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Marco Zatterin per "la Stampa"
Le tre ragazze europee del Pdl hanno litigato. Tutta colpa di Lara Comi, ventisettenne economista di Garbagnate Milanese eletta due anni e rotti fa a Strasburgo nelle liste di Silvio Berlusconi, che in una intervista che appare sul numero di «Oggi» che esce stamane, ha rivendicato la gavetta politica e un percorso diverso da altre candidate del suo partito.
Nomi non ne ha fatti, ma è stato facile per il titolista tirare in ballo le altre due giovani deputate dello schieramento, Licia Ronzulli e Barbara Matera. Le quali, saputo dell'articolo, sono montate su tutte le furie. Al punto da costringere il capogruppo Mario Mauro a esporsi per difenderle. E la vicepresidente Roberta Angelilli a invocare la fine delle «liste di proscrizione».
Prima di arrivare a Strasburgo erano state etichettate come «le veline del premier». Nella delegazione italiana del partito popolare hanno cercato di rispondere ai sospetti con i fatti. La Comi s'è impegnata nelle questioni economiche, l'ex letteronza Matera è stata nominata vicepresidente della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere, l'infermiera Ronzulli si è battuta per le pari opportunità . Tutto relativamente tranquillo sino a che è scoppiata la questione morale nel centrodestra, Mauro ha detto che «Berlusconi aveva più bisogno del prete che del giudice» e dalle intercettazioni si è trovata ragione di credere che la Ronzulli non fosse estranea all'organizzazione delle feste del premier.
Poi la Comi ha parlato. A parte qualche candidata, «le altre le ho viste solo nelle campagne elettorali che hanno portato alla loro elezione. Io sono diversa. Ho dieci anni di gavetta alle spalle. Non giudico i percorsi altrui, ma sono fiera del mio».
Apriti cielo. Intervengono Mauro e Bonsignore: «Le colleghe Ronzulli e Matera sono presenti e capaci; bene ha fatto il partito a scegliere persone provenienti da esperienze differenti, che sono il riflesso di una multiforme società civile». Immediata la richiesta di rettifica, «alla luce del danno si procura al partito ed al paese con dichiarazioni lesive della dignità della persona». Chi contesta il consenso di Matera e Ronzulli, aggiunge il pidiellino Scurria, «pecca di presunzione, nega l'evidenza e afferma falsità ».
Lara l'economista, «la pura che epura» secondo i suoi capi, ha capito l'andazzo e diffuso subito un comunicato. «Non ho mai dato valutazioni di merito su colleghe ho tenuto a precisare la diversità della mia storia politica. Il giudizio spetta solo agli elettori». Una smentita non a tutto tondo, condita con una dichiarazione di fede berlusconiana. Ieri sera, a Strasburgo, i bene informati parlavano ancora di nervi tesissimi.
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