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1 - AUSTRIA, CADE IL «CORDONE SANITARIO» INCARICO AL LEADER DELL’ULTRADESTRA
Irene Soave per il “Corriere della Sera” - Estratti
C’era in Olanda, ed è caduto. C’era in Austria, e ieri è caduto. Il cordone sanitario — nel gergo politico mitteleuropeo Brandmauer , cioè «muro tagliafuoco» — che la politica tradizionale ha eretto da anni attorno ai partiti della nuova destra euroscettica, contraria all’immigrazione e filorussa, sembra non reggere più.
Ieri mattina ne ha preso atto, indicando «il rispetto della volontà delle elettrici e degli elettori», il presidente austriaco Alexander Van der Bellen, che a ottant’anni, e dopo una vita nei Verdi, ha dovuto convocare all’Hofburg il controverso leader della Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ), Herbert Kickl, per dargli il compito di formare un governo.
A settembre, dopo che le elezioni avevano incoronato la FPÖ primo partito, Van der Bellen aveva scelto prima di dare l’incarico ai Popolari del cancelliere Karl Nehammer (si dimette venerdì) giustificandosi con l’assenza di partiti disposti a un’alleanza con gli «intoccabili» di ultradestra. Ora, però, «le cose sono cambiate: i Popolari hanno rinunciato al loro rifiuto categorico di governare sotto la guida della FPÖ».
E ha aggiunto, dopo aver congedato Kickl: «Non ho fatto questo passo a cuor leggero».
Fuori dal palazzo qualche centinaio di manifestanti grida «Espelliamo Kickl». Ma sono molti anni che nei confronti dei partiti come la FPÖ la politica tradizionale prova a farlo: finora i «cattivi» ne sono stati solo rafforzati.
In Austria, per esempio — dove non c’è proprio un «Brandmauer» indetto dai partiti, ma la decisione di Van der Bellen di non assegnare subito a Kickl l’incarico di governo andava in questa direzione — se si votasse ora la FPÖ avrebbe il 35% dei voti. È il 6% in più di settembre.
geert wilders matteo salvini pontida 2024 foto lapresse
Un cambio di passo simile c’è stato anche nei Paesi Bassi.
Alle elezioni di ottobre 2023 ha stravinto il Vvd, «partito per la libertà» dell’islamofobo Geert Wilders. Trovare una coalizione che governasse insieme a lui non è stato facile, ma la strada più tradizionale di una grande coalizione che lo escludesse, come la si è provata in Austria, è fallita prima di cominciare. Risultato: a luglio si è insediato il nuovo governo con dentro anche il centrodestra liberale, e il partito di Wilders — che ha, sì, rinunciato a fare il premier in favore di una figura neutrale — esprime cinque ministri e un vicepremier. Ci sono voluti sette mesi: per gli standard nazionali nemmeno molto.
E ora c’è chi si chiede cosa succederà in Germania, dove la Alternative für Deutschland (AfD), formazione di ultradestra che già a settembre ha brillato al voto locale in due Länder dell’Est, è il secondo partito nei sondaggi per il voto del 23 febbraio. Il primo è il centrodestra della Cdu/Csu. Il partito dell’ex cancelliera Merkel che, quando si parla di AfD, ammonisce «a non disperdere la capacità di formare alleanze tra coloro che possono farlo». Ma esclusa AfD, la principale possibilità sarebbero i Verdi, e il no della Csu bavarese a un’alleanza con i Verdi è, nelle parole del leader Markus Söder, «granitico».
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Non è infine detto, in Austria, che un’alleanza tra le due destre sia il solo scenario possibile. Se ne aprono, ipotizza lo Spiegel , almeno altri due.
geert wilders viktor orban matteo salvini pontida 2024 foto lapresse
Per esempio: i Popolari e la FPÖ, d’accordo su molti temi come i migranti e la politica economica, non riescono comunque a coordinarsi. E si torna alle urne. Molte anime dei popolari restano per principio contrarie a un’alleanza con Kickl, come dimostra l’annuncio del ministro degli Esteri uscente e ora indicato come cancelliere facente funzione Alexander Schallenberg, che se ne andrà in caso di alleanza. Lo stesso Cristian Stocker, che guida il partito dopo le dimissioni di Nehammer, era fino a poco fa tra i più feroci critici di Kickl.
Oppure Kickl non prova nemmeno a formarlo, il governo, e convoca nuove elezioni, capitalizzando un consenso che come si è visto è cresciuto.
In entrambi i casi, a dare le carte sarebbe la FPÖ, che fino a poco fa la politica considerava intoccabile.
2 - L’ULTRADESTRA DI KICKL VERSO IL GOVERNO IN AUSTRIA “I MODERATI HANNO CEDUTO”
Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica” - Estratti
Nessuno si illuda che Herbert Kickl possa essere facilmente addomesticato. Ha vinto le elezioni di settembre promettendo di diventare il “Volkskanzler”, come a suo tempo Adolf Hitler, e di “orbanizzare” l’Austria, picconando l’Unione europea, delirando contro i vaccini anti-Covid, difendendo la Russia, diffamando i profughi. E a novantun anni esatti dalla nomina di Hitler a cancelliere della Germania, l’ex ghost writer di Jörg Haider e leader di un partito nato dalle ceneri di quello nazista, ha ricevuto ieri a l’incarico per formare un governo in Austria.
Il presidente della Repubblica, Alexander Van der Bellen, visibilmente scuro in volto, ha affidato ieri mattina la responsabilità di mettere insieme un nuovo esecutivo al leader della Fpö. Per tre mesi il capo dello Stato, che si è sempre comportato da ineccepibile custode dei valori costituzionali e democratici, aveva tentato di scongiurare questo momento. Ma il fallimento dei negoziati per una coalizione delle forze moderate, da parte del cancelliere uscente Karl Nehammer, ha reso quest’epilogo inevitabile.
«Non è stata una decisione facile», ha ammesso il capo dello Stato. Van der Bellen, a lungo membro dei Verdi, poi eletto come indipendente alla presidenza della Repubblica, ha tracciato alcune linee rosse, nel tête-à-tête con Kickl, Il risanamento delle finanze pubbliche, il rilancio dell’esangue economia austriaca, ma anche, «nel contesto geopolitico », le «conseguenze della guerra d’aggressione russa all’Ucraina».
Van der Bellen ha rivelato di aver parlato con Kickl anche della «libertà di stampa», picconata regolarmente dalla Fpö, in linea con i “camerati” dell’internazionale sovranista.
Nelle stesse ore in cui Van der Bellen incontrava il leader dell’ultradestra, centinaia di manifestanti hanno protestato davanti alla Hofburg scandendo «tutti insieme contro il fascismo». Una protesta indetta dall’organizzazione degli studenti ebrei “Jöh”. Altri cortei per scongiurare un esecutivo guidato da Kickl sono previsti nei prossimi giorni.
Non è la prima volta che il partito austriaco di ultradestra fondato nell’immediato dopoguerra da ex SS riesce ad andare al governo.
Ma è la prima volta che esprime un cancelliere, e con un leader molto più estremista dei suoi immediati predecessori come Heinz-Christian Strache o persino di una delle figure più carismatiche della sua storia, Jörg Haider. Ma alle elezioni del 29 settembre, con Kickl candidato cancelliere, la Fpö aveva incassato il miglior risultato della storia, sfiorando il 29% dei voti, ed era arrivata prima.
Secondo indiscrezioni raccolte da Repubblica , nei mesi successivi di negoziati complicati con i socialdemocratici e liberali sarebbe stata la potente fazione dei popolari della Övp in Bassa Austria, e soprattutto la leader regionale Johanna Mikl- Leitner, a spingere per un accordo con l’estrema destra e a sabotare i tentativi del cancelliere uscente e suo compagno di partito Karl Nehammer di assemblare un’alleanza delle forze democratiche. In Bassa Austria, roccaforte storica dei popolari, i due partiti già governano insieme.
Herbert Kickl - FPOherbert kickl dopo la vittoria alle elezioni. foto lapresseherbert kickl dopo la vittoria alle elezioni. foto lapresse 5herbert kickl dopo la vittoria alle elezioni. foto lapresse 1Herbert Kickl - FPO
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