero Luca Turco, l'inquirente dell'inchiesta Open, lo stesso che nel 2019 ottenne l'arresto dei genitori dell'ex sindaco di Firenze. Tra i renziani l'addio di Creazzo è stato collegato alla sanzione disciplinare per molestie sessuali che gli ha fatto perdere due mesi di anzianità (contro la decisione il magistrato ha, però, appena depositato ricorso in Cassazione). La realtà è più banale.
luca palamara e il procuratore giuseppe creazzo
A giugno Creazzo avrebbe concluso il mandato da procuratore (di 8 anni) e sarebbe rimasto a Firenze da soldato semplice. Per questo nell'autunno scorso ha deciso di cogliere al volo l'occasione di candidarsi per un posto che si era liberato nella sua città, Reggio Calabria, quello alla Procura per i minorenni. Infatti, considerata l'età (quasi 67 anni), non poteva più fare domanda per incarichi direttivi. Creazzo è anche in attesa delle decisioni della Procura di Genova sulla denuncia di Renzi per abuso d'ufficio, una querela presentata anche nei confronti di Turco e del pm Antonino Nastasi, tutti accusati di aver violato le guarentigie da parlamentare dell'ex premier.
Ricordiamo che di fronte a una denuncia abbastanza articolata l'iscrizione è un atto dovuto anche a garanzia degli indagati. Creazzo considera la nuova avventura in una funzione mai ricoperta molto stimolante. La sua non è, quindi, una fuga da Firenze e il diretto interessato assicura che non c'è nessun collegamento con le inchieste sul fu Rottamatore e sui parenti e con la condanna disciplinare, non ancora definitiva.
Inoltre il trasferimento è deliberato, ma concretamente passeranno diverse settimane perché sia firmato il decreto ministeriale e il nuovo incarico sia pubblicato sul bollettino del ministero della Giustizia, passaggio che lo renderà effettivo. Ma Renzi può cantare vittoria e sperare in una Procura più morbida nei processi che riguardano lui e famiglia? Vedremo.
Il bando per le candidature è stato chiuso. In corsa ci sono diversi procuratori, ma nessun big. Il nome che colpisce subito è quello di Roberto Rossi che non era stato confermato come capo degli inquirenti di Arezzo dal Csm, ma poi è stato rimesso al suo posto dal Consiglio di Stato. Per Piercamillo Davigo & C. il peccato di Rossi sarebbe stato di aver gestito in conflitto di interessi un'inchiesta su Pier Luigi Boschi (poi archiviata) per un'evasione fiscale e cioè mentre era consulente del governo Renzi. Considerato a torto o a ragione vicino al Giglio magico Rossi potrebbe essere una scelta non sgradita all'ex premier.
Ma secondo le fonti della Verità è considerato in pole position per la poltrona fiorentina Rodolfo Sabelli, aggiunto romano di peso a capo del pool per i reati finanziari. Nella sua recente carriera ha avuto la fortuna di non incrociare Tiziano Renzi e Denis Verdini nell'inchiesta Consip. In corsa anche i procuratori di Livorno (Ettore Squillace Greco), Cremona, (Roberto Pellicano, già pm a Milano), Terni (Alberto Liguori), Crotone (Giuseppe Capoccia) e Paola (Pierpaolo Bruni).
Tra i candidati, oltre ad alcuni altri aggiunti, anche Filippo Spiezia, vicepresidente dell'Agenzia dell'Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale (Eurojust). Il Csm, che sta rispettando l'ordine cronologico delle vacanze, sceglierà il nuovo procuratore di Firenze (che formalmente scadrà a giugno) non prima di luglio-settembre, ma la decisione potrebbe essere rimandata all'insediamento del nuovo consiglio, previsto proprio per l'inizio dell'autunno.
Tempi più ristretti invece per la nomina del procuratore di Milano, a cui seguiranno le scelte del capo della Direzione nazionale antimafia (favoritissimo Giovanni Melillo) e della Procura di Palermo. Ieri la quinta commissione del Csm, deputata alla designazione degli aspiranti agli incarichi direttivi, si è spaccata sui candidati da far vagliare al plenum per la poltrona di capo degli inquirenti meneghini, posto lasciato libero a novembre da Francesco Greco. Il Palazzo di giustizia di Milano è diventato una polveriera dopo l'esplosione del caso dei verbali del faccendiere Piero Amara.
A sorpresa ieri è saltata la candidatura del procuratore della Spezia Antonio Patrono, membro di Autonomia & indipendenza, considerato da alcuni media una scelta trasversale che avrebbe potuto mettere tutti d'accordo. Ma evidentemente al Csm non è stata trovata la quadra. Sebastiano Ardita, proprio di A&i e Antonio D'Amato di Magistratura indipendente hanno votato per Marcello Viola, Pg di Firenze, già bocciato nella corsa a procuratore di Roma a causa delle intercettazioni dell'hotel Champagne, da cui emergeva il gradimento nei suoi confronti di Luca Palamara & C.. Per quegli apprezzamenti ricevuti in propria assenza non ha mai ricevuto contestazioni né a livello penale, né disciplinare. Per questo la sua posizione oggi è piuttosto forte.
Sul suo nome potrebbero convergere oltre ai consiglieri togati conservatori (Viola è di Mi) anche molti laici, che hanno potuto apprezzare il suo sfaccettato curriculum. Per 11 anni è stato gip a Palermo, funzione in cui ha sviluppato «competenze ed esperienze di altissimo livello in ogni settore della criminalità organizzata», e per cinque anni e mezzo ha fatto il pm, di cui tre e mezzo nella Direzione distrettuale antimafia. Nei cinque anni da procuratore di Trapani ha guidato un ufficio di medie dimensioni considerato, però, peculiare per la presenza di «complesse strutture criminali di tipo mafioso».
Da sei anni è procuratore generale di Firenze. Il suo avversario più forte è un altro magistrato già stimato da Palamara, Giuseppe Amato, detto Gimmi, che è stato procuratore sia a Trento che a Bologna, dove ha guidato per sei anni una procura distrettuale antimafia. In commissione per lui ha votato un suo compagno di corrente, quella di Unicost, Michele Ciambellini. Ma sul suo nome potrebbe confluire anche lo schieramento progressista riunito nel cartello di Area. In commissione la consigliera Alessandra Dal Moro ha, per il momento, scelto un candidato di bandiera, l'unanimemente stimato Maurizio Romanelli, aggiunto milanese.
A complicare la corsa di quest' ultimo, però, c'è il precedente di Michele Prestipino, procuratore romano la cui nomina è stata bocciata dal Consiglio di Stato per mancanza di titoli non avendo mai diretto una Procura, situazione analoga a quella di Romanelli. Amato potrebbe essere la soluzione per chi nel campo progressista non vorrà cedere una roccaforte di Md a un magistrato dell'ala conservatrice.
Su Amato potrebbero pesare le parole di Palamara che dopo la propria espulsione dall'Anm (tra i probi viri anche Gimmi) ha dichiarato polemicamente di essersi speso per la sua nomina e di averlo introdotto personalmente presso i consiglieri laici. Ma, come detto, l'ombra del magistrato radiato pesa anche su Viola e questo potrebbe annullare il malus collegato a quel nome. A sbloccare l'impasse meneghina potrebbe essere la scelta del procuratore di Palermo. Qui uno dei due candidati forti è il procuratore di Messina (una Dda) Maurizio De Lucia, esponente di Area.
L'unico in grado di fermare la sua corsa è proprio Viola. I progressisti sceglieranno di continuare a dare battaglia a Milano per Romanelli, di sostenere un candidato non loro (Amato) oppure preferiranno astenersi a favore di Viola, lasciando libera poltrona nel capoluogo siciliano per uno dei loro? La risposta arriverà entro aprile, quando il facente funzioni Riccardo Targetti andrà in pensione. Se i tempi si allungheranno lo scettro passerebbe (temporaneamente) all'aggiunto anziano Fabio De Pasquale, indagato a Brescia per omissione di atti d'ufficio per la gestione dell'inchiesta Eni. E la situazione potrebbe davvero diventare incandescente.
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