DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
1. EUROPA DURA CON ATENE: NIENTE LEGGI UMANITARIE - RISCHIO DEFAULT PIÙ VICINO
Ettore Livini per il “la Repubblica”
L’Europa alza il cartellino giallo alla Grecia e prova a bloccare le leggi umanitarie di Tsipras in discussione oggi in Parlamento. «Si tratta di iniziative che vanno discusse prima con i creditori in un quadro di riforme più ampio», ha scritto una gelida lettera ad Atene resa nota da Channel 4 Declan Costello, direttore degli affari economici della Ue. Il piano per garantire luce gratis,100 euro di buoni pasto al mese e 150 di sussidio per l’affitto a 150 mila famiglie povere — dice Bruxelles — va congelato. «Procedere unilateralmente significherebbe venire meno agli impegni presi il 20 settembre all’Eurogruppo », chiude durissima la missiva che il governo, secondo le prime indicazioni, avrebbe intenzione di ignorare.
VIGNETTA VAURO - MERKEL TSIPRAS
L’irrigidimento dell’ex Troika non è un fulmine a ciel sereno e arriva alla vigilia di un vertice straordinario previsto per venerdì tra il premier greco (che ha chiesto l’incontro), Angela Merkel, Francois Hollande, Jean Claude Juncker e Mario Draghi. La tensione tra il governo ellenico e i partner è da giorni al livello di guardia. L’Eurogruppo ha giudicato insufficienti e generiche le proposte arrivate da Yanis Varoufakis all’ultimo meeting (ieri i suoi tecnici ne hanno discusso in una teleconferenza straordinaria). Le polemiche tra Atene e Berlino hanno gettato altra benzina sul fuoco.
Jeroen Dijsselbloem è arrivato per la prima volta ad evocare lo spettro del controllo dei capitali sotto il Partenone: «Potrebbe essere una decisione utile per tenere il paese nell’euro se la situazione precipitasse. L’abbiamo fatto a Cipro nel 2013 chiudendo le banche per qualche giorno e limitando i prelievi e ha funzionato», ha detto minaccioso il presidente dell’Eurogruppo. «Penso sia inutile ricordargli che nessuno può ricattarci », ha risposto a stretto giro di posta il portavoce del governo.
L’allarme è rosso. Atene è senza soldi. Ue, Bce e Fmi sono la sua unica fonte di finanziamento. E le incomprensioni delle ultime ore rischiano di far saltare i negoziati riavvicinando il rischio di un’uscita della Grecia dall’euro. «Dovete darci una chance, visto che l’austerity imposta dalla Troika ha messo il paese in ginocchio», ha scritto Yanis Dragasakis, responsabile delle politiche economiche di Tsipras, in un editoriale sul Financial Times .
La pazienza dei creditori è però quasi esaurita. «Anche noi stiamo facendo grandi sacrifici per riportare il bilancio dello Stato sotto controllo — ha detto il presidente del Consiglio sloveno Miror Cerar — Capisco la solidarietà, ma anche quella ha i suoi limiti e sarebbe un pessimo segnale ai miei concittadini».
Il tempo per trovare una soluzione è pochissimo e non a caso Atene ha moltiplicato nelle ultime ore gli sforzi diplomatici per riallacciare il filo del dialogo. E Tsipras è sceso in campo in prima persona per negoziare con i partner. Il vertice a cinque di domani è solo il primo passo. Lunedì prossimo avrà un bilaterale con Merkel e l’8 aprile, un mese e mezzo prima del previsto, vedrà Vladimir Putin, leader di quella Russia che ha fatto capire di esser pronta a dare una mano alla Grecia sfilandola dall’abbraccio soffocante dell’Europa. L’obiettivo immediato del governo ellenico è trovare i soldi necessari per pagare stipendi, pensioni e onorare i prestiti in scadenza.
varoufakis suona il piano su paris match
Questa settimana Atene dovrà staccare un altro assegno da 350 milioni per il Fondo monetario, rimborsare (dice Bloomberg) un vecchio derivato con Goldman Sachs e rinnovare 1,6 miliardi di euro di titoli di Stato. L’esecutivo ha già messo mano alla liquidità dei fondi pensione e a 550 milioni dell’ex fondo salva-banche.
Il crollo delle entrate (un miliardo in meno tra gennaio e febbraio) ha però prosciugato la liquidità in cassa. Varoufakis ha chiesto — a volte in modo un po’ brusco — alla Bce di ricevere gli 1,9 miliardi di profitti di Eurotower su titoli ellenici. Bloccati a Francoforte in attesa di un piano di riforme credibile. L’incontro di dopodomani potrebbe servire a far saltare il tetto di emissioni di titoli di Stato imposto dall’ex Troika, dando così un altro po’ d’ossigeno al Paese. L’ipotesi sul tavolo, dice la stampa nazionale, è lo sblocco di uno di questi due fronti in cambio dell’approvazione immediata di qualcuna delle prime misure chieste da Bruxelles. Senza quei soldi, la Grecia rischierebbe il default.
2. EVASIONE, 100 MILIARDI IN SVIZZERA MA TSIPRAS NICCHIA
Franco Zantonelli per “la Repubblica”
La Svizzera auspica la conclusione, al più presto, di un accordo fiscale con la Grecia ma, a quanto pare, Atene starebbe nicchiando. «L’ultimo contatto con i greci risale al febbraio del 2014, sembravano interessati poi non li abbiamo più sentiti», ha dichiarato, un po’ seccato, Mario Tuor, uno dei più stretti collaboratori della ministra elvetica delle Finanze, Eveline Widmer-Schlumpf, al quotidiano economico di Zurigo, Handelszeitung. «Eppure - ha rincarato Tuor - pareva che la questione fiscale fosse una delle priorità del premier Tsipras e del suo governo».
In sostanza Berna, dopo un anno di silenzio, da parte di Atene, torna alla carica, perché vorrebbe negoziare, anche con la Grecia, una voluntary disclosure, analoga a quella firmata con il governo Renzi. Gli svizzeri,inoltre, sono convinti che questo sia il momento migliore per rilanciare il negoziato, consapevoli dei drammatici problemi di cassa della Grecia. Invece, da Atene, per il momento sono giunti che dei proclami generici e null’altro. «La Svizzera ha il dovere morale di aiutarci nella lotta agli evasori », ha tuonato, ad esempio, in un’intervista al settimanale di Zurigo, SonntagsZeitung , il capogruppo di Syriza, al Parlamento ellenico, Nikos Filis.
Fatto sta che Tsipras, dopo aver sbandierato una lotta senza quartiere a chi non paga le tasse, dà l’impressione di non avere l’intenzione di andare a prendere i soldi degli evasori dove sono nascosti. E nelle banche elvetiche, a dipendenza delle fonti, sarebbero occultati, dai 30 ai 100 miliardi di euro in nero. «Per spiegare l’inazione di Tsipras non bisogna dimenticare che il premier è alleato con la destra di Kammenos, ovvero con chi rappresenta gli interessi dell’elite greca, che possiede grossi capitali nelle banche svizzere», annota Giovanni Barone Adesi, docente di Finanza all’Università della Svizzera Italiana di Lugano.
Quindi Tsipras, a suo parere, vorrebbe rispondere alle esortazioni elvetiche ma non può farlo? «Sicuramente è difficile, sia per lui che per il suo ministro delle Finanze, Varoufakis, concepire qualcosa di analogo alla voluntary disclosure italiana, che in qualche modo depenalizza l’evasione fiscale».
Di conseguenza, almeno per il momento, è da escludere un eventuale accordo con la Svizzera, analogo a quello raggiunto dall’Italia? «Direi proprio di si. Certo, per le casse pubbliche greche sarebbe conveniente, però a Tsipras comporterebbe il rischio di alienarsi parte del suo elettorato, trovandosi nel medesimo imbarazzo in cui è finito dopo il recente timido tentativo di riallacciare la trattativa con la Troika». Insomma, stretto tra il martello di Kammenos e l’incudine di Syriza. Ad Atene, intanto, continuano e giacere inutilizzati i 2000 nomi di evasori greci che l’ex-informatico della banca HSBC di Ginevra, Hervé Falciani, trafugò, insieme a quelle di altre decine di migliaia di clienti. «Finora ci è arrivata una sola richiesta di rogatoria», fanno sapere, eloquentemente da Berna.
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