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“I MILITARI ITALIANI NON ANDRANNO IN UCRAINA. MA SAREBBERO PREPARATI A INTERVENIRE IN UN SIMILE SCENARIO” – L’AMMIRAGLIO GIUSEPPE CAVO DRAGONE, CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA: “LA RUSSIA NON STA VINCENDO LA GUERRA. PUTIN VOLEVA UNA VITTORIA IN TRE GIORNI, ARRIVARE A KIEV E SOVVERTIRE LA GOVERNANCE UCRAINA, NON È ACCADUTO. L’EUROPA DOVREBBE FARE DI PIÙ PER AIUTARE L’UCRAINA" – "INVIARE A KIEV MISSILI A LUNGO RAGGIO? EVITIAMO ESCALATION" - IL MONITO: "L’ITALIA HA BISOGNO CHE LA NATO FACCIA ATTENZIONE NON SOLO AL FIANCO EST, MA ANCHE AL SUD..."

Estratto dell’articolo di Fabrizio Caccia per il "Corriere della Sera"

 

Giuseppe Cavo Dragone capo di Stato Maggiore della Difesa

Con l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, 67 anni, il capo di stato maggiore della Difesa, è arrivato il momento di fare un punto sulla grave situazione internazionale e sui rischi che corre il nostro Paese.

 

Partiamo da qui, ammiraglio: la Russia sta davvero vincendo la guerra?

«Direi proprio di no. Quello che Putin voleva ottenere, cioè una vittoria in tre giorni, arrivare a Kiev e sovvertire la governance ucraina, non è accaduto. Sono passati due anni e tutti i suoi obiettivi strategici sono falliti. Addirittura Finlandia e Svezia sono entrate nell’Alleanza atlantica che ora può contare su 32 Paesi.

 

sergio mattarella guido crosetto giuseppe cavo dragone all altare della patria

È vero, adesso è in corso un contro-contrattacco di Mosca, ma fa parte della dinamica degli eventi. L’importante è che non si affievolisca il sostegno internazionale, perché la resistenza e il coraggio del popolo ucraino non sono cambiati, sono gli stessi di due anni fa».

 

Vuole dire che l’Europa dovrebbe fare di più per aiutare l’Ucraina?

«Sì, lo deve fare per aiutare gli ucraini ma non solo, anche per difendere i nostri valori, il nostro stesso modo di vivere. Perciò è necessario potenziare gli investimenti, essere coesi e lavorare sul multidominio, attrezzarci cioè per essere pronti su un ventaglio di arene: lo spazio, il cyber, la disinformazione. Sono queste le nuove frontiere».

il cacciatorpediniere caio duilio

 

Il presidente francese Macron ha offerto di inviare le sue truppe a Kiev, il ministro Crosetto lo ha escluso. C’è preoccupazione tra i nostri militari?

«No, il governo è stato chiaro, i nostri militari non andranno, anche se — fatemelo dire con orgoglio — sarebbero preparati a intervenire in un simile scenario».

 

Nel vertice di Weimar si è parlato di missili a lunga gittata da mandare in Ucraina: quanto sarebbero importanti per raddrizzare le sorti del conflitto?

«Non c’è dubbio che sarebbero importanti, ma andrebbero utilizzati con criterio.

Occorre evitare il rischio di un effetto escalatorio e il coinvolgimento indiscriminato della popolazione».

 

il cacciatorpediniere caio duilio abbatte il drone degli houthi

Il ministro Tajani ha sottolineato il pericolo nucleare. Quant’è grande?

«Beh, io credo che lo stesso Putin sia consapevole che l’uso del nucleare sarebbe una sconfitta anche per lui. Il mondo intero non avrebbe un domani». […]

 

E, da ammiraglio, che pensa della missione Ue Aspides ma soprattutto del ruolo guida dell’Italia?

«La situazione nel Mar Rosso è degenerata e la missione quindi è necessaria: ricordo che il 40% delle nostre merci passa per il canale di Suez. […]».

 

La preoccupano le minacce degli Houthi all’Italia?

«Fanno parte della narrazione, ma non ci fanno paura. Abbiamo già reagito due volte ai loro attacchi, se capiterà la terza reagiremo ancora. Quando la nave Duilio ha abbattuto il drone, nel primo attacco, ho provato l’orgoglio di essere stato un marinaio e di essere un militare italiano. Il comandante Quondamatteo e il suo equipaggio sono stati bravi».

Giuseppe Cavo Dragone capo di Stato Maggiore della Difesa

 

Come vede il futuro?

«L’Italia ha bisogno che l’Alleanza atlantica faccia attenzione non solo al fianco Est ma anche al Sud, dove i cambiamenti climatici, i fenomeni migratori incontrollati, il rischio di infiltrazioni terroristiche, le mire di Russia e Cina, perfino gli idrocarburi e le terre rare dell’Africa usate come armi di ricatto, costituiscono una minaccia alla stabilità dell’area. […]».

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